Archivio 2005 Comunicati
Archivio 2005 Comunicati
6 dicembre 2005 - Comunicato Reti Migranti e Antirazziste
Una giornata particolare
a Roma in 30.000 per le libertà e i diritti dei migranti
Quella di sabato 3 dicembre è stata una manifestazione che ha dimostrato la crescita del movimento contro la Bossi-Fini e la maturazione di un protagonismo migrante sui temi delle libertà e dei diritti.
La lunga preparazione nei territori è riuscita a portare in piazza tantissime realtà provenienti da tutto il paese, un corteo dai toni colorati e determinati, ricco di contenuti concreti e rivendicazioni generali: dalla chiusura definitiva dei lager CPT alla cancellazione delle norme sui contratti di soggiorno, dal diritto effettivo di asilo ai diritti civili e politici, dal no alla guerra fino al riconoscimento della libertà di circolazione per tutti.
Sfidando la pioggia migranti, antirazzisti, associazioni, centri sociali, sindacati di base, RdBCUB, Cobas, Sincobas, realtà confederali, FIOM, forze politiche come il Prc, hanno espresso con forza la denuncia delle inaccettabili condizioni di sfruttamento, di precarietà e razzismo istituzionale, e non solo, subite da milioni di cittadini in Italia e in Europa.
Un corteo composto da delegazioni provenienti dalla Lombardia come dal Veneto e dall’Emilia che si è unito alle realtà della Campania e della Sicilia, e che insieme hanno incontrato i migranti di Roma: tanti anche quelli che si sono uniti lungo il percorso che ha attraversato l’Esquilino e Piazza Vittorio.
Il successo della manifestazione è la dimostrazione che è possibile nel nostro paese continuare una mobilitazione radicale contro la Bossi Fini e contro la mercificazione delle vite dei migranti determinata dalle politiche dei flussi di ingresso e iniziata con la Legge Turco Napolitano.
Le provocazioni e la gravità degli arresti di tre compagni a fine manifestazione confermano la necessità di difendere questa e le altre lotte sociali da un processo crescente di criminalizzazione, chiedendo l'abrogazione della Legge Pisanu, la cancellazione di tutti i reati connessi alla clandestinità e l'amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali.
Una manifestazione necessaria e preziosa ma non ancora sufficiente come capacità di mobilitazione, rispetto ai problemi che ci attendono
Le reti migranti e le realtà sindacali e sociali che hanno voluto ed organizzato tenacemente questa manifestazione continueranno questo percorso di lotta già nelle prossime settimane cercando di allargare il consenso costruito, a partire dalla nostra piattaforma, radicandosi ancor più nei territori, imponendo la centralità delle proprie tematiche all’interno del movimento e nell’agenda politica italiana ed europea, senza perdere nulla della propria radicalità e della propria determinazione:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione
- per l'abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che se torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l'ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo ed i rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto al voto per tutti i migranti.
- per il rilascio ed il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l'abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, per la non punibilità ovvero l'amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali
- contro la guerra e per l'abrogazione della legge Pisanu.
30 novembre 2005 - Comunicato RdB CUB
Tutti in piazza alla manifestazione per i diritti dei migranti
Roma 3 dicembre 2005
Sabato 3 dicembre a Roma, il movimento dei migranti, gli antirazzisti, l’associazionismo e il sindacalismo di base scendono in piazza, per la libertà e i diritti dei cittadini immigrati.
Questa giornata rappresenterà un momento importante e decisivo, per denunciare e ribadire con forza e determinazione, la lotta a tutte le forme di razzismo, schiavitù e precarietà -istituzionalizzati e non- alle quali milioni di cittadini, in gran parte migranti continuano a vivere in Europa e in Italia.
Se le periferie italiane, non sempre assomigliano a quelle delle banlieue parigine, di certo, le ingiustizie sociali che hanno portato alle rivolte sono ben presenti anche nel nostro paese.
I lavoratori migranti sono stati e sono oggi quel terreno di sperimentazione di nuove forme di schiavitù, precarietà che sta calpestando i diritti dell’insieme del mondo del lavoro senza distinzioni.
Sarà anche l’occasione per esprimere il nostro dissenso alla politica dei flussi d’ingresso, le cosiddette "quote", che rappresenta un vero processo di mercificazione prodotto e ricercato delle Leggi Turco-Napoletano e Bossi-Fini.
La RdB/CUB, tra i promotori della giornata del 3 dicembre 2005, invita tutte le sue strutture territoriale, comprese quelle federati alla mobilitazione, nonché alla partecipazione:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione
- per l'abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che se torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l'ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo ed i rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto al voto per tutti i migranti.
- per il rilascio ed il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l'abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, per la non punibilità ovvero l'amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali
- contro la guerra e per l'abrogazione della legge Pisanu.
28 novembre 2005 - Comunicato RdB CUB
Per la libertà e i diritti dei migranti
Il 3 dicembre 2005 le lavoratrici e i lavoratori migranti saranno in piazza a Roma per una grande manifestazione nazionale rivendicando:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione;
- per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata;
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro;
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati;
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti;
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione;
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione;
- per l’abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, per la non punibilità ovvero l’amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali;
- contro la guerra e per l’abrogazione della legge Pisanu.
Si tratta di una mobilitazione contro le condizioni di vita e di lavoro determinate dalla legge Bossi-Fini. Ormai è chiaro a tutti che questa legge non riguarda solo i migranti. Essa ha rappresentato un’anticipazione dei processi di ristrutturazione e precarizzazione del lavoro che oggi la legge 30 e la direttiva Bolkenstein stanno estendendo a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori. Legando il contratto di lavoro al permesso di soggiorno, la legge Bossi-Fini ha prodotto le condizioni di ricattabilità e di sfruttamento che oggi ancora ci impediscono di prendere parola insieme. La precarizzazione dei lavoratori migranti, infatti, trascina verso il basso le condizioni di vita e di lavoro di tutti. Le mobilitazioni dei migranti degli ultimi anni, le iniziative militanti contro i centri di detenzione, ma ormai anche le lotte condotte insieme dai lavoratori migranti e da quelli italiani in fabbrica e negli altri luoghi di lavoro stanno però cambiando questo stato di cose. Mobilitandosi insieme per i precontratti, per le condizioni di lavoro e salariali nelle fabbriche come nelle cooperative, per la difesa dei posti di lavoro contro la delocalizzazione degli impianti, i lavoratori italiani e quelli migranti hanno imparato a conoscersi condividendo lotte per obiettivi comuni.
La Rete dei Movimenti dei migranti e antirazzisti chiede perciò alle RSU, ma anche a singoli militanti sindacali, di sostenere e partecipare alla giornata del 3 dicembre per dire NO alla legge Bossi-Fini nella consapevolezza che essa costituisce un attacco a tutta la classe operaia in questo paese.
Movimenti dei migranti e antirazzisti www.retimigranti.org
Per adesioni: reti.migranti@libero.it
28 novembre 2005 - Comunicato RdB CUB
Per la libertà e i diritti dei migranti
Il 3 dicembre 2005 le lavoratrici e i lavoratori migranti saranno in piazza a Roma per una grande manifestazione nazionale rivendicando:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione;
- per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata;
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro;
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati;
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti;
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione;
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione;
- per l’abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, per la non punibilità ovvero l’amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali;
- contro la guerra e per l’abrogazione della legge Pisanu.
