Scheda aggiornata sul disegno di legge AMATO-FERRERO

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SCHEDA SUL DISEGNO DI LEGGE DELEGA AL GOVERNO PER LA MODIFICA DELLA DISCIPLINA DELL’IMMIGRAZIONE E DELLE NORME SULLA CONDIZIONE DELLO STRANIERO (AMATO – FERRERO).

 

Il Disegno di Legge Amato-Ferrero è una legge di delega al Governo che prevede l’emanazione di un successivo decreto legislativo di modifica del Testo Unico sull’immigrazione Legge 286/98 (Bossi-Fini), da emanare entro dodici mesi dall’approvazione e comunque non prima del gennaio 2008.

 

Il disegno di legge prevede una modifica della Bossi-Fini con i seguenti elementi e criteri:

 

flussi di ingresso

 

Programmazione triennale delle quote con adeguamento annuale e monitoraggio semestrale per verificare le richieste eccedenti le quote stabilite per operare delle deroghe mirate (a partire dal settore del lavoro domestico e di assistenza alla persona); nella programmazione si prevede la partecipazione delle associazioni padronali, sindacali, di assistenza agli immigrati

 

LISTE DI COLLOCAMENTO ALL’ESTERO

 

Liste organizzate in base alle nazionalità in ordine cronologico, per l’iscrizione dei lavoratori stranieri che intendano fare ingresso in Italia per lavoro, anche stagionale, sono privilegiate le nazionalità “collaborative” nel contrasto dell’immigrazione clandestina e nelle procedure di rimpatrio (espulsioni); le liste sono gestite da enti e organismi nazionali o internazionali con sedi nei Paesi di origine, le liste sono trasmesse alle rappresentanze diplomatiche e consolari italiane; per l’iscrizione alle liste si terrà conto della conoscenza della lingua italiana, dei titoli e della qualifica professionale, corsi di formazione dove è prevista la conoscenza dei valori della Costituzione italiana; in attesa della creazione delle liste vi è l’istituzione di una Banca dati interministeriale di raccolta delle richieste di ingresso per lavoro e delle offerte di lavoro presentate.

 

CAUZIONE DI GARANZIA: SPONSOR E AUTOSPONSOR

 

Ingresso per inserimento nel mercato del lavoro, con quote dedicate a questa tipologia, a seguito di richiesta, nominativa o numerica, proveniente da enti locali associazioni imprenditoriali, professionali e sindacali, patronati, con forme di garanzia patrimoniale a carico dell’ente o associazione richiedente.

 

Una quota dedicata nella programmazione dei flussi per gli immigrati in possesso di risorse finanziarie adeguate o che sia richiesto nominativamente da parte di un cittadino italiano o dell’Unione europea o altro immigrato titolare del permesso di lungo periodo e in possesso di reddito adeguato come garanzia.

 

RIMESSE

 

Previste regolamentazione con agevolazioni per i trasferimenti di denaro verso i paesi di origine.

 

PERMESSI: DURATA, PROCEDURE E REQUISITI

 

Semplificazione per il rilascio dei visti per l’ingresso, rilascio nulla osta, permessi di soggiorno e rinnovi, obbligo della motivazione dei dinieghi, abolizione del contratto di soggiorno, costituzione degli sportelli presso i comuni per la presentazione e il ritiro delle richieste (una fase transitoria per l’eventuale passaggio delle competenze dalle questure ai comuni), riordino degli sportelli unici presso le Prefetture, riordino della durata dei permessi non stagionali:

 

Permesso di soggiorno di 1 anno per contratti di lavoro a termine di 6 mesi o meno

Permesso di soggiorno di 2 anni per contratti di lavoro a termine superiore a 6 mesi

Permesso di soggiorno di 3 anni per contratti a tempo indeterminato o autonomo

 

La durata viene raddoppiata in sede di rinnovo, misure per prolungare gli effetti del permesso nel periodo di attesa delle pratiche di rinnovo.

 

Validità per 1 anno del permesso di soggiorno in caso di cessazione del rapporto di lavoro, e periodi superiori se si gode di ammortizzatori sociali (mobilità, cassa integrazione…)

 

Possibilità di assunzione, su richiesta del datore di lavoro, degli immigrati che perdono il permesso di soggiorno per precedente cessazione di rapporto di lavoro.

 

Permessi di soggiorno per motivi umanitari

 

A favore degli immigrati che “dimostri spirito di appartenenza alla comunità civile e non costituisca una minaccia per l’ordine pubblico e la sicurezza dello Stato”. Possibilità per l’immigrato, con diverso permesso o titolo per soggiornare, di lavorare senza dover dimostrare il possesso di risorse economiche.

