La voce dei martiri di Odessa

Silenzi, violenze e paure, sono le uniche verità dopo che un gruppo di manifestanti filo-russi, disarmati e ignari è stato costretto a rifugiarsi nel Palazzo dei Sindacati, il 2 maggio 2014, per colpa di squadristi che avevano circondato il palazzo e lo avevano incendiato con un fitto lancio di bombe molotov. I più fortunati sono arsi vivi o sono rimasti uccisi soffocati dal fumo o schiantati al suolo nel disperato tentativo di sfuggire alle fiamme lanciandosi dalla finestra. Ai meno fortunati è capitato il linciaggio, fino alla morte, o la terribile sopravvivenza. Ed è di quest’ultimi che ci occuperemo.

“La sede del sindacato è stata data alle fiamme. Le persone sono morte nell'incendio. Gli scontri sono violentissimi" ecco cosa recita un sms di un inviato sul posto. Eppure, di fronte alle prove schiaccianti dei video e delle testimonianze unanimi, quando ormai tutto il mondo riconosceva la matrice della strage, anche la stampa italiana ha corretto il tiro. E qui il fenomeno si fa curioso. Quasi come da manuale, viene messa in atto quella manipolazione delle notizie che gli studiosi hanno riconosciuto nel triplice processo di agenda-setting, priming e framing. Praticamente un silenzio dei colpevoli.

Nietzsche diceva che non esistono i fatti ma solo le interpretazioni. Talvolta la stampa italiana appare sbadata nel raccogliere e fornire notizia dei fatti; ma è sempre pronta e creativamente incoerente quando si tratta di interpretarli al posto dei lettori.

Govedi 8 dicembre alle ore 16.00,USB dara voce ai sopravvissuti e alla verità il suo degno spazio. Affinché il mondo sappia che cosa si vive in quella parte d’Europa. Daremo voce ai sopravvissuti. Perché non possiamo dimenticare.
Il popolo ascolterà la voce di chi ha le mani bruciate dal rogo e l’anima distrutta dal ricordo di una manifestazione che si è trasformata in una tragedia mondiale.

Konstantin Nemanijc