Si tratta di una mobilitazione contro le condizioni di vita e di lavoro determinate dalla legge Bossi-Fini. Ormai è chiaro a tutti che questa legge non riguarda solo i migranti. Essa ha rappresentato un’anticipazione dei processi di ristrutturazione e precarizzazione del lavoro che oggi la legge 30 e la direttiva Bolkenstein stanno estendendo a tutte le lavoratrici e a tutti i lavoratori. Legando il contratto di lavoro al permesso di soggiorno, la legge Bossi-Fini ha prodotto le condizioni di ricattabilità e di sfruttamento che oggi ancora ci impediscono di prendere parola insieme. La precarizzazione dei lavoratori migranti, infatti, trascina verso il basso le condizioni di vita e di lavoro di tutti. Le mobilitazioni dei migranti degli ultimi anni, le iniziative militanti contro i centri di detenzione, ma ormai anche le lotte condotte insieme dai lavoratori migranti e da quelli italiani in fabbrica e negli altri luoghi di lavoro stanno però cambiando questo stato di cose. Mobilitandosi insieme per i precontratti, per le condizioni di lavoro e salariali nelle fabbriche come nelle cooperative, per la difesa dei posti di lavoro contro la delocalizzazione degli impianti, i lavoratori italiani e quelli migranti hanno imparato a conoscersi condividendo lotte per obiettivi comuni.
La Rete dei Movimenti dei migranti e antirazzisti chiede perciò alle RSU, ma anche a singoli militanti sindacali, di sostenere e partecipare alla giornata del 3 dicembre per dire NO alla legge Bossi-Fini nella consapevolezza che essa costituisce un attacco a tutta la classe operaia in questo paese.
Movimenti dei migranti e antirazzisti www.retimigranti.org
Per adesioni: reti.migranti@libero.it
14 novembre 2005 - Comunicato Movimenti dei migranti e antirazzisti
Per la libertà e i diritti dei migranti
Manifestazione nazionale a Roma
3 dicembre 2005 ore 14 Piazza della Repubblica
La vita di molte migliaia di persone è quotidianamente negata da una legislazione razzista, dalle politiche proibizioniste e repressive, dalle logiche emergenziali.
Donne e uomini migranti continuano a morire in un’Europa sempre più disseminata di carceri: nel rogo di Amsterdam, sulle frontiere di Ceuta e Melilla, nelle tragedie del mare.
Donne e uomini migranti vengono quotidianamente privati della propria libertà e di ogni diritto nei centri di permanenza temporanea: il diritto speciale dei migranti, la detenzione amministrativa, sono l’espressione massima di quello "stato di eccezione" che sta minando la democrazia.
Sui migranti si sperimenta oggi la costruzione di una società dell’esclusione in cui si intrecciano precarietà del lavoro e della vita, autoritarismo e repressione.
La legge Bossi-Fini, che subordina il rinnovo dei permessi di soggiorno a un contratto di lavoro ha reso ancora più evidente quello che era chiaro già da tempo: i migranti non sono considerati persone, soggetti che vogliono affermare i propri diritti sociali e politici, ma mera forza lavoro, da usare, costringere nei centri di detenzione o espellere a seconda delle esigenze del mercato e di un modello economico e sociale sempre più iniquo.
L’intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro non ha fatto altro che aumentare drammaticamente la precarietà, imponendo di ripetere le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno sempre più spesso, aggravando i tempi di attesa, mentre il vincolo della certificazione delle condizioni abitative dà ai datori di lavoro un ulteriore strumento di ricatto sulla vita di donne e uomini migranti.
Le vicende degli ultimi mesi con l’acuirsi delle logiche emergenziali, l’approvazione del pacchetto Pisanu e la proposizione dell’equazione fra immigrazione clandestina e terrorismo, non hanno fatto che aggravare questa condizione. Le logiche di guerra hanno sempre bisogno di capri espiatori. Allo stesso tempo centinaia di persone subiscono con sempre maggiore accanimento le conseguenze penali delle legittime azioni, portate avanti in questi anni per cancellare dai nostri territori i CPT e i Centri di Identificazione e per chiederne la chiusura dentro e fuori l’Europa. È parte del nostro percorso la rivendicazione dell’amnistia per i reati legati alla clandestinità e alle lotte sociali.
Ma è cresciuta anche la consapevolezza dell’inaccettabilità di tutto questo, della necessità di aprire una stagione nuova che conquisti diritti e libertà per i migranti, che ponga fine all’imbarbarimento della società.
Le mobilitazioni dei migranti contro la legge Bossi Fini, per i propri diritti, le iniziative delle realtà sociali e sindacali che hanno costruito vertenze contro la precarietà, le esperienze istituzionali partecipative hanno contribuito in maniera decisiva ad affermare la necessità di un cambiamento radicale delle scelte politiche e legislative.
La netta opposizione alla legge Bossi-Fini, a qualsiasi ipotesi di ritorno della Turco Napolitano, al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ai CPT e alle espulsioni e deportazioni di massa, la rivendicazione della libertà di muoversi e di restare per i migranti potranno trovare forza solo se uomini e donne migranti saranno ancora una volta, in massa, protagonisti delle loro lotte.
Per questo chiamiamo il movimento dei migranti, il movimento antirazzista, antiliberista e pacifista, a una nuova mobilitazione generale, a una settimana di iniziative territoriali a novembre contro il decreto di attuazione della Bossi-Fini, alla manifestazione nazionale il 3 dicembre a Roma:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione
- per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l’abrogazione di tutti i reati connessi alla condizione di clandestinità, per la non punibilità ovvero l’amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali
- contro la guerra e per l’abrogazione della legge Pisanu.
7 novembre 2005 - Comunicato ASSEMBLEA DEI MIGRATI ED ANTIRAZZISTI
Verso la manifestazione del 3 dicembre
L’Assemblea Nazionale dei movimenti dei migranti ed antirazzisti, riunitasi a Roma domenica 6 Novembre, rilancia il percorso di mobilitazione e di lotta che porterà alla grande manifestazione del 3 Dicembre prossimo a Roma per la libertà e i diritti dei migranti.
Le manifestazioni di Gradisca e di Bari dello scorso 22 Ottobre contro l’apertura dei nuovi CPT hanno costituito il primo segnale; dal 19 al 26 Novembre prossimi in tutt’Italia si terranno iniziative di lotta relative ai problemi causati dai decreti attuativi emanati in applicazione della Bossi Fini e agli ostacoli amministrativo/burocratici che complicano ulteriormente la possibilità di permanenza regolare nel nostro paese dei migranti spingendo verso la clandestinità e l’illegalità.
L’Assemblea dei movimenti dei migranti ed antirazzisti fa appello a tutte le realtà di lotta che in questi mesi hanno attraversato il paese, dagli studenti ai senza casa, dai lavoratori ai precari e disoccupati, contestando un modello di società che risponde ai bisogni con la sola logica della repressione e dell’esclusione, come sta avvenendo in tutta Europa, da Bologna alla Francia, alla Spagna., perché vogliano partecipare e rendere ancora più complessiva e conflittuale la manifestazione del 3 Dicembre.
2 novembre 2005 - Comunicato Rete Migranti
3 dicembre, Roma. Libertà e diritti ai migranti
Dal Tavolo migranti dei fori sociali: "La vita di molte migliaia di persone è quotidianamente negata da una legislazione razzista, dalle politiche proibizioniste e repressive, dalle logiche emergenziali.
