Archivio 2006 Rassegna stampa

Roma -

Archivio 2006 Rassegna stampa

30 dicembre 2006 - Il Mattino di Padova

Razzismo Stop, l’Arma e i 7000 clandestini
«Signor comandante, è meglio se rettifica»

Padova - Razzismo Stop e l’Associazione Difesa Lavoratori contestano duramente le dichiarazioni del comandante dell’Arma sulla presenza di 7000 clandestini nel Padovano.
«Dichiarazioni di questo tenore le sentiamo fare da qualche esponente politico della Lega o di Alleanza nazionale. E’ grave se arrivano da un rappresentante qualificato delle forze dell’ordine» si legge in un comunicato.
Per Razzismo Stop e Adl, l’esercito di migranti è quello degli «occupati in tutti i settori dell’economia e dei servizi, senza alcuna tutela e sottoposti ai ricatti più ignobili». Dunque, persone che lavorano (spesso anche «in nero»). Sono le stesse che tutti hanno visto mettersi ogni anno disciplinatamente in fila davanti alle Poste per il permesso di soggiorno. Del resto, sono 600 mila in Italia gli extracomunitari ancora in attesa di regolarizzazione.
«In definitiva, il vero delitto oggi è quello di mantenere centinaia di migliaia di persone nella condizione di irregolarità e di lavoro nero, senza offrire loro alcuna possibilità di regolarizzarsi» affermano Razzismo Stop e Adl.
Il comunicato si conclude con un invito esplicito: «Ci aspettiamo dal Comandante della Benemerita una doverosa rettifica delle esternazioni perché producono guasti impressionanti su quella che è la percezione del fenomeno immigrazione da parte dell’opinione pubblica».

 

29 dicembre 2006 - Corriere del Mezzogiorno

A GENNAIO DIVENTERA' STABILE SULLE SCALE FILANGIERI
Aperto il mercatino multietnico di piazza Dante
di Fabrizio Geremicca

Napoli - Florent ha 45 anni ed è arrivato in Italia direttamente da Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, lo stato dell'Africa centrale che conta 12 milioni di abitanti e da 20 anni è retto da una giunta militare. Ieri, per lui, è stato un giorno speciale: l'inaugurazione del mercatino multietnico in Piazza Dante, che durerà fino all'Epifania. Al riparo di 21 gazebo oltre 40 immigrati senegalesi, ivoriani pachistani, cittadini del Burkina Faso, un rumeno potranno finalmente esporre la propria merce senza giocare a nascondino con le squadre antiabusivismo dei vigili urbani.
Florent monta gli stand e racconta d'un fiato la sua storia: « Vivo a Napoli dal 1996, con il permesso di soggiorno. Nel mio paese ero commerciante, ma dopo il colpo di stato la mia ditta è fallita e sono emigrato. Ho 4 figli, tre dei quali abitano a Napoli, e due mogli, che risiedono in due diverse abitazioni. Vendendo i prodotti sulle bancarelle guadagno, se va bene, un migliaio di euro al mese. Cinquecentocinquanta se ne vanno per i due affitti: quello della casa dove vivo con la mia prima moglie e i tre figli e quello della casa della mia seconda moglie » .
Una giornata particolare per Florent: « Adesso ho un posto dove lavo rare con tranquillità. Avevo perso 15 chili per lo stress dei continui controlli, delle fughe e, qualche volta, delle botte da parte dei vigili » . Intorno a lui altri immigrati. Pino De Stasio, consigliere della Municipalità Avvocata Montecalvario spiega: « Il mercatino di piazza Dante anticipa apre la strada alla realizzazione di uno spazio permanente destinato agli artigiani ed agli ambulanti sulle scale Filangieri, a Montesanto. Quest'ultimo e' previsto da una delibera approvata ormai tempo fa dall'amministrazione comunale. Ospiterà circa novanta persone che hanno aderito al bando comunale in due turni da 45 » . L'iniziativa partirà a gennaio, inizialmente un paio di volte alla settimana. « Entro la primavera sottolinea il presidente della II Municipalità, Alberto Patruno confido che possa diventare permanente » . Maria Luisa Rega, vicepresidente, auspica tempi più brevi e propone due ipotesi di riqualificazione dell'immobile abbandonato ai lati delle scale Filangieri, di proprietà dell'Azienda napoletana mobilità: « Potrebbe essere adibito a deposito dei prodotti artigianali oppure diventare un asilo. Bisognerà comunque impiegare risorse per riqualificarlo e ristrutturarlo » . Come, del resto, chiedono da tempo l'ex consigliere circoscrizionale Antonio Frattasi e Aboubakar Soumahoro, ivoriano e responsabile immigrati della Rdb.

