Libertà di circolazione per i migranti. Unica scelta possibile per governare l'esodo dal Maghreb

Nazionale -

Gli arrivi, prevedibili, degli immigrati dall’altra sponda del Mediterraneo sono stati utilizzati dal nostro Ministro dell’interno non solo per agitare lo spauracchio dell’esodo biblico ma anche per fomentare la psicosi e accrescere la paura dell’arrivo dei clandestini, pericolo incombente per la sicurezza dei cittadini.


Lasciare per settimane e settimane migliaia e migliaia di migranti a Lampedusa, spostarne altre migliaia a Mineo e a Manduria non è stata una scelta dettata dall’incapacità ma da una strategia precisa, decisa al fine di provocare opposizioni e rivolte da parte delle popolazioni locali contro le invasioni barbariche.


Quanto succede nel Maghreb sta scardinando tutti gli equilibri costruiti in questi anni dai governi europei per contenere gli esodi attraverso accordi beceri con i corrotti regimi di quei  paesi.


Si finge di sostenere quelle rivolte , di inneggiare alle rivoluzioni arabe per poi portare la guerra umanitaria in Libia al solo scopo di appropriarsi del suo petrolio e scatenarne un’altra assai poco umanitaria nei nostri paesi contro i migranti.


L’Unione Europea preferisce elargire soldi ai paesi interessati da flussi migratori imprevisti e consistenti piuttosto che aprire le frontiere ed accoglierli eppure esistono direttive che prevedono la possibilità per i paesi dell’Unione di concedere lo status di rifugiato  almeno per un anno, come forma di protezione temporanea alle persone in fuga da paesi e regioni interessati da gravi crisi che provocano esodi  massicci.


Ma nessuno dei 27 paesi dell’Unione vuole adottare una misura di tal genere perché temono che,  una volta attivato il meccanismo, sarebbero obbligati a concedere automaticamente tale status a tutti i migranti provenienti dal Maghreb;  si rifugiano nell’odiosa e demagogica distinzione tra profughi e clandestini, tra richiedenti asilo e migranti economici, per i quali ultimi non sono previste forme di accoglienza e redistribuzione nei vari paesi europei; distinzione che prelude da una parte a rimpatri collettivi forzati illegittimi e dall’altra ad internamenti in tendopoli posti in luoghi isolati e spersi nelle campagne rispetto ai quali l’unico obiettivo per i migranti è la fuga,  con il rischio di suscitare forti tensioni con le comunità locali.


L’Europa dei 27, che con i suoi oltre 500 milioni di abitanti costituisce ancora una delle aree più ricche del mondo, che ha completamente  liberalizzato la circolazione delle merci e dei capitali, che ha abbattuto le barriere finanziarie, oggi innalza muri invalicabili contro poche migliaia di migranti!


Anche il governo italiano, se volesse, potrebbe attivare quelle misure di carattere eccezionale di protezione temporanea consentite dall’art.20 del Testo unico sull’immigrazione allo scopo di gestire situazioni di afflusso massiccio di persone  che fuggono da paesi in condizioni di grave instabilità: Maroni preferisce evidentemente, per ragioni di pura opportunità politica,  portare all’esasperazione sia  i migranti che i territori destinatari di tendopoli.


Crediamo che non basti più dire: organizziamo l’accoglienza, che in questi anni nel nostro paese ha significato disumani  luoghi di reclusione per gli immigrati e vantaggi economici per il business assistenziale.


Dobbiamo agire su obiettivi molti concreti che permettano il rispetto dei diritti e della dignità dei migranti e contemporaneamente evitare rigurgiti razzisti facilmente suscettibili in situazioni non governate.


Dobbiamo avere il coraggio di denunciare un’Unione Europea che chiude la frontiere alle persone, si disinteressa dell’emergenza sulla sua frontiera meridionale, aiutata in questo dall’esistenza in Italia di un governo che definire di incapaci sarebbe un complimento, bombarda la Libia e cerca nuovi vergognosi accordi bilaterali per ricominciare con i respingimenti in mare degli immigrati, come sta tentando di fare Maroni con la Tunisia.


La stessa Europa del resto che non esita a strangolare i paesi più deboli, come la Grecia il Portogallo e l’Irlanda, dove a  pagare le conseguenze dei feroci piani di risanamento finanziari sono solo i ceti popolari: lavoratori, pensionati, giovani donne, precari e appunto migranti.

 


 
Per questo chiediamo:


> la protezione internazionale per rifugiati e richiedenti asilo, con l’applicazione delle leggi esistenti

> la concessione del visto Schengen per tutti gli immigrati ‘economici’ in transito in Italia e che dichiarino di volersi recare in altri paesi europei