Donne e uomini migranti continuano a morire in un'Europa sempre più disseminata di carceri: nel rogo di Amsterdam, sulle frontiere di Ceuta e Melilla, nelle tragedie del mare.
Donne e uomini migranti vengono quotidianamente privati della propria libertà e di ogni diritto nei centri di permanenza temporanea: il diritto speciale dei migranti, la detenzione amministrativa, sono l'espressione massima di quello 'stato di eccezione' che sta minando la democrazia.
Sui migranti si sperimenta oggi la costruzione di una società dell'esclusione in cui si intrecciano precarietà del lavoro e della vita, autoritarismo e repressione.
La legge Bossi-Fini, che subordina il rinnovo dei permessi di soggiorno a un contratto di lavoro ha reso ancora più evidente quello che era chiaro già da tempo: i migranti non sono considerati persone, soggetti che vogliono affermare i propri diritti sociali e politici, ma mera forza lavoro, da usare, costringere nei centri di detenzione o espellere a seconda delle esigenze del mercato e di un modello economico e sociale sempre più iniquo.
L'intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro non ha fatto altro che aumentare drammaticamente la precarietà, imponendo di ripetere le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno sempre più spesso, aggravando i tempi di attesa, mentre il vincolo della certificazione delle condizioni abitative dà ai datori di lavoro un ulteriore strumento di ricatto sulla vita di donne e uomini migranti.
Le vicende degli ultimi mesi con l'acuirsi delle logiche emergenziali, l'approvazione del pacchetto Pisanu e la proposizione dell'equazione fra immigrazione clandestina e terrorismo, non hanno fatto che aggravare questa condizione. Le logiche di guerra hanno sempre bisogno di capri espiatori. Allo stesso tempo centinaia di persone subiscono con sempre maggiore accanimento le conseguenze penali delle legittime azioni, portate avanti in questi anni per cancellare dai nostri territori i CPT e i Centri di Identificazione e per chiederne la chiusura dentro e fuori l'Europa. E' parte del nostro percorso la rivendicazione dell'amnistia per i reati legati alla clandestinità e alle lotte sociali.
Ma è cresciuta anche la consapevolezza dell'inaccettabilità di tutto questo, della necessità di aprire una stagione nuova che conquisti diritti e libertà per i migranti, che ponga fine all'imbarbarimento della società.
Le mobilitazioni dei migranti contro la legge Bossi Fini, per i propri diritti, le iniziative delle realtà sociali e sindacali che hanno costruito vertenze contro la precarietà, le esperienze istituzionali partecipative hanno contribuito in maniera decisiva ad affermare la necessità di un cambiamento radicale delle scelte politiche e legislative.
La netta opposizione alla legge Bossi-Fini, a qualsiasi ipotesi di ritorno della Turco Napolitano, al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ai CPT e alle espulsioni e deportazioni di massa, la rivendicazione della libertà di muoversi e di restare per i migranti potranno trovare forza solo se uomini e donne migranti saranno ancora una volta, in massa, protagonisti delle loro lotte.
Per questo chiamiamo il movimento dei migranti, il movimento antirazzista, antiliberista e pacifista, a una nuova mobilitazione generale, a una settimana di iniziative territoriali a novembre contro il decreto di attuazione della Bossi-Fini, alla manifestazione nazionale il 3 dicembre a Roma:
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione
- per l'abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l'ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di tutti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l'abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, per la non punibilità ovvero l'amnistia-indulto per i reati legati alle lotte sociali
- per l'abrogazione della legge Pisanu".
Tavolo Migranti, Comitato Immigrati in Italia, Movimento dei migranti e dei rifugiati di - Caserta,Coordinamento Immigrati Bergamo, Coordinamento Migranti Bologna e provincia, Associazione Essalam Marocco Montello Bergamo, Coordinamento Migranti Vicenza, Gruppo Immigrazione Brescia, Associazione interculturale Todo Cambia, Associazione Sri Lankesi in Italia, Comitato Immigrati Roma,Associazione Albanese Iliria - Roma,Associazione Bangladesh - Roma, Comunita' immigrati Indiani e Pakistani - Roma, Comunita' immigrati romeni - Roma, Comunita' immigrati marocchini - Roma, Associazione Latino-Americana "El Condor", Umangat-Filippini Workers,Vittorio Occupato Ostia,Associazione Dhuumcatu,Coordinamento Cittadino di Lotta per Casa - Roma, Action - Roma,Action Migranti - Roma, C.S.A. "ex canapificio" Caserta, Sincobas, Red Link, RdB/CUB Immigrati, Laboratorio Zeta - Palermo, Partito della Rifondazione Comunista, Federazione RdB-CUB ,Attac Italia, Fiom, Rete 28 Aprile,Coordinamento Migranti della CGIL di Vicenza, Camera del Lavoro di Vicenza, Mantova Antagonista, Confederazione Cobas, Gruppo Migranti Sinistra Critica-PRC, , ADL Invisibili di Padova, Treviso, Monselice, Mestre, Associazione Razzismo Stop - Padova, Centro sociale Pedro - Padova, Copyriot cafè - Padova,Centro sociale Rivolta - Marghera, Laboratorio Morion - Venezia, Capannone sociale - Vicenza, Spazio sociale Cà Oddo - Monselice, Centro Sociale Clandestino - Gorizia, Associazione Razzismo Stop- Venezia Giulia, ADLInvisibili federata RdB-CUB - Venezia-Giulia, Casa delle Culture - Trieste, Federazione Regionale dei Verdi - Friuli Venezia Giulia, Giovani Comunisti - Brescia, Migro-diritti senza confini - Rovigo, Commissione immigrazione Rifondazione Comunista - Bologna, Associazione federativa femminista, Giovani Comunisti - Mantova , Cittadini per il Comune di Gradisca, PdCI e FGCI Napoli e Campania, Gruppo migranti Torino Social Forum, Centro antirazzista l'Incontro - La Spezia, Rete Migrante - Padova, Rete Migrante Altapadovana, Associazione Senzaconfine, Gruppo Immigrazione del Forum Sociale di Modena, Collettivo NoBorder- Napoli, Laboratorio Occupato Ska, Laboratorio Occupato Insurgencia, Centro Sociale Terra Terra, Damm, Centro Sociale Tempo Rosso - Caserta, Associazione Senza Frontiere, Associazione MigrAzioni, Associazione Comunità Araba in Campania,Studenti in Movimento - Napoli, Area Antagonista napoletana, Centro Sociale Depistaggio - Benevento, Rete no-cpt - Bari, Rete antirazzista catanese, Rete del Friuli Venezia giulia contro i cpt, CSOA La Talpa e l'orologio - Imperia, Movimento Indipendenti Friuli Venezia Giulia, Associazione Officine Culturali Indipendenti,Unione degli Studenti - Friuli Venezia Giulia, Circolo ARCI Thomas Sankara - Messina, ARCI Blob - Arcore, Sud Pontino Social Forum, Donne in Nero - Tuscia, Ya Basta! - Bologna, Centro sociale TPO - Bologna, Collettivo Passepartout - Bologna, Coordinamento Lombardo Nord Sud del mondoCoordinamento Migranti Verona - Federato RdB, Coordinamento Migranti Verona - Action Casa,Gruppo Wambe, Comunità San Benedetto al Porto di Genova, Sincobas Migranti - Livorno,Associazione Ya Basta! - Genova, Csoa Terra di Nessuno - Genova, Csoa Zapata - Genova,Laboratorio sociale Buridda - Genova,Associazione Garabombo l'Invisibile, Csoa la Talpa e l'Orologio, Rete Antirazzista Venezia,Laboratorio Vesuvio Zona Rossa - S. Anastasia Napoli, Bastaguerra, Rebeldia - Pisa, Laboratorio Politico - L'Aquila, Cooperativa sociale Shannara - Portici Napoli,Laboratorio sociale aq16 - Reggio Emilia, Associazione Ya Basta! - Reggio Emilia, Associazione comunale Verdi - Reggio Emilia, CSA Barattolo - Pavia