 

21 dicembre 2006 - Corriere del Veneto

LA POLEMICA
« Siamo un sindacato come gli altri, ci devono interpellare »

VERONA — Dalla casa ai permessi di soggiorno. E' un'entrata dura, quella del coordinamento migranti, nei confronti di chi, sindacati in testa, mette in dubbio la sua rappresentatività. « Sanno benissimo - ha commentato il segretario generale Moustapha Wagne - che noi siamo i più rappresentativi, come lo sa il Comune e la prefettura, che si limitano a fare accordi con i confederali che sono solo una bottega vuota sull'immigrazione. Noi abbiamo un presidente, un segretario e un consiglio tutto composto da immigrati, siamo confederati con le rappresentanze di base, che a livello nazionale hanno più iscritti della Uil, abbiamo un patronato.
Non staremo zitti. E il Comune dovrà dimostrarci come e da chi vengono spesi i soldi per l'immigrazione ».

 

13 dicembre 2006 - Corriere del Veneto

Kit alle poste, immigrati in piazza «Con le nuove pratiche è caos»
Il coordinamento migranti: mobilitazione a febbraio. Contestati i sindacati

VERONA — Una mobilitazione a febbraio, con tutta la rete migrante del Nord Italia e Verona come fulcro e simbolo di una protesta che dalla nuova procedura per i permessi di soggiorno prende solo l'avvio, per snodarsi su un fronte che va dalla cancellazione della Bossi- Fini fino al complesso nodo del Tfr per gli immigrati.
L'ha decisa ieri, il coordinamento Migranti di Verona, confederato con le rappresentanze sindacali di base, dopo un incontro in questura proprio sulle nuove procedure. Incontro al quale hanno partecipato il coordinamento e i patronati e che ha fatto il paio con un altro, questa volta in prefettura, con i sindacati confederali. Una « distinzione » che al coordinamento non è andata giù.
« E' scandaloso come i sindacati in questa fase facciano da cerchio al governo centrale che ha prodotto un iter come questo, tutto sulle spalle dei migranti » . Come non piace il protocollo tra questura, prefettura sindacati compreso l'Ugl e patronati, in quattro comuni - Verona, Cerea, San Martino Buon Albergo e Legnago - dove si dovrebbero aprire degli « sportelli informativi » . « Un non- senso, progetti solo di facciata senza alcuna utilità. Servono sportelli che si occupino delle pratiche, non delle informazioni » .
Perchè al coordinamento migranti di questo nuovo iter non piace nulla. « E' un amaro regalo di Natale agli immigrati » , commenta Moustapha Wagne, segretario generale del coordinamento. « Parlavano di " semplificazioni" delle procedure e invece sono riusciti a produrre solo delle " complicazioni". E noi di certo non seguiremo i sindacati confederali su questa strada » . Strada, quella tra la triplice e il coordinamento, che a Verona si è divisa spesso. Ora più che mai. Il coordinamento contesta a 360 gradi: i costi, i kit alle poste, la loro compilazione, il ritorno alla questura. « A Verona, con la situazione che già c'è per i rinnovi e i rilasci dei permessi sarà un passaggio difficilissimo, per noi e per la polizia » , assicura Wagne. Dieci mesi, i tempi attuali di attesa per i documenti degli stranieri, in lungadige Galtarossa.
« Si è tornati a queste lungaggini - accusa il legale del coordinamento Roberto Malesani - soprattutto per il totale disinteresse delle istituzioni cittadine e del Comune di Verona. Avevamo fatto già due anni fa un'ipotesi di decentramento tra Comune e questura. Invece l'unica cosa che a palazzo Barbieri sono riusciti a produrre sono i 20mila euro di spesa per la consulenza sullo statuto della consulta degli immigrati che non è partita.
Con questo nuovo sistema tutta la pressione dei permessi rimane sulla questura. Se si impiegheranno comunque dieci mesi per averli, cosa cambia? » .
Una proposta il coordinamento Migranti ce l'avrebbe. « Chiediamo che si dia l'avvio a un serio progetto di decentramento degli sportelli, che in ogni caso alleggerirebbe il lavoro della questura e nel quale possano trovare spazio e lavoro, da subito, molti dei lavoratori interinali che adesso sono in lungadige Galtarossa, impiegati ma sempre minacciati di tagli sia dal governo di centrodestra che dalla Finanziaria di centrosinistra, che molti degli esperti formatisi nelle reali esperienze di autorganizzazione dei migranti » .
Per questo il coordinamento chiede anche « l'immissione immediata di risorse economiche e umane alla questura, in quanto " terminale" delle pratiche, valorizzando e allargando le competenze maturate dai lavoratori interinali negli ultimi anni » .
In Sostanza un rinforzo all'ufficio immigrazione che non verrà di certo alleggerito dal nuovo iter di rilascio.
E anche per questo a febbraio a Verona i migranti scenderanno in piazza.(An.Pe.)

