LAGER DI LAMPEDUSA. UNA GIUSTA RIVOLTA CONTRO IL RAZZISMO DI STATO
E’ una giusta rivolta quella che è scoppiata nell'ex Cpa, ora trasformato in Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Lampedusa.
Lampedusa è stata trasformata dal Governo nel più grande carcere del mediterraneo, ed era solo questione di tempo l’esplosione di rabbia e di disperazione da parte degli immigrati.
In questi giorni i reclusi avevano iniziato uno sciopero della fame per protesta contro le espulsioni di massa in corso, per le condizioni disumane ed illegali (sovraffollamento oltre ogni limite, detenzione di minori, di immigranti in attesa ricongiungimento familiare, richiedenti asilo, tempi e procedure di reclusione e di espulsione oltre ogni norma, oltre la stessa Bossi-Fini).
L’incedio è divampato successivamente all’intervento delle forze di polizia che hanno fatto uso di manganelli e lacrimogeni: il centro non è a norma anti-incendio e neppure di abitabilità, anzi è costruito con materiale infiammabile, nonostante le condizioni di sovraffollamento perenne.
Durante l’incendio non sono state neppure attuate le misure di evacuazione, e a nulla è servita la richiesta in tal senso dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite (Acnur) per i rifugiati.
Il governo italiano, nella gestione della perenne emergenza “umanitaria” di Lampedusa, conferma, esasperandola, la propria politica di razzismo istituzionale formalizzata anche nei provvedimenti del “pacchetto sicurezza”.
Una politica finalizzata alla criminalizzazione degli immigrati per evidenti convenienze politiche, e per la gestione degli effetti della crisi economica e sociale.
Riteniamo sempre più urgente la costruzione di iniziative di mobilitazione, e di controffensiva che mettano al centro i diritti e le libertà degli immigrati.