Adesioni individuali: Per aderire: reti.migranti@libero.it, www.retimigranti.org
Don Andrea Gallo, Laura Spezia (segretaria generale Fiom Piemonte), Maurizio Angelini (cons. comunale DS, Cadoneghe - PD), Tommaso Vitale (Università di Milano - Bicocca), Alberto Giasanti (Università di Milano - Bicocca), Enrico Vesco (Ass.re reg.le alle politiche attive del lavoro e alle politiche dell'immigrazione - Liguria), Lorenzo Castè (Cons. reg.le PRC - Liguria), Gigi Malabarba (Capogruppo al Senato - PRC), Vittorio Agnoletto (euro parlamentare gruppo GUE - Sinistra unitaria europea), Pietro Folena (deputato ind. PRC - Rete "Uniti a Sinistra"), Daniele Barbieri (giornalista)
19 ottobre 2005 - Comunicato CUB Bologna
COFFERATI SGOMBERA CON LE RUSPE LE BARACCHE SUL LUNGORENO DI BOLOGNA
ECCO LA "RUSPOSTA" AI LAVORATORI IMMIGRATI CHE CHIEDEVANO GIUSTIZIA
Questa mattina alle 7.00, con una operazione di polizia, il sindaco Cofferati ha ordinato lo sgombero forzato e immediato delle baracche presenti nella zona del Lungoreno alla periferia ovest di Bologna. Le ruspe sono intervenute sgombrando l’area e i fabbricati dove vivevano più di 300 persone, in maggioranza lavoratori rumeni impiegati nel settore dell’edilizia, operai che sono da tempo schiavizzati dal caporalato e dal lavoro nero.
La maggior parte degli abitanti è riuscita a scappare, ma risultano fermati ed accompagnati in Questura una ventina di persone, comprese donne insieme ai loro bambini, e per alcuni di loro è già previsto l’invio al CPT di Via Mattei.
Lo sgombero è stato disposto, a quanto risulta, senza nessuna ordinanza e senza neppure avvisare la vicesindaco Adriana Scaramuzzino, con delega alle politiche sociali, e difatti non era presente all’azione nessun operatore dei servizi sociali del comune, per assistere eventualmente le famiglie colpite dal provvedimento: non ci si è preoccupato neanche di salvare le apparenze "umanitarie" di una operazione comunque drammaticamente cinica e brutale.
Chi dovrebbe affrontare e cercare soluzioni sociali, il sindaco e la giunta, opera invece nel segno di una distorta concezione di legalità (senza giustizia) e di decoro (senza dignità), nella piena e pignola applicazione della Bossi-Fini e delle sue logiche.
Da mesi si stava denunciando questa situazione di sfruttamento e di miseria, si chiedeva un intervento di tipo sociale e politico per assicurare dignità e giustizia a questi lavoratori e alle loro famiglie, la risposta è arrivata ed è stata una risposta di repressione.
Nonostante diverse iniziative sullo scandalo del mercato delle braccia nel settore delle costruzioni, le denuncie degli stessi lavoratori, che spesso non venivano neppure pagati, le commissioni comunali che si sono riunite per discutere della situazione, la risposta è stata quella di sgomberare i diritti, di seppellire sotto le ruspe le denuncie e le richieste di dignità e di libertà di centinaia di persone.
Si riconferma, purtroppo, la necessità di una ampia mobilitazione sui temi delle libertà e dei diritti dei lavoratori immigrati a partire dagli appuntamenti di sabato prossimo, 22 ottobre, con le manifestazioni di Gradisca D’Isonzo e a Bari contro i CPT, in preparazione della manifestazione nazionale contro la Bossi-Fini e le politiche razziste del 3 dicembre a Roma.
Per tutti il primo appuntamento lanciato a Bologna è per domani pomeriggio:
PRESIDIO CITTADINO
GIOVEDI’ 20 ALLE ORE 17.00
P.ZZA NETTUNO - BOLOGNA
9 ottobre 2005 - Appello dell'Assemblea nazionale delle reti Migranti e Antirazziste
Saremo di nuovo in piazza il 22 ottobre a Gradisca d’Isonzo e Bari, a novembre in tutti i territori, a Roma il prossimo 3 dicembre, per affermare i diritti delle migranti e dei migranti
A un anno dalla manifestazione nazionale del 4 dicembre 2004, dopo gli incontri di Bari dello scorso luglio e il campeggio di Licata di questa estate oggi la necessità di una nuova mobilitazione generale è ancora più impellente. La vita di molte migliaia di donne e uomini è quotidianamente negata da una legislazione razzista, dalle politiche proibizioniste e repressive, dalle logiche emergenziali.
Il decreto di attuazione della legge Bossi-Fini, che subordina il rinnovo dei permessi alla stipula del contratto di soggiorno con i datori di lavoro ha reso ancora più evidente quello che era chiaro già da tempo: che uomini e donne migranti sono considerati solo forza lavoro, da usare, costringere nei centri di permanenza temporanea o espellere a seconda delle esigenze del mercato. Il decreto di attuazione ha reso la vita dei migranti in questo paese ancora più difficile. L’intreccio con la legge 30 sul mercato del lavoro non fa altro che aumentare la precarietà, e impone di ripetere le pratiche per il rinnovo sempre più spesso, aggravando le file e i tempi di attesa, mentre il vincolo della certificazione delle condizioni abitative dà ai datori di lavoro un ulteriore strumento di ricatto e di potere sulla vita di uomini e donne migranti.
La legge Pisanu non ha fatto che aggravare questa condizione. La criminalizzazione dei migranti e l’equazione tra migrante e terrorista corrispondono alla logica di identificazione di un capro espiatorio per le conseguenze della guerra in atto, e alle pratiche di controllo e repressione che arbitrariamente colpiscono anche quei migranti che in questi anni si sono battuti per migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita in questo paese.
Mentre la Sicilia ha continuato a essere teatro di detenzioni ed espulsioni di massa, l’enclaves spagnole di Ceuta e Melilla in Marocco mostrano il massimo livello di violenza armata cui i migranti sono esposti, i continui sbarchi e tentativi di attraversamento delle frontiere sono il chiaro segno che né il mare né la militarizzazione dei controlli sono in grado di fermare quella libertà di movimento che i migranti continuano ogni giorno a praticare. Allo stesso tempo centinaia di militanti e attivisti subiscono con sempre maggiore accanimento le conseguenze penali della loro legittima lotta per cancellare dai nostri territori i CPT e i Centri di Identificazione, per chiederne la chiusura dentro e fuori l’Europa e per opporsi praticamente alla clandestinità cui sono condannati i migranti dentro e fuori i centri i detenzione. La lotta per l’amnistia per i reati sociali è parte integrante del percorso che abbiamo intrapreso. Le mobilitazioni dei migranti contro la legge Bossi Fini, per i propri diritti, le iniziative delle realtà sociali e sindacali che hanno costruito vertenze contro la precarietà. Le esperienze istituzionali partecipative hanno contribuito in maniera decisiva ad affermare la necessità di un cambiamento radicale delle scelte politiche e legislative.
