DALLA SETTIMANA NAZIONALE DI AZIONI UN MESSAGGIO CHIARO CONTRO LA POLITICA DEI MURI DELLE DEPORTAZIONI E DELLE DIVISIONI SOCIALI
Mentre l’Unione Europea continua nella sua politica dei muri e, con la scusa della lotta agli scafisti, avvia l’ennesima guerra, in tante città italiane i migranti, i lavoratori braccianti e gli attivisti antirazzisti hanno risposto con manifestazioni, presidi, volantinaggi ed assemblee all’appello lanciato dai promotori della Settimana Nazionale di Azioni: la Coalizione Internazionale dei Sans-papiers Migranti Rifugiati e Richiedenti Asilo (CISPM), il Movimento Migranti e Rifugiati, l’Unione Sindacale di Base, Africa Italia: Integrazione e Solidarietà, il Movimento degli Africani IRA Mauritania Italia, ecc.
A Napoli, Roma, Genova, Milano, Venosa, Schio, Cassino e Torino migranti, antirazzisti, lavoratori braccianti ed attivisti NoBorders hanno denunciato l’Unione Europea, Italia compresa, e la sua politica dei muri, degli “Hots spots” (che sono la reincarnazione europea dei Centri di Identificazione ed Espulsioni) e delle deportazioni.
Le iniziative, che hanno riscontrato complessivamente una buona partecipazione, hanno per la prima volta individuato l’Unione Europea come bersaglio politico in quanto responsabile di scelte politiche, economiche e culturali che da una parte hanno dato vita ad atteggiamenti con derive razziste e ad un processo di disumanizzazione dei migranti, e dall’altra alla proliferazione della disoccupazione di massa, alla diffusione della povertà, all’attacco ai diritti dei lavoratori e al sindacato in quanto strumento di difesa e di lotta collettiva, a privatizzazioni e tagli alla spesa sociale. Insomma, una Unione Europea che per nascondere il fallimento delle sue scelte politiche ed economiche si rifugia dietro ad una politica anti-migranti ed antisociale trasformando le periferie, in uno stato di abbandono totale, in scenari di guerre tra ultimi.
Questa Unione Europea, che riteniamo geneticamente immodificabile, oggi nega ai migranti il diritto alla libertà di circolazione e di residenza mentre lo stesso diritto è stato garantito ad oltre 805 milioni di persone in seguito alla firma dell’accordo di Schengen nel 1985. Una esclusione, quella dei migranti, che esprime la volontà politica dell’UE e dei suoi stati membri mirata a utilizzare/trasformare i migranti da un lato in merce di scambio per gli accordi di deportazione sul tavolo del prossimo Summit dell’11/12 novembre a Malta con la Turchia e l’Unione Africana; dall’altro, come segmento della forza lavoro, attraverso strumenti come il legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, per una schiavizzazione dei migranti con conseguenze dirette sulla condizione dell’insieme dei lavoratori in termini di diritti e di dignità.
Da qui nasce la necessità di proseguire questo cammino che è allo stesso momento un percorso di convergenza delle lotte, indipendentemente dalle provenienze geografiche, a partire dai bisogni e senza perdere di vista le specificità. Un percorso che veda insieme, gomito a gomito, soggetti diversi che esprimono bisogni comuni - come il lavoro, il diritto all’abitare, alla mobilità, allo studio, alla salute, ad un ambiente dignitoso, ecc... Insomma, un terreno che apra una stagione di lotte condivise, con al centro la libertà di circolazione e di residenza, contro ogni politica di deportazione e contro la dittatura economica imposta ai popoli attraverso la politica dell’austerity che si sta traducendo in una vera e propria colonizzazione anche dei paesi europei più deboli.