 

 

27 novembre 2006 - L'Unità

ROMA
Migliaia di immigrati in corteo: «Dal governo vogliamo i fatti»

Roma - Erano circa duemila, secondo gli organizzatori, gli immigrati che ieri si sono riuniti a piazza della repubblica, a Roma, per la prima manifestazione nazionale degli immigrati contro il governo Prodi. Alla manifestazione, organizzata dalla Federazione delle Rappresentanze Sindacali di Base e dall’organizzazione Comunista Internazionale, ha preso parte anche il parlamentare di Rifondazione Francesco Caruso. Permesso di soggiorno, cittadinanza immediata per i figli di immigrati nati in Italia, no alla schiavitù, al lavoro nero, allo sfruttamento economico, sì all’eliminazione dei Cpt, ma anche pratiche più semplici e una legge certa per il riconoscimento dello status di rifugiato politico e sopratutto l’abolizione della Bossi-Fini, queste le richieste principali dei manifestanti venuti da tutta Italia. Un corteo che ha chiesto al governo Prodi di «non fermarsi alle promesse elettorali, ma di attuare ad esempio l’ottenimento della cittadinanza dopo 5 anni di soggiorno e non 10».

 

27 novembre 2006 - Aduc Immigrazione

Italia. Manifestazione nazionale immigrati: delusi dal Governo Prodi

Roma - E' culminata nel tardo pomeriggio di ieri in piazza Madonna di Loreto, a Roma, la manifestazione nazionale degli immigrati. Una protesta rivolta per la prima volta contro il governo Prodi per chiedere, innanzitutto, il permesso di soggiorno. Immigrati dell'Asia, dell'Africa, del Sudamerica e dell'Europa dell'est hanno sfilato per le vie del centro di Roma chiedendo 'diritti per tutti e senza discriminazione' e per coloro 'senza il permesso di soggiorno'.
Tante le comunita' di extracomunitari che hanno aderito alla manifestazione promossa dal Comitato nazionale degli immigrati.
Secondo gli organizzatori, al corteo hanno preso parte circa 7 mila persone.
'Prodi ha promesso il paradiso - e' stato spiegato alla folla che protestava da uno dei promotori della manifestazione - durante la campagna elettorale ma oggi dopo sei mesi la situazione non e' cambiata'. Oltre al permesso di soggiorno, gli stranieri hanno sottolineato la necessita' del diritto al lavoro, alla casa, all'assistenza sanitaria.
Durante il corteo i manifestanti hanno compilato un foglio, un permesso di soggiorno 'unico', da presentare simbolicamente in parlamento.
A dare sostegno ai migranti anche rappresentanti delle Rdb.
Arrivati in piazza Madonna di Loreto si sono alternati gli interventi dei rappresentanti di varie comunita' di stranieri che hanno ribadito nuovamente le ragioni della protesta nazionale scandita non solo da slogan ma anche da musica.

26 novembre 2006 - Il Manifesto

Gli immigrati tornano a farsi sentire
Ieri in piazza a Caserta, con gli «auguri» di Bertinotti e il Viminale mobilitato. Oggi corteo nazionale a Roma

(Ci.Gu.)Un corteo che ha portato in piazza almeno tremila immigrati, come spesso accade in quel pezzo d'Italia - il casertano - diventata quasi una provincia africana. E di cui spesso si parla solo in negativo, come patria del lavoro nero e dello sfruttamento, ma che è anche una terra di rivendicazione dei diritti: tant'è che è da qui che è partita la prima mobilitazione antirazzista dell'era del secondo governo di centrosinistra, giudicato troppo tiepido (se non immobile) nel riparare ai danni causati dalla legge Bossi-Fini. Oggi, alle 15, l'appuntamento è invece a Roma per una manifestazione nazionale che partirà da piazza della Repubblica.
Per il corteo di ieri a Caserta, gli immigrati e il centro sociale ex Canapificio avevano anche incassato una lettera di augurio del presidente della Camera Fausto Bertinotti: «La società civile del nostro paese ha saputo farsi promotrice di straordinarie esperienze di apertura e dialogo tra popoli e culture - si legge nel messaggio inviato da Bertinotti - per affrontare aspetti anche più dolorosi e inumani come lo sfruttamento dei lavoratori». «L'istituzione e la politica devono dare risposte nuove», continua la lettera, che si conclude con «l'auspicio per il miglior svolgimento della manifestazione». Ed è tanto vero che che nell'epicentro del caporalato è anche possibile diventare un faro di rivendicazioni politiche «straordinarie», che al corteo - autorganizzato - sono arrivati due-trecento immigrati dalla Sicilia, dalle altre province napoletane, e dalla Lombardia.
Una piazza caldissima, che si è mossa su una piattaforma articolata su due livelli: da un lato la richiesta di una riforma vera e l'abrogazione della Bossi-Fini, dall'altro dodici punti di «vertenze» risolvibili, in attesa di una riforma vera e propria, con decreti e circolari. Tra le altre cose si chiedeva la sospensione dell'espulsione per i richiedenti asilo che hanno ricevuto un diniego ma che intendono produrre un ricorso (come d'altronde è stabilito da una direttiva europea), o l'annullamento dell'obbligo di rientrare nei paesi di origine per gli immigrati che hanno fatto richiesta del decreto flussi. La piattaforma è stata firmata, tra gli altri, anche da padre Alex Zanotelli, dal vescovo di Caserta Raffaele Nogaro (che ieri erano in piazza), dall'attore Leo Gullotta, dal Dipartimento nazionale immigrazione del Prc.
Dopo il corteo, i tremila immigrati si sono radunati sotto la Prefettura, e hanno ottenuto l'ingresso di una delegazione. L'intenzione iniziale era di rimanere in piazza per una settimana intera, ma dall'incontro con il prefetto è scaturita una mediazione: il 12 dicembre il sottosegretario all'Interno Marcella Lucidi arriverà a Caserta per prendere parte a un «tavolo tecnico» che discuterà i dodici punti proposti dal movimento casertano. Solo dopo una lunghissima assemblea si è deciso di smobilitare, per riconvocarsi il 12 dicembre sotto la Prefettura. Un buon inizio per un movimento antirazzista che stenta a decollare, un po' impacciato di fronte a un governo che ha fatto molte promesse, continua a proporre discussioni, ma si muove con lentezza sul piano delle riforme. Oggi ci riprova Roma, con una manifestazione interamente organizzata dagli immigrati, fuori dalle relazioni con partiti e sindacati, ad eccezione delle Rdb.

