Salif Traore, un'altra vittima delle politiche di accoglienza italiane
Salif Traore, profugo ivoriano di 35 anni, è l’ultima vittima delle deliranti politiche di accoglienza italiane. Un incidente stradale ha spezzato la vita di un giovane che alle 21 di mercoledì sera non doveva né avrebbe voluto essere sulla buia strada che corre lungo l’argine sinistro del Brenta, a Codevigo.
Salif aveva gridato basta alle inumane condizioni nelle quali era costretto a vivere nel cosiddetto centro di accoglienza di Cona e insieme a centinaia di profughi aveva intrapreso una marcia nel nulla verso Venezia. Lo stop obbligato a sera, il gruppo che si sparpaglia davanti alla chiesa di Codevigo, dove poi avrebbero trascorso la notte, lui che si avvia su una bicicletta scassata e senza fanali per raggiungere i compagni nella nebbia, lui che viene tamponato da una monovolume e vola nella scarpata. Lui che muore.
Salif non avrebbe voluto essere lì, su quell’argine. Ci è finito, però, per colpa di una politica scellerata che fa finta di accogliere e invece confina i profughi e i migranti in ghetti veri e propri come quello di Cona. Un lager che fa dire persino al sindaco del paese “Cona è un esempio vergognoso della gestione dell’accoglienza”.
Ecco, all’elenco delle vergogne italiane aggiungiamo anche il sangue di Salif Traore. E speriamo che governo e soci la smettano di vantarsi dell’Italia come di un paese modello per l’accoglienza.
L’Unione Sindacale di Base è con i profughi in marcia e si stringe ai compagni di Salif, un’altra vittima che non bisogna cancellare. Usb non lo dimentica e continuerà a battersi per i diritti dei migranti e dei profughi.
Unione Sindacale di Base