La valenza politica delle pratiche di libertà che i migranti esprimono deve tornare in piazza con forza a livello nazionale. L’assemblea dei movimenti dei migranti e antirazzisti dello scorso luglio a Bari ha indicato un percorso chiaro: il 22 ottobre, a Bari e Gradisca di Isonzo, contro l’apertura di due nuovi Cpt e per la chiusura di tutti i centri di permanenza temporanea e i centri di identificazione; una settimana di mobilitazione territoriale che abbia al centro la lotta contro le nuove forme di ricatto imposte dal decreto di attuazione della Bossi Fini; 3 dicembre a Roma, contro ogni politica di sfruttamento e coercizione dei migranti che i governi, a prescindere dal loro colore, hanno messo in atto, e contro la criminalizzazione di coloro che in Italia hanno sempre sostenuto le lotte e il movimento dei migranti.
La netta opposizione alla legge Bossi-Fini, a qualsiasi ipotesi di ritorno della Turco Napolitano, al legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro, ai centri di permanenza temporanea e alle espulsioni e deportazioni di massa, la rivendicazione della libertà di muoversi e di restare per tutti i migranti potranno trovare forza solo se uomini e donne migranti saranno ancora una volta, in massa, protagonisti delle loro lotte.
Per questo chiamiamo tutto il movimento dei migranti, il movimento antirazzista,antiliberista e pacifista, tutte/i le lavoratrici e i lavoratori migranti a una nuova mobilitazione generale il 22 ottobre a Bari e Gradisca di Isonzo, ad una settimana di iniziative territoriali e di lotta a novembre contro il decreto di attuazione, e il 3 dicembre a Roma
- per la chiusura definitiva dei Centri di Permanenza Temporanea e dei Centri di Identificazione
- per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente Turco-Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata
- per la rottura netta del legame tra il permesso di soggiorno e il contratto di lavoro
- per una legge in materia di asilo politico che tuteli realmente i richiedenti e i rifugiati
- per la cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti i migranti
- per il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi di soggiorno, per la regolarizzazione permanente di titti i migranti in Italia, per la libertà di circolazione
- per fermare tutte le espulsioni e gli accordi di riammissione
- per l’abrogazione di tutti i reati connessi alla clandestinità, la non punibilità dei reati connessi alle lotte sociali, amnistia-indulto generalizzati
- per l’abrogazione della legge Pisanu.
Assemblea nazionale dei Movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione dei migranti
per adesioni reti.migranti@libero.it
21 settembre 2005 - Comunicato RdB CUB - Ravenna
Contro la caccia alle streghe
La RdB/CUB Sindacato di Base, stigmatizza lo sfratto esecutivo e il processo di espulsione sociale ai danni della comunità senegalese di Viale Alfieri Lido Adriano.
Questa città benpensante, con una giunta "rossa", si allinea alle politiche di emarginazione del diverso, messe in campo dal governo delle destre attraverso le "leggi razziali" Bossi-Fini ed i provvedimenti di legge straordinari, dopo gli efferati attentati di Londra.
Il tentativo di rimuovere il problema "nascondendolo sotto il tappeto", attraverso il tentativo di disgregare una "comunità scomoda" è perfettamente in linea con quanto perpetrato dal Sindaco di Bologna Sergio Gaetano Cofferati, che ha inteso criminalizzare il dissenso dei precari, sgomberato in maniera coatta le case occupate dagli immigrati, favorito la permanenza dei CPT, sbandierando la sua politica di law & order.
Lo spettro "agitato" del terrorismo, la caccia alle streghe, alimentata ad arte per gonfiare l’odio, il sospetto, verso coloro che hanno il difetto di avere la pelle più scura, proseguirà verso altri punti di aggregazione delle comunità straniere a Ravenna, i cosiddetti call-center.
Per questo motivo chiediamo al Sindaco di Ravenna di intervenire favorendo una soluzione di vera politica sociale che permetta a questi cittadini immigrati dal Senegal di rimanere in comunità, anche attraverso l’acquisto agevolato di uno stabile.
7 settembre 2005 - Comunicato RdB CUB Immigrazione
"In nome del pacchetto sicurezza, caccia alle streghe"
Il prelevamento del cittadino Bouriqui Bouchta (Imam di una delle mosche di Torino), è una vera operazione di polizia condotta dal ministero dell’interno in nome della lotta al terrorismo.
Bouchta in Italia da circa vent’anni, nessun reato contestato, diventa cosi l’ennesima vittima del pacchetto Pisanu approvato in parlamento con "un applauso bipartisan".
E’ evidente che questo provvedimento è un vero attacco alla libertà di espressione, sopratutto quando si è immigrato "musulmano".
Questa vergognosa ed ingiustificata operazione, rientra nella strategia d’immagine che il governo Berlusconi sta costruendo, in ciò utilizzando la cortina fumogena del terrorismo per dispiegare, a partire dall’attacco verso gli immigrati, quelle norme liberticide e repressive utili al clima di paura e d’insicurezza – di cui sono vittime anche i cittadini immigrati - che s’intende imporre nel paese per giustificare le leggi razziste come la Turco-Napolitano e la Bossi-Fini che, attraverso il legame tra contratto di lavoro e permesso dì soggiorno, stanno portando alla clandestizzazione migliaia di cittadini immigrati finora considerati "legali" nel nostro paese, ributtandoli nel lavoro irregolare e precario.
L’RdB/Cub Immigrazione condanna questo episodio repressivo ed invita tutti a mobilitarsi affinché il provvedimento venga annullato immediatamente unitamente a tutta la legislazione anti-immigrati.
Esprimiamo la nostra solidarietà alla famiglia di Bouchta, a tutta la comunità e a tutti coloro che ogni giorno si battono per una società basata e fondata sui principi multi etnici-culturali e religiosi.
4 agosto 2005 - Comunicati RdB CUB - Immigrati
Il Governo contro il diritto di voto agli immigrati
Il Consiglio dei Ministri ha annullato la delibera del Consiglio comunale di Genova che prevedeva l’estensione del diritto di voto, attivo e passivo, ai cittadini immigrati per le elezioni comunali e di circoscrizione.
Questa grave iniziativa segue di pochi giorni quella del Consiglio di Stato che, su richiesta del ministro dell’Interno Pisanu, aveva bloccato analoghe iniziative dei altri comuni come quello di Torino.
La decisione "straordinaria" del governo rappresenta un pesante intervento contro i diritti degli immigrati e contro l’autonomia di diverse amministrazioni comunali che stanno procedendo in questi mesi ad predisporre delibere sulla concessione del diritto di voto agli immigrati.
Il Governo ha giustificato formalmente l’iniziativa, che di fatto è in contraddizione con il tanto sbandierato federalismo, per "illegittimità e a tutela dell’unità dell’ordinamento".