 

26 novembre 2006 - RomaOne

Migranti in piazza: "Una sanatoria per tutti"
Qualche migliaio di extracomunitari sfila da piazza della Repubblica a Piazza Madonna di Loreto. In strada contro la Bossi-Fini, per permessi di soggiorno immediati e nuove norme sul ricongiungimento

Roma - "Nuova sanatoria per tutti" è lo striscione che apre il corteo degli immigrati che, partiti da Piazza della Repubblica pochi minuti dopo le 16, si concluderà in Piazza Madonna di Loreto, nei pressi di Piazza Venezia.
Abolizione della legge Bossi-Fini, chiusura dei Cpt, liberta' di circolazione e regolarizzazione permanente per tutti i migranti presenti in Italia, ma anche il rilascio e il rinnovo immediato di tutti i permessi e delle carte di soggiorno, una nuova normativa che garantisca pieni ed effettivi ricongiungimenti familiari: sono questi gli obiettivi che hanno spinto il Comitato immigrati in Italia ad organizzare la manifestazione nella capitale, cui hanno aderito cittadini stranieri, del Bangladesh come del Marocco, del Sudan come della Costa d'Avorio.
Il grido lanciato dalla piazza e' 'Noi vogliamo il permesso di soggiorno', con relativo accompagnamento di cori. I manifestanti sventolano bandiere delle RdB-Cub e striscioni come 'La lotta di classe non ha confini, siamo tutti clandestini' e 'Non ci avrete mai come volete voi. No ai Cpt, liberta' di movimento'.
In piazza a Roma sono giunti immigrati da Napoli, Bari e Firenze. Tra la folla in corteo il parlamentare del Prc Francesco Caruso: ''Ieri a Caserta c'erano alcune migliaia di migranti a manifestare - ha spiegato Caruso - oggi sono anche a Roma per ripristinare un principio di umanita' e solidarieta' seppellito da leggi schiaviste e razziste come la Bossi-Fini, che colpiscono qualsiasi diritto. Bisogna stravolgere - ha concluso - quell'impronta ma questo governo continua a tentennare nell' ambiguita'. Dalla piazza arriva quindi un messaggio chiaro per cambiare''.

 

24 novembre 2006 - Il Gazzettino

INTEGRAZIONE
Parteciperanno alla manifestazione per la regolarizzazione ordinaria degli stranieri
A Roma oltre cento immigrati vicentini

Vicenza - (r.c.) Da Vicenza ne partiranno un centinaio. Tutti con un unico obiettivo: «Chiedere l'introduzione di un meccanismo di regolarizzazione ordinaria per gli stranieri che vivono in Italia e la modifica della legislazione sull'immigrazione». Ci sarà anche una rappresentanza di immigrati vicentini domenica 26 novembre a Roma in occasione della manifestazione nazionale degli immigrati indetta dalle Rappresentanze sindacali di base-Rdb-Cub. Ad annunciarlo è Morteza Nirou, dello sportello immigrati di Vicenza, che nei giorni scorsi è andato nella capitale per mettere a punto il programma della manifestazione assieme ai suoi colleghi del Coordinamento nazionale migranti. «Chiediamo politiche migratorie che privilegino interventi di inclusione sociale - spiega - Il problemi dell'integrazione degli stranieri sono più o meno uguali in tutta Italia». A Vicenza, aggiunge, per un permesso di soggiorno bisogna attendere poco meno di un anno, anche se grazie alla ricevuta sostitutiva, prevista da un recente provvedimento del Ministero degli Interni denominato "Direttiva Amato", l'immigrato ha la possibilità di attestare l'avvio della pratica di rinnovo del permesso di soggiorno e di usufruire di tutti i diritti civili e sociali previsti per coloro che hanno un permesso valido. «Ma è un decreto provvisorio - ribatte Nirou - Serve una legge organica che per esempio riduca la precarietà del lavoro e la clandestinità. A causa della 'Bossi-Fini' il lavoro nero è aumentato. A tutto questo vanno ricordati i 78 euro versati per la concessione del certificato di idoneità dell'alloggio, che in altre città è gratuito». In provincia gli immigrati ormai hanno raggiunto quota 65 mila unità, cioè l'8 per cento dei vicentini. Di questi, quasi 14 mila vivono nel capoluogo (12 per cento della popolazione). Vicenza si conferma dunque la provincia più multietnica del Veneto.