 

Elettorato attivo e passivo per le elezioni amministrative

 

A favore degli immigrati titolari del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo.

 

ESPULSIONI UMANITARIE ED immigrazione clandestina

 

programmi di rimpatrio volontario ed assistito per gli immigrati privi dei necessari mezzi di sussistenza per il rientro nei Paesi di origine o di provenienza, finanziati da un “Fondo nazionale rimpatri” (contributi a carico dei datori di lavoro, degli enti o associazioni, dei cittadini che garantiscono l’ingresso degli immigrati);

 

differenziazione della durata del divieto di reingresso per gli immigrati espulsi “volontariamente”;

 

rimodulazione della gradualità delle sanzioni correlate alla violazione delle leggi sull’immigrazione;

 

riconduzione delle procedure, per violazione delle disposizioni sull’immigrazione, al codice penale e di procedura penale

 

revisione e possibile (discrezionale) gradualità delle modalità di espulsione

 

l’attribuzione delle competenze al giudice ordinario

 

Centri di ACCOGLIENZA, DI TRATTENIMENTO ED ESPULSIONE

 

Annunciato un potenziamento della “funzione di accoglienza, di soccorso e di tutela dell’unità familiare”, assicurando strumenti efficaci per l’identificazione degli immigrati e l’espulsione (quella che si è defininita come “umanizzazione” dei CPT)

 

revisione (riduzione) dei tempi necessari all’identificazione e espulsione

 

misure di sicurezza “proporzionate”, con un orario di uscita per i già identificati o non identificati se per ragioni a loro non imputabili

 

gestione dei centri in collaborazione con gli enti locali, le aziende sanitarie locali ed associazioni o organizzazioni umanitarie

 

procedure per identificare gli immigrati durante la permanenza in carcere

 

strutture “esclusive e riservate” al trattenimento ed espulsione per i “non collaborativi”

 

accesso ai centri ai familiari, al sindaco, al Presidente della provincia e del Presidente della regione, o da consiglieri o assessori, del responsabile delle associazioni di tutela, giornalisti

 

MINORI IMMIGRATI

 

minore straniero accompagnato: permesso di soggiorno per motivi familiari al minore straniero che, al compimento della maggiore età, risulti a carico di uno o entrambi i genitori o rimanga a carico di colui che era affidatario o tutore

 

minore straniero non accompagnato: conversione, al compimento della maggiore età, del permesso di soggiorno in altre tipologie di permesso di soggiorno, compresa quella per accesso al lavoro (se ci sono i presupposti e se il minore partecipa a programmi di inserimento sociale)

 

permesso per protezione sociale per il minore con reati commessi durante la minore età, se partecipa positivamente ai programmi di reinserimento sociale

 

istituzione di un “Fondo nazionale di accoglienza e tutela a favore dei minori stranieri non accompagnati”

 

procedure di rimpatrio volontario assistito anche ai minori stranieri che, al raggiungimento della maggiore età, non possiedano i requisiti per la conversione del permesso di soggiorno

 

in caso d’incertezza sulla minore età dello straniero si applicano comunque le disposizioni relative ai minori

 

il Tribunale dei minori convalida il rimpatrio del minore

 

Inserimento DEGLI IMMIGRATI REGOLARI

 

aggiornamento delle disposizioni relative all’iscrizione al Servizio sanitario nazionale

 

equiparazione ai cittadini italiani degli stranieri regolarmente soggiornanti da almeno due anni e dei minori iscritti nel loro permesso di soggiorno per quanto riguarda l’assistenza sociale, ad eccezione per l'assegno sociale se non derivante da trattamento di invalidità.

 

interventi di carattere straordinario e temporaneo di accoglienza da parte degli enti locali per fronteggiare situazioni di emergenza

 

misure dirette ai problemi delle “seconde generazioni” e delle donne

 

finanziamento del Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati, con contributi volontari dei datori di lavoro e contributi, donazioni o cofinanziamenti disposti da privati, enti, organismi anche internazionali e dall’Unione europea

 

SFRUTTAMENTO

 

disciplina delle espulsioni che tenga conto della necessità di sospendere il provvedimento di espulsione nei casi in cui vi siano fondati elementi per ritenere che lo straniero sia stato assoggettato ad una situazione di violenza e grave sfruttamento nel territorio nazionale;

 

ricongiungimento familiare con procedure accelerate e semplificazione dei requisiti quando i familiari dello straniero che sia stato vittima di tratta o di grave sfruttamento corrano rischi

 

l’esclusione della punibilità per i reati e le infrazioni relative alla condizione di soggiorno illegale, per mancata ottemperanza all’ordine di espulsione, commessi dallo straniero in condizioni di assoggettamento alla violenza e al grave sfruttamento;

 

 

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL TESTO DI RIFORMA

 

Il testo della riforma corrisponde ad un approccio che mette al centro della questione immigrati, il loro utilizzo nel mercato del lavoro, piuttosto che corrispondere ad una esigenza di riconoscimento dei diritti sociali e di cittadinanza.