Il ministro delle Riforme Calderoli (Lega), come sempre, è intervenuto in maniera diretta: "non abbiamo dato uno schiaffo al federalismo ma uno schiaffo all’illegalità e a quelli che pensano che i terroristi sono ’compagni che sbagliano’.
Emergono chiare le ragioni dell’accanimento di questo Governo nei confronti dei cittadini e lavoratori immigrati, oltre al razzismo istituzionale della Legge Bossi-Fini siamo di fronte ad una campagna politica che vuole rilanciare all’infinito l’allarme immigrazione come pericolo sociale e addirittura di tipo terroristico.
Sono chiari anche i fini "elettorali" del soffiare sul fuoco delle paure e dell’insicurezza dei cittadini, dell’indicare il "nemico" straniero da poter sfruttare nel lavoro, regolare e irregolare, da tenere sotto il costante ricatto dell’arresto e dell’espulsione, calpestando così ogni minimo diritto giuridico nel nostro paese.
Di fronte ad una realtà sociale come la nostra, riteniamo che il riconoscimento del diritto di voto agli immigrati sia un passo necessario per ripristinare un reale ordinamento democratico.
Tutti i cittadini residenti in Italia, nati nel nostro paese o immigrate, devono avere uguali diritti politici e sociali, nel lavoro e nella vita.
Il movimento antirazzista deve respingere con forza questo attacco, rilanciando, come deciso all’assemblea di Bari, la propria mobilitazione per la chiusura dei CPT, per l’abolizione della Legge Bossi-Fini, per il riconoscimento dei diritti e delle libertà agli immigrati.
1 agosto 2005 - Comunicato del 31 luglio
Irruzione della Polizia ai danni degli immigrati del Vittorio Occupato di Ostia
Tutela o libertà vigilata?
Venerdì scorso, 29 Luglio 2005, intorno alle sei di mattina, con un imponente spiegamento di agenti, le forze dell’ordine hanno fatto irruzione all’interno dei locali del "Vittorio", struttura di accoglienza autogestita attiva da più di dieci anni ad Ostia, all’interno di una operazione antiterrorismo tesa a colpire soprattutto la folta comunità di immigrati provenienti dai paesi del Sud –Est asiatico ed in modo particolare dal Pakistan..
Un vero e proprio blitz che ha portato, senza che venisse esibito alcun mandato, ad una vera e propria caccia al Pakistano durata quasi un’ora, con incursioni generalizzate in moltissime stanze, perquisizioni a tappeto, pistole puntante al volto, intimidazioni di ogni sorta, persone rastrellate nelle loro stanze e nei bagni mentre si preparavano ad una nuova giornata di lavoro. Operazione conclusa con il fermo di 14 persone di cui 13 sono stata rilasciate ( 8 con provvedimento di espulsione), una trattenuta in stato di fermo per 24 ore. Un pakistano di 44 anni, gravemente malato al cuore, venditore ambulante, rilasciato nella serata di ieri ( 30 \7 \2005), oggetto di una grave montatura giornalistica.
Un tentativo di coprire un’operazione indiscriminata che ha avuto, piuttosto, il sapore di un vero e proprio tentativo di intimidazione e provocazione ai danni di una realtà da sempre impegnata nelle lotte sociali, per il diritto alla casa, per la chiusura dei CPT ed il riconoscimento dei diritti di cittadinanza a tutti i migranti.
E’ chiaro che questa grave azione è il frutto di un disegno politico che intende strumentalizzare l’emergenza terrorismo alimentando paure e pregiudizi in modo particolare nei confronti dei migranti di origine musulmana. E’ evidente la volontà di determinare un vero e proprio stato di polizia, mettendo tutti in stato di libertà vigilata, sottoposti ad un controllo permanente giustificato dalla "necessità" di tutelare la sicurezza dei cittadini minacciati da un nemico invisibile.
Quanto accaduto segnala la svolta autoritaria che si sta realizzando e che si è materializzata con l’approvazione del "pacchetto sicurezza". In questo senso riteniamo quantomeno preoccupante l’apertura di credito, nei confronti del governo, di parte del Centro-Sinistra. Denunciamo il clima sociale che accompagna questa svolta: ambulanti che vengono rastrellati ed allontanati dalle fermate della metropolitana e non solo, irruzioni negli appartamenti, una situazione che induce al sospetto, alla paura, alla discriminazione.
Un clima che intende alimentare un inesistente scontro di civiltà, gettandoci in uno stato di guerra ed insicurezza permanente, giustificando l’occupazione in Iraq e più in generale la logica della guerra preventiva e permanente.
Non vorremmo, fra l’altro, che la grave intimidazione avvenuta ai danni del Vittorio di Ostia, possa segnare l’accelerazione degli attacchi già in atto nei confronti del movimento di lotta per la casa e di tutte le esperienze di lotta per i diritti negati. In modo particolare temiamo che quanto accaduto ad Ostia, possa dare avvio ad una nuova stagione di sgomberi, soprattutto nei confronti di chi si organizza dal basso per far fronte alla devastante emergenza abitativa.
CONFERENZA STAMPA
MARTEDI’ 2 agosto ’05 ALLE ORE 12.00
In Campidoglio (da confermare)
Hanno già dichiarato la loro partecipazione:
On. Giovannni Russo Spena (Senatore), On. Paolo Cento ( Deputato), Patrizia Sentinelli (Consigliere Comunale Roma), Gianluca Peciola ( Assessore XI Municipio alle Politiche Giovanili e l’Intercultura).
Prime adesioni:
Vittorio Occupato di Ostia, Coordinamento Cittadino di Lotta per la casa, Action, Confederazione Cobas, Senza Confine, Arci Roma, Red Link, Corrispondenze Metropolitane, L.O.A. Acrobax, Partito della Rifondazione Comunista Federazione Romana, Federazione dei Verdi, Lunaria, Comitato Immigrati Roma, Comitato Immigrati Italia, Mercedes Frias (Assessore Intercultura Comuna di Prato), CUB Lazio, RDB federazione
Tel. 0656030162 - Cell 349 \ 7117095
15 luglio 2005 - Comunicato RdB CUB Immigrati
Pacchetto Sicurezza e caccia all’immigrato
La versione militare della Bossi-Fini
Il "Pacchetto Sicurezza" presentato in Parlamento dà il via libera alla completa criminalizzazione degli immigrati, basata sull’equiparazione tra immigrazione, terrorismo e criminalità, equazione negata a parole ma confermata dai fatti e dalle proposte concrete.
Utilizzando la "minaccia terroristica", con la giustificazione delle bombe di Londra, che hanno ucciso anche cittadini immigrati, in tutto il paese stiamo assistendo ad una vera operazione di repressione e di caccia alle streghe con rastrellamenti militari e perquisizioni arbitrarie e, pesantemente, umilianti.
Riteniamo grave che le ultime dichiarazione del ministro dell’interno Pisanu, siamo state accolte con soddisfazione da quasi tutte le forze politiche della maggioranza e dell’opposizione.
Abbiamo assistito ad un applauso "bipartisan" all’intervento di Pisanu che promette la costruzione di nuovi CPT, aumento dei voli charter per le espulsioni forzate, modifiche repressive del codice penale, aumento dei poteri della polizia.
Provvedimenti in palese contrasto con le dichiarazioni di facciata sul "mantenimento delle libertà dei cittadini" e sul "rifiuto delle leggi di emergenza", ma che vengono accolti positivamente dal centrosinistra: basti ascoltare le dichiarazioni di Piero Fassino che ha apprezzato l’intervento del ministro Pisanu e quelle di Romano Prodi che ha definito le parola del Ministro "un discorso saggio".