 

12 novembre 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

Denuncia Coordinamento Territoriale
«Quel lavoro nero alle Isole Tremiti»

Isole tremiti - Manodopera irregolare nel comparto turistico delle Isole Tremiti. A denunciare il caso, il coordinamento Rdb Territoriale Privato che in un dettagliato comunicato spiega la situazione alle Diomedee. «Ci è giunta segnalazione che il comparto turistico operante in località Isole Tremiti si avvale principalmente di manodopera non in regola con la legislazione vigente, invitiamo pertanto codesto Ispettorato a promuovere le necessarie verifiche». Si legge nella nota. «Dalle segnalazioni pervenuteci apprendiamo che la stragrande maggioranza dei lavoratori non gode dei diritti sanciti dalle leggi in materia, addirittura ci è stato riferito che almeno il 75% dei lavoratori risultano non ingaggiati e che la stragrande maggioranza di essi è di provenienza extracomunitaria. Se la notizia risultasse vera ci troveremmo di fronte all'ennesimo grave episodio di discriminazione economica, reso ancor più grave dalla mancanza di attenuanti economiche da parte di imprese che realizzano ogni anno ingentissimi profitti. Il caso Tremiti, qualora si rivelassero giuste le stime da noi restituite, darebbe luogo ad una singolare quanto perfetta discriminazione economica, perché spingerebbe chi non possiede un'impresa a dover abbandonare il comune di residenza, il cui ambito territoriale accoglie ogni anno una massa di lavoratori pari quasi al doppio dei suoi abitanti».

 

12 novembre 2006 - Tribuna di Treviso

PRECARI, L’ADL COBAS DENUNCIA
Contratti camuffati per sfruttare i lavoratori

Treviso - «Il fenomeno del precariato è in forte aumento anche nella Marca». La denuncia arriva da Sergio Zulian dello «Sportello invisibili» dell’Adl Cobas di Treviso, sindacato autonomo che, ieri mattina, era in piazza Aldo Moro per manifestare contro la Finanziaria e l’utilizzo indiscriminato dei contratti di lavoro precario. «Il posto fisso - spiega Zulian - è ormai un miraggio anche nella nostra provincia. Una fascia sempre più ampia della forza lavoro è costretta ad accettare forme contrattuali che non danno alcuna garanzia per il futuro e impediscono, di fatto, la realizzazione di progetti a lungo termine».
I dati raccolti con l’attività dello «Sportello degli invisibili» (un punto di ascolto dove i lavoratori possono esporre tutte le loro preoccupazioni) sono allarmanti: sempre più giovani fino ai 30 anni sono costretti ad appoggiarsi ad agenzie interinali per poter avere di che vivere. «Agenzie - spiega lo stesso Zulian - che arrivano a proporre addirittura contratti settimanali. E’ chiaro che non sapere neppure se la settimana successiva si avrà di che mangiare è una condizione fortemente penalizzante per i giovani lavoratori, costretti ad accettare simili forme contrattuali pur di non rimanere totalmente disoccupati».
Durante la manifestazione di ieri, però, l’Adl Cobas ha denunciato anche un altro grave fenomeno che sta dilagando nel nostro territorio. «Accanto alle forme legali di precarietà - conclude Zulian - si stanno affiancando forme di vero e proprio sfruttamento della manodopera. Penso a molte aziende che si appoggiano a delle cooperative per la fornitura di manodopera. Queste coop, però, assumono i propri dipendenti, in massima parte extracomunitari, con un contratto di «carico-scarico merci» salvo poi impiegarli nelle catene di montaggio delle aziende, venendo incontro alle esigenze delle aziende che cercano manodopera da sfruttare a basso costo». (b.z.)

 

10 novembre 2006 - Il Gazzettino

MONSELICE - Le idee del Governo sull'immigrazione

Oggi alle 21 nella sede dell'associazione difesa lavoratori (ADL) di Monselice viene organizzato un dibattito con un gruppo di legali sulle nuove proposte del Governo sull'immigrazione. Nel corso dell'incontro Nella serata viene presentato lo Sportello d'Informazione che fornirà indicazione agli immigrati sui temi:casa, lavoro,servizi e proposte per l'emergenza freddo (o.m.)