 

La questione degli ingressi, durata dei permessi e requisiti per la permanenza si basa sull’esigenza di rendere più flessibili gli ingressi per accompagnare i ritmi e le esigenze delle imprese, di semplificare le pratiche più per eliminare inutili burocrazie a carico delle aziende, piuttosto che per gli stessi immigrati (al limite abbiamo un effetto secondario ma non essenziale per gli immigrati), a questo corrisponde anche la logica dell’abolizione del contratto di soggiorno, contestato dalle imprese per gli oneri che comportava nei confronti degli immigrati.

 

La creazione delle liste estere, insieme all’incremento dei campi di internamento sull’altra sponda del mediterraneo, assume la logica della delocalizzazione del controllo della spinta immigratoria, nel tentativo (destinato all’insuccesso) di regolamentare e misurare la pressione dei flussi all’origine.

 

In tutta la bozza di riforma troviamo l’introduzione di una sorta di concertazione nei vari aspetti del controllo dell’immigrazione, padronato, sindacati e associazioni private e no-profit sono chiamate a concordare e cooperare nel controllo e selezione dell’immigrazione.

 

La spinta alla “privatizzazione” dell’immigrazione trova nell’istituzione dello sponsor e della cauzione un elemento di punta molto chiaro.

 

Non troviamo il superamento della gestione dei permessi come questione di ordine interno, le competenze rimangono alle prefetture e questure e si annuncia una fase di “transizione”, ma nel frattempo non ci si allontana da quanto già sperimentato in questi anni in tema di ruolo complementare da parte degli enti locali e associazioni. Nulla sulla necessità di abolire l’attuale sistema di rinnovo convenzionato con le Poste Italiane.

 

In più parti troviamo forti elementi di discrezionalità, deroghe utilizzabili su giudizio della prefettura e questura (solo in secondo ordine su valutazione dei servizi sociali): dalla trasformazione dei permessi, all’accettazione del “modello di civiltà”, dalla “collaborazione al riconoscimento” ecc… sono tanti, soprattutto nei passaggi più delicati, i momenti in cui la libertà e i diritti dell’immigrato passano non da regole definite e valide per tutti ma attraverso un’ampia discrezionalità di giudizio da parte delle autorità.

 

Rispetto al primo testo, presentato come bozza, sono inoltre state cancellate la previsione di accesso ai concorsi della pubblica amministrazione (cioè la parificazione con i cittadini dei paesi UE), l’esclusione dei vincoli numerici per il riconoscimento dei titoli e l’iscrizione agli albi professionali, ed è sparita la riforma sul riconoscimento dei titoli di studio.

 

La questione dei CPT, non è risolta ma è in parte spostata all’estero (materialmente all’estero con la creazione di CPT sull’altra sponda) e in parte “umanizzata” nel territorio italiano attraverso la creazione di due canali per collaboranti e non collaboranti, e con l’impegno a rendere eseguibile nel più breve tempo possibile l’espulsione. In questo senso i CPT si svuotano e i tempi di riconoscimento dell’identità e di espulsione si riducono.

 

Troviamo analogie, anche inquietanti, tra i dispositivi premianti per gli immigrati, dai “collaboranti” ai “volontari dell’espulsione”, e dispositivi previsti dal sistema penale e carcerario (permessi di libera uscita, riduzione della pena di divieto di reingresso ecc…).

 

Il superamento dei CPT diviene in pratica l’accoglimento della tesi che gli attuali centri devono essere chiusi perchè non sono efficaci nel operare le espulsioni e contrastare la clandestinità.

 

Tanti i nodi posti in questi anni dalle lotte degli immigrati e non risolti, c’è la conferma di una sostanziale tenuta della logica dell’attuale normativa, depurata da alcuni aspetti inutilmente vessatori e burocratici. Anche i provvedimenti “positivi” sui diritti di cittadinanza e di tutela ed assistenza (che sono in gran parte dovuti ad un processo di adeguamento alle norme degli altri paesi europei) perdono di spessore se rimangono inalterati i principali meccanismi di “mercificazione” della vita degli immigrati, se permangono procedure che invece del “diritto” prevedano la “concessione” o valutazione discrezionale sul singolo individuo come sorvegliato speciale dalle autorità.