Inoltre, sempre il segretario dei DS, ha ammonito che sarebbe un grave errore chiedere la chiusura dei CPT, ignorando totalmente la recente iniziativa promossa da 14 tra presidenti e assessori regionali sulla messa in discussione dei centri di permanenza.
Denunciamo queste misure repressive che non solo criminalizzano i cittadini immigrati e chi lotta al loro fianco ( lo dimostra la conferma delle condanne sulle azioni contro il CPT di Trieste), ma trasmettono un messaggio di voluta confusione e di paura all’intera popolazione italiana.
Riteniamo che le iniziative promosse dall’Assemblea dei movimenti antirazzisti per la chiusura immediata dei CPT/CPA, svoltasi il 10 Luglio scorso a Bari siano un punto di forza per organizzare una risposta di massa all’azione repressiva del governo, contro la Legge Bossi-Fini, e la Legge Turco –Napolitano.
12 luglio 2005 - Comunicato RdB CUB
BARI - assemblea nazionale contro i CPT
All'appuntamento eravamo presenti per dare il nostro contributo alla discussione ed alla predisposizione delle prossime iniziative.
Come deciso nel recente congresso nazionale l'impegno sulla questione immigrati è una delle priorità della nostra organizzazione.
Segnaliamo le scadenze uscite fuori dall'assemblea:
- settembre: giornata di mobilitazione nazionale con iniziative locali
- ottobre: due manifestazioni contro l'apertura di nuovi CPT
- novembre: manifestazione nazionale contro la Bossi-Fini Riportiamo il documento conclusivo
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Documento dell’assemblea dei movimenti per la chiusura dei CPT
Bari 10 luglio 2005
I movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione per migranti accolgono positivamente l’iniziativa dei presidenti di regione e rivendicano il percorso di movimento che l’ha resa possibile.
Il Forum di oggi dimostra che si è aperto un profondo conflitto istituzionale. La legge Bossi-Fini e il ministro dell’interno Pisanu hanno trasformato il problema politico dell’immigrazione in guerra permanente contro tutti i migranti, amplificando gli aspetti negativi della legge Turco-Napolitano, che comunque rifiutiamo.
Ad una settimana dagli attentati di Londra diventa prioritario rifiutare ogni misura antiterrorismo emergenziale, penale o amministrativa che fa dei migranti le prime vittime ed i capri espiatori di una criminalizzazione preventiva. Infatti, l’attuale politica sull’immigrazione è basata su una razionalità emergenziale e securitaria. La chiusura delle frontiere, la restrizione dei canali di ingresso legale, il restringimento delle possibilità di ricongiungimento familiare, l’esasperazione della precarietà della condizione dei migranti a causa di una rigida connessione tra la durata (e il rinnovo) del permesso di soggiorno ed il rapporto di lavoro, la negazione del diritto d’asilo stanno producendo clandestinità, ricattabilità, irregolarità.
Le misure restrittive della libera circolazione e l’uso mediatico di un’associazione continua di clandestino e criminale, hanno portato ad una progressiva clandestinizzazione dei migranti e reso di fatto il clandestino un criminale sui generis, un criminale d’eccezione che non può semplicemente essere arrestato, ma deve essere internato pur non avendo commesso reato alcuno. Tutto questo sta continuando ad alimentare un falso allarme, per indurre ed amplificare una domanda sociale di esclusione, di restringimento dei diritti di cittadinanza che riguardano tutte e tutti. Il trattamento del migrante è diventato il prototipo del controllo sociale e della precarizzazione del lavoro e della vita di tutti, istituzionalizzati anche dalla legge 30. Il perverso intreccio tra contratto di soggiorno e precarizzazione del lavoro mette i migranti in una condizione di continuo rischio di clandestinità rendendo più ricattabili tutti.
Le politiche di repressione sono servite a sperimentare un diritto speciale e separato per categorie di persone (migranti, tossicodipendenti, prostitute, attivisti). Dal 1998 – anno in cui la legge Turco-Napolitano ha istituito i centri di permanenza temporanea – un’ampia rete di attivisti ha attuato una critica pratica alla detenzione-deportazione che li sorregge. Il normale funzionamento di queste galere etniche è stato messo in discussione ed è stato rifiutato sia dall’esterno sia dai migranti detenuti all’interno. In forme diversificate è stata praticata la legittima disobbedienza ad una legge ingiusta, riaffermando la contrarietà alla detenzione etnica ed amministrativa, alla distinzione tra persone legali ed illegali, sanabili ed insanabili, e denunciando l’impossibilità di una riforma umanitaria dei CPT.
E’ per questo che consideriamo e chiediamo siano dichiarati illegittimi i procedimenti giudiziari tutt’ora pendenti a carico di centinaia di migranti e di attivisti che, in questi anni, dall’interno e dall’esterno dei centri hanno messo radicalmente in discussione la detenzione amministrativa. I CPT così come i CDI (Centri d’identificazione per richiedenti asilo) sono istituzioni europee e si assiste al loro proliferare dentro e fuori l’Europa. Chiudere ogni campo di detenzione per i migranti vuol dire opporsi in Italia, in Europa ed al di fuori dello spazio Schengen: ad ogni dispositivo che rende clandestini i movimenti di popolazione alle deportazioni, ai rimpatri, ai respingimenti alle delocalizzazioni delle politiche di controllo dei flussi all’allestimento dei campi all’esterno dell’UE. Vuol dire cancellare l’istituto della detenzione amministrativa ed ogni forma di diritto differenziale. Vuol dire ripensare radicalmente e completamente le migrazioni perché l’unica forma di opposizione ai centri di detenzione è la libertà di circolazione.
Chiediamo: La chiusura di tutti i centri di detenzione dentro e fuori l’Europa La non apertura di quelli in costruzione Amnistia e depenalizzazione di tutti i reati sociali Abrogazione di tutti i reati connessi alla condizione di irregolarità dei migranti sul territorio Rilanciamo la ripresa delle iniziative per la chiusura dei centri di detenzione con due manifestazioni nazionali e la ripresa delle campagne contro gli enti gestori dei centri. Chiediamo ai presidenti di regione riuniti in questo Forum, iniziative di boicottaggio gestionale delle strutture di detenzione. Rilanciamo la ripresa delle iniziative per l’abrogazione della Bossi-Fini, il non ritorno alla Turco-Napolitano, la revoca dei regolamenti attuativi, l’elaborazione di una legge organica sull’asilo.
Proponiamo a tutti:
giornata di mobilitazione ed azioni articolate nei territori a settembre
manifestazione per l’abrogazione della legge Bossi-Fini a novembre
I movimenti per la libertà di circolazione e per la chiusura dei centri di detenzione per migranti
29 giugno 2005 - Comunicato RdB CUB
DECRETI ATTUATIVI DELLA BOSSI-FINI
UNA NORMATIVA RICATTATORIA E SCHIAVISTICA
Il Regolamento di attuazione della Legge Bossi-Fini e le Circolari ministeriali di applicazione sono una vergogna inaccettabile per tutti i lavoratori stranieri e italiani e per tutti i cittadini di questo paese. Il Governo è riuscito a peggiorare ulteriormente la normativa sugli immigrati che dalla Legge Turco-Napolitano alla Bossi-Fini sta trasformando questo paese in un regime razzista.