 

 

4 novembre 2006 - Il Gazzettino

MONTECCHIO MAGGIORE
Sportello migranti cantieri alle Alte
di Roberto Cervellin

Montecchio Maggiore - Si chiama "Sportello migranti cantieri". Si tratta di un servizio di consulenza legale gratuita per gli stranieri istituito alle Alte Ceccato di Montecchio Maggiore, al circolo culturale Cantieri di Monteciorock, in via Da Vinci 50, angolo via Puccini. Gestito dai membri dello Sportello migranti legato alle Rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub, fornisce informazioni su problemi relativi alla casa, al lavoro e all'espletamento di pratiche burocratiche.
Dopo quello di Vicenza, sorto alcuni anni fa sotto le gradinate dello stadio Menti, in provincia è nato un altro ufficio destinato agli stranieri che vivono nel territorio. Un territorio che conta oltre 65 mila extracomunitari, cioè l'8 % dei vicentini. Gli stranieri residenti nel Comune di Montecchio Maggiore sono circa 3 mila (12,4 % della popolazione comunale). Quanto alle nazionalità, nell'area tra Arzignano e Montecchio Maggiore prevale la comunità del Bangladesh: 815 unità nel 2003 secondo i dati Istat, salite a 1.100 in seguito alla regolarizzazione del Comune di Montecchio Maggiore del 2005. A Vicenza gli immigrati sono invece quasi 14 mila (12 % della popolazione). Sempre secondo i dati Istat, negli ultimi dieci anni nel Vicentino l'aumento di extracomunitari è stato del 476 %: nel 1994 erano circa 10 mila, mentre nel 2003 oltre 55 mila. «Nella scuola elementare di Villaggio Giardino ad Arzignano gli alunni stranieri nelle classi prime superano gli italiani. In media gli stranieri che frequentano l'istituto sono il 37 % del totale, mentre nelle altre scuole la media è più bassa e si attesta tra il 21 e il 23 % - spiegano i responsabili dello sportello - Il nostro territorio è composto da persone di diverse etnie e religioni».
Alle difficoltà di separarsi da un contesto dove si è nati e cresciuti, osservano, si aggiungono quelle legate al trasferimento e all'integrazione in un paese straniero. «Gli immigrati non sono solo braccia, ma persone a cui vanno riconosciuti pari diritti e dignità. Oggi è possibile avere un permesso di soggiorno solo con un lavoro regolare alle spalle e una casa. Molte agenzie immobiliari non affittano appartamenti ad extracomunitari. Difficile è anche accedere agli alloggi popolari. Per non parlare dei mesi necessari per il rinnovo di un permesso di soggiorno. Per un ricongiungimento familiare bisogna attendere anche due anni».

 

26 ottobre 2006 - Corriere Adriatico

Nella sede della RdB/Cub cerimonia d’apertura
Sportello per gli immigrati

Ancona - Entra in funzione questo pomeriggio alle 18 lo sportello unico di servizi ed informazioni rivolto a tutti gli immigrati allestito dalla RdB/Cub. L’ufficio si trova nella sede della rappresentanza sindacale di base in viaPiave 49/C. La novità è che per questo sportello di servizio ed ascolto si sono resi disponibili alcuni rappresentanti di varie nazionalità: Perù, Repubblica Dominicana, Cuba, Argentina, Ucraina, Filippine, Polonia, Cina, Senegal, Nigeria, Romania, Tunisia, Marocco, Bengladesh, Albania. Lo sportello si prefigge lo scopo di fornire agli immigrati sparsi sul territorio il supporto e le informazioni necessarie alla soluzione dei loro problemi, con particolare riguardo a permessi di soggiorno, rapporti con le Questure-Comuni-Ambasciate, Enti pubblici e privati; cittdinanza; ricongiungmenti familiari; domande per contributi sociali. Inoltre vengono fornite assistenza fiscale e tributaria; informazioni su affitti e locazioni e diritti dei lavoratori (malattia, infortuni, vertenze di lavoro). All’inaugurazione dello sportello sarà presente Nantchouang Bernard, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Bafoussam – Cameroun, il quale si è detto onorato, oltre che ad incontrare alcune delle autorità più rappresentative della nostra realtà economica e sociale, a presenziare all’inaugurazione dello sportello immigrati.

 

23 ottobre 2006 - Redattore Sociale

Chiedono di incontrare il sindaco i profughi africani
in cerca di asilo politico a Milano
Sono circa 200, tra cui 6 donne e alcuni bambini, arrivano da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan e dormono nell'ex struttura militare dismessa di viale Forlanini o a casa di amici. Oggi pomeriggio presidio davanti a Palazzo Marino

