Lampedusa - Lettera a Barroso José Manuel
Signor Presidente Barroso,
siamo parte dei sopravvissuti del “viaggio non scelto” nel quale in questi giorni oltre 300 persone tra donne, bimbi e uomini hanno perso la vita sulla sponda nord del mare Mediterraneo sulle coste di Lampedusa in Italia. Siamo donne, uomini e bambini costretti ad affrontare quel viaggio per cause legate spesso a guerre sostenute e finanziate dall’economia bellica a partire dai Paesi Occidentali.
Siamo sempre una delle maggiori conseguenze delle politiche di aggiustamento strutturale imposte da istituzioni internazionali come la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale alle popolazioni sempre nella parte sud del mondo e sempre a discapito del bene comune delle stesse popolazioni da dove proveniamo.
Egregio Presidente, siamo i sopravvissuti a quel mare Mediterraneo, che invece dovrebbe essere luogo d’interscambio culturale fisico e non teorico, oggi diventato cimitero a cielo e mare aperto. Siamo quelle donne, quei bimbi e quegli uomini ai quali si è cercato e si continua a voler togliere, attraverso la politica degli accordi bilaterali con Governi spesso impresentabili, il diritto alla vita.
Ecco perché riteniamo ipocriti i richiami di quanti predicano la necessità di una legge sull’asilo mentre continuano nella loro cecità politica e mancanza di volontà nel rimuovere quegli Accordi che continuano a calpestare la dignità e i diritti delle persone. Tutto questo si manifesta materialmente con la condivisione e la coercizione della politica fallimentare e disumana delle prigioni etniche e la militarizzazione delle frontiere assieme all’Europa e i suoi stati membri.
Signor Presidente, davanti ai morti di Lampedusa si parla di tragedia della quale vergognarsi, si parla di “incidente” che non deve mai più accadere. Invece noi rifugiati, migranti e militanti antirazzisti crediamo convintamente che non si tratti né di una fatalità né di una tragedia naturale. Perché laddove le persone sono costrette a vivere nella miseria i diritti dell’uomo sono violati, a cominciare dal diritto alla libertà di movimento delle persone. Siamo di fronte ad un crimine le cui responsabilità, politiche e morali sono chiare.
Ecco perché siamo convinti, noi rifugiati e migranti avendolo vissuto sulla nostra pelle, che si tratti delle conseguenze di politiche miopi e ingiuste frutto della cultura dell’indifferenza, dell’egoismo e del razzismo diffuso all’interno e al di fuori delle istituzioni.
Veda ad esempio, Signor Presidente, ciò che sta avvenendo in gran parte dei Paesi europei con l’ondata crescente di razzismo e discriminazione verso i migranti, rifugiati e rom (Grecia, Francia, Italia, Ungheria, Malta, Spagna ed altri) e l’utilizzo schiavista che viene fatto della manodopera migrante come segmento di attacco e di abbassamento dei diritti generali dei lavoratori e delle lavoratrici e degli strati popolari della società.
Egregio Presidente, l’Unione Europea ha fallito la sua missione, di un’Europa della solidarietà e dell’accoglienza, con il fallimento delle politiche restrittive e repressive come la direttiva Dublino, il sistema Frontex o norme come la legge Bossi-Fini in Italia. Perché la vergogna risiede proprio in queste norme e misure che non solo non tutelano i rifugiati, i profughi e i migranti in generale, ma li chiude in vere e proprie gabbie e li espone ad una cultura di banalizzazione del male e dell’indifferenza in virtù del loro status.
Egregio Presidente, Le vogliamo dire e attraverso Lei a tutto il Parlamento Europeo, che l’illusione di poter arrestare il movimento delle persone attraverso ulteriori strumenti di controllo e repressione, non rappresenta che l’ennesimo inganno ai danni dell’opinione pubblica e della cittadinanza intera. Perché emigrare è una necessità. Soprattutto quando si fugge da guerre e carestie.
Queste ragioni ci hanno portate ad organizzare la prima marcia «Transfrontaliera» europea nel 2012 da Bruxelles a Strasburgo, passando per l'Olanda, il Lussemburgo, la Germania, la Svizzera ed infine in Italia insieme alla Coalizione Internazionale dei Sans-papiers e migranti (CISPM).
Infine, Signor Presidente, per dare voce ai bisogni dei sopravvissuti ad oggi costretti a vivere ai margini della società senza alcuna assistenza, abbiamo convocato un’assemblea europea il prossimo 16 novembre 2013 a Roma che ci porterà alla prima carovana per il diritto di asilo e per libertà di movimento delle persone.
Movimento Migranti e Rifugiati – Italia
Coalizione Internazionale dei Sans-Papiers e Migranti (CISM)
Unione Sindacale di Base (USB) – Italia
Collectif Sans-Papiers 75 Paris – Francia
Collettif Sans-Papiers - Belgio
International Legal Team – Germania
ottobre 2013