Siamo di fronte ad una normativa ricattatoria e schiavistica:
- per ogni contratto di lavoro si pretende la stipula di un "contratto di soggiorno", che lega il lavoratore al padrone per la regolare permanenza nel paese
- per ogni contratto di soggiorno si pretende di avere una abitazione che rispetti i parametri della normativa per l’edilizia residenziale pubblica, sotto la garanzia del padrone, e questo vale anche per il ricongiungimento familiare o la nascita di un figlio
Le Questure e le Prefetture applicando in maniera ferrea questa normativa, trasformano, ancora di più, tutte le lavoratrici e lavoratori immigrati in potenziali clandestini da inviare ai CPT.
Questa è la legalità che non possiamo accettare: si nega il diritto alla casa, si nega il diritto ad un lavoro stabile e retribuito bene, e poi si mette sotto stretto e pesante ricatto tutti i lavoratori immigrati, e i padroni diventano padroni non solo del lavoro ma della stessa vita e dignità.
E’ questa la vera criminalità legata all’immigrazione: lo sfruttamento, il lavoro nero, il caporalato, il razzismo. Per le libertà e la dignità dei lavoratori immigrati chiediamo:
- il rilascio e il rinnovo immediati di tutti i permessi e delle carte di soggiorno
- il trasferimento del rilascio dei documenti dalle Questure agli enti locali.
- chiusura definitiva dei centri di permanenza temporanea (CPT)
- abrogazione totale della legge Bossi-Fini, senza che si torni alla precedente legge Turco - Napolitano e alla cultura che l’ha ispirata;
- una legge in materia d’asilo che tuteli realmente i richiedenti asilo e i rifugiati;
- la libertà di circolazione e la regolarizzazione permanente senza condizioni di tutti gli immigrati, una cittadinanza di residenza e il diritto di voto per tutti gli immigrati.
LIBERTA’ E DIRITTI PER I LAVORATORI IMMIGRATI
23 giugno 2005 - Comunicato RdB CUB Immigrazione
"Quando la violazione dei diritti umani diventa modello di governo"
Mentre illustri ministri dello stato ed alcuni esponenti dell’opposizione incitano a l’odio nei confronti dei migranti, mettendo immigrazione e delinquenza su lo stesso piano.
Il ministro Pisanu risponde puntuale con una ennesima operazione di deportazione verso la Libia. Questo ennesimo gesto non solo testimonia il fallimento della politica del governo, ma mette in evidenza alcuni elementi e fatti vergognosi e gravissimi, tra cui la violazione dei diritti umani con le deportazioni, diventate ormai modello di governo, malgrado i richiami della Corte di Strasburgo e dei trattati delle Nazioni Uniti sulla liberta e la protezione delle persone.
La seconda riguarda le misure repressive e l’odio nei confronti dei cittadini immigranti, in particolare Romeni, Marocchini, Albanesi, ecc… Marciando così sull’onda degli episodi di cronaca che hanno visto coinvolti alcuni immigrati, si è passati alla criminalizzazione di un’intera comunità e far esplodere di conseguenza una vera e ingiustificata caccia all’immigrato.
La terza è l’ambiguità nell’Unione che non trova un'unica voce nel condannare queste misure non degne della nostra società. Questa preoccupazione si legge nelle dichiarazione dell’ex sottosegretario all’estero della Margherita Giannicola Sinisi, che chiede di "garantire il funzionamento dei CPT, potenziandone nel caso, le capacita"
Le RdB/CUB condannano tutte le forme di deportazione e chiede con forza l’abrogazione della Bossi-Fini, ma anche il "NO" alla precedente legge Turco - Napolitano che hanno portato a queste vergognose strutture dei CPT/CPA.
Posizione che porteremo al convegno l’11 luglio a Bari, dove chiederemo di opporci anche alle misure repressive del ministro Pisanu, che stanno colpendo chi come noi è contrario a queste strutture.
17 giugno 2005 - Comunicato RdB CUB P.I. - Min.Interno
Al via gli sportelli per l'immigrazione. 250 Interinali
L’amministrazione ha nei giorni scorsi fornito l’informazione sulla Circolare congiunta : Ministero del Lavoro e Ministero dell’Interno per l’individuazione dei responsabili degli sportelli a livello provinciale. Gli sportelli unici sono in pratica l’unico strascico dell’inattuata legge 300/99 che aveva stabilito che tutte le competenze amministrative periferiche dovessero confluire sotto l’egida del Ministero dell’Interno e cioè delle ex Prefetture. La procedura per la costituzione degli sportelli unici era già partita, quando si è data l’inversione di marcia rispetto alla legge ‘300. Lo sportello unico negli UTG rappresenta un "front office " ( ricezione pratiche e inoltro agli uffici competenti) che si occuperà di rilascio del nulla osta al lavoro con consegna del permesso di soggiorno per lavoro e di rilascio di nulla osta per il ricongiungimento familiare e consegna. Per il resto " L’attività istruttoria è svolta invece dagli Uffici della Direzione Provinciale del lavoro e delle Questure…la conclusione dei relativi procedimenti avviene con provvedimento del responsabile dello sportello unici adottato a seguito di riunioni …" Gli organici degli sportelli unici sono determinati dal prefetto ( si raccomanda l’assegnazione di un dipendente di livello C) e disporranno grazia ad un’Ordinanza della presidenza del Consiglio del 20 aprile scorso di un congruo budget di straordinario ( 40 ore pro – capite). Inoltre a partire dal 1° luglio verranno assegnati altri 250 lavoratori interinali , questa volta agli UTG, assunti sempre tramite l’agenzia Obiettivo Lavoro, dislocati a seconda delle esigenze nei vari UTG, per un minimo di 1 lavoratore per UTG.
L’individuazione dei dirigenti ( prefettizio o dirigente DPL) dei vari sportelli ha ritardato l’emanazione della circolare, denuncia sicuramente un interesse politico particolare verso questa problematica. Non è un caso che in alcune città chiave Milano , Roma , Torino a dirigere gli sportelli saranno dirigenti del DPL e non già prefettizi.
Commenti: Questi sportelli non nascono sotto una buona stella e rischiano di trasformarsi da front-office a uffici passa-carte Secondo un’ulteriore circolare ad iter concluso i permessi di soggiorno potranno continuare ad essere consegnati agli immigrati dai vari commissariati ecc. Si prevede una lotta di competenze non solo tra Ministero del Lavoro e Ministero dell’Interno ( il minimo) quanto tra Sportello e Questure .
Rdb denuncia:
1) La gestione dell’immigrazione continua ad essere "emergenziale" dove le esigenze di ordine pubblico hanno comunque il sopravvento sulla " gestione civile" della materia;
2) Si prosegue con l’assunzione di interinali, quindi le carenze di organico vengono colmate solo con lavoro precario che rende precari anche i lavoratori a tempo indeterminato;
3) Lo straordinario previsto per questi uffici crea ulteriori divisioni economiche tra il personale, tanto più che viene premiata l’emergenza a prescindere dai carichi di lavoro. Solo per fare un esempio lo straordinario viene attribuito alle periferie , ma non in un ufficio a competenza strettamente civile, ma oberato di lavoro , quale la cittadinanza a livello centrale. Non c'è alcun progetto né meritocratico , né di altro tipo c'è solo distribuzione discrezionale di denaro pubblico.