MILANO - Chiedono di incontrare il sindaco Moratti i profughi africani in cerca di asilo politico a Milano. Sono circa 200, tra cui 6 donne e alcuni bambini, arrivano da Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan e dormono nell'ex struttura militare dismessa di viale Forlanini o a casa di amici. Per oggi pomeriggio hanno organizzato un presidio davanti a Palazzo Marino, a partire dalle 16, e in comunicato stampa del Cub-Confederazione unitaria di base, riassumono la storia esemplare che li accomuna tutti.
"Siamo giovani ragazzi e ragazze profughi, provenienti da diversi paesi africani Eritrea, Etiopia, Somalia e Sudan, da poco arrivati in Italia, per chiedere asilo politico e protezione -scrivono-. Arriviamo da Paesi dove attualmente esistono pesanti realtà politiche, economiche e sociali, causate principalmente da guerre, dittature e conflitti interni. Per poter salvare la nostra vita da continue repressioni politiche, imprigionamenti, maltrattamenti e persecuzione, siamo stati forzati a dover abbandonare le nostre case ed i nostri cari, sradicati dalla nostra terra. Siamo partiti dal Sudan affrontando enormi sacrifici umani, umiliazioni e rischi personali. Siamo stati forzati ad attraversare il deserto del Sahara, con l'obbiettivo di arrivare in Libia, usando i più disperati mezzi di trasporto per affrontare un viaggio della durata di circa tre settimane con poca acqua ed un pugno di farina, costretti a dover assistere, durante il nostro tragitto, ad agghiaccianti immagini di tanti giovani che "non ce l"hanno fatta" e che sono rimasti lì, nel deserto, senza un nome ed una degna sepoltura. Chi ha avuto la forza e la fortuna è riuscito a raggiungere la Libia (paese non firmatario della Convenzione di Ginevra), dove in parecchi casi è stato costretto a patire continue umiliazioni ed incarcerazioni arbitrarie. I pochi 'fortunati', per poter sopravvivere, sono stati costretti a lavorare in condizioni disumane con il timore di essere arrestati e rispediti nei rispettivi paesi di provenienza, mentre la maggioranza di noi è stata forzata a sborsare ingenti somme di denaro a taglieggiatori per poter raggiungere l’Italia. Storie infinite di persone, per lo più giovani e ragazze madri con in braccio i propri figli, che spinti dalla disperazione abbiamo hanno scelto di salire in delle improvvisate carrette del mare per tentare di approdare nelle coste della Sicilia, mentre molti altri sfortunatamente 'non ce l’hanno fatta' e sono rimasti inghiottiti nel Mar Mediterraneo".
"Una volta arrivati in Italia - prosegue il comunicato -, tutti siamo stati portati nel Centro di accoglienza temporanea di Crotone, dove abbiamo fatto richiesta di riconoscimento dello 'status di asilo politico' alle Autorità Italiane, tramite la rappresentanza dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Profughi. Alla maggioranza è stato riconosciuto lo status di 'profughi per motivi umanitari' e consegnato un permesso di soggiorno della durata di un anno e a pochi altri quello 'politico' che dura due anni, seguito ad interviste rapide, in molti casi durati circa 5 minuti, senza la possibilità da parte nostra, di poter esporre le ragioni delle nostre richieste. Dopo una permanenza media di circa 4-6 settimane nel Centro di accoglienza, una volta che ci sono stati consegnati i "permessi di soggiorno", gli operatori del Centro ci hanno invitato ad andare via senza una precisa indicazione né riguardo il percorso che dovevamo seguire né un supporto economico per far fronte ai problemi della sussistenza giornaliera".
Alcuni di loro, tra 200 e 220 con un'età media di 22-23 anni, sono arrivati a Milano, dove la loro situazione è seguita dal Cub e dall'associazione degli Emigrati eritrei. "Sono arrivati in città a fine agosto, inizio settembre -dice il presidente dell'associazione Kidanè Michael, tra loro ci sono anche 6 donne, di cui 4 con bambini-. Finché faceva caldo si arrangiavano a dormire sulla piazza della Stazione, a porta Venezia o in luoghi dismessi come l'ex struttura militare di viale Forlanini,ora dismessa, dove alcuni di loro continuano a stare, tra cui una mamma con un bimbo di 7 anni. A chi di loro si è rivolto all'ufficio stranieri del Comune di Milano per chiedere alloggio nei rifugi dei poveri è stato sempre detto che non c'era posto. Poi ci sono gli intoppi burocratici -prosegue Michael-: per chiedere un luogo dove stare, a Milano bisogna avere il permesso di soggiorno della Questura e per ottenerlo bisogna avere una residenza o un punto d'appoggio dove dormire: se non c'è un luogo di dimora la burocrazia uccide il profugo. Tra questi ragazzi ci sono anche persone laureate, che con un piccolo aiuto ce la possono fare. Però occorre la volontà da parte delle istituzioni".
In quest'ottica, l'obiettivo del presidio di questo pomeriggio è mettere il loro caso all'attenzione dell'amministrazione pubblica. In particolare, si chiede l’applicazione delle norme riguardanti i richiedenti asilo politico, previste dalla legge approvata da Parlamento; il riconoscimento del pieno titolo dello status di profughi politici; un documento di viaggio che attesti il nostro status; l’assegnazione di luoghi dove poter alloggiare; un percorso che possa aiutare l'inserimento nella realtà del mondo del lavoro in Italia; l’opportunità di poter accedere a corsi di formazione e mandare a scuola i bambini.(ar)

8 ottobre 2006 - La Nazione

Presidio con la famiglia Chfouka

LUCCA — Un centinaio di persone al presidio di ieri di fronte alla stazione con la famiglia Chfouka e le oltre dieci persone che da giorni attuano uno sciopero della fame ad oltranza. All’arrivo del vice presidente del Senato, Milziade Caprili, Salah, i sindacati e le associazioni aderenti hanno raccontato la vicenda. Da ieri si è inoltre aperto un confronto tra questura e legale della famiglia anche se i rispettivi orientamenti sono ancora divergenti. Caprili, confermando che questa vicenda è un effetto perverso della Bossi-Fini, si è detto comunque impegnato a interessare il ministro degli Interni Amato perché sia trovata una soluzione. Intanto lo sciopero della fame continua, e da domani inizieranno anche Elena Storti, Rachele Carini e Donatella Frediani. Stasera a Palazzo Ducale presso la ex Corte d’Assise l’assemblea dal titolo «Insieme a Salah e alla sua famiglia». Ecco alcune delle nuove adesioni all’appello: Raffaella Mariani, Andrea Tagliasacchi, Mauro Meloni, Serena Mammini, Pablo Salazar, Osservatorio della Pace Capannori, Forum, Giovani Capannori, Commissione Provinciale Giovani Lucca, Coordinamento dei collettivi universitari Pisa, Federazione RdB-Cub, Centro Provinciale Sportivo Libertas, Master in Politiche dell’Incontro e Mediazione Culturale dell’Università Roma Tre, Rete Antirazzista e Officina Sociale di Venezia. Per aderire e-mail dirittichfouka@gmail.com

 

24 settembre 2006 - Corriere del Veneto

« Inefficaci i poli » Stranieri in piazza per i permessi

VICENZA — Ieri, in piazza c'erano anche loro. Sono tornati davanti alla questura, proprio sotto l'ufficio per l'immigrazione che, a detta degli stranieri rappresenta la fonte di tutti i problemi e i ritardi per il rinnovo del permesso di soggiorno.
Almeno duecento immigrati regolari in provincia hanno sfilato nel pomeriggio lungo via Mazzini e viale Milano contro quello che chiamano « razzismo amministrativo » . E, se appena venerdì il questore e i sindacati di Cgil, Cisl e Uil avevano promesso di impegnarsi per non chiudere i Poli provinciali decentrati dove si può avviare la pratica per il rinnovo del permesso, ieri i rappresentanti di Rdb Cub e del Coordinamento degli stranieri a Vicenza hanno chiesto la serrata degli stessi. « I poli non hanno nessun potere, nessuna utilità » . A dichiararlo Nirou Morteza del Coordinamento degli stranieri che ha evidenziato come « sia inutile recarsi in uno sportello dove si ottiene solo un foglio con scritto la data in cui presentarsi in questura » . Infatti, quando l'immigrato si presenta in uno dei sei uffici decentrati ( Vicenza, Arzignano, Bassano, Chiampo, Schio e Tezze) ottiene un appuntamento ( l'attesa è arrivata a quasi otto mesi) per andare all'ufficio di via Mazzini dove ritirare un cedolino prima del definitivo rinnovo. Il cedolino ha valore legale, ovvero permette all'immigrato di essere regolare in Italia, mentre il semplice appuntamento non dà nessuna garanzia. « E se in attesa della convocazione in questura il permesso scade, lo straniero rischia il posto di lavoro o di essere sfrattato » .
Secondo Morteza, il sistema burocratico adottato dalle autorità vicentine e l'impiego di troppo poco personale per le esigenze dei cittadini immigrati sta portando ad una veloce peggioramento del modo di accogliere i « nuovi vicentini ».(El.Rag.)

 

22 settembre 2006 - Il Gazzettino

L’ALTRA CITTÀ SI RIBELLA Domani alle 15.30, a due mesi dalla prima manifestazione, nuovo corteo promosso da Sportello Rdb/Cub e Coordinamento vicentino
La rabbia degli immigrati col lavoro e senza permesso
«Siamo esasperati dalla burocrazia vicentina che non applica ancora la circolare Amato». Protesta davanti alla Questura
di Enrico Sol

Vicenza - La manifestazione di protesta dello scorso luglio davanti alla Questura non ha dato i frutti sperati e così gli immigrati tornano a far sentire la loro voce, la voce ormai esausta di persone che da tempo ritengono di avere a che fare con una burocrazia inadeguata e discriminatoria. Tanti i motivi che hanno spinto lo sportello immigrati Rdb/Cub e il Coordinamento immigrati del Vicentino a organizzare la nuova protesta prevista per le 15.30 domani davanti alla Questura.
«Protestiamo contro i ritardi eccessivi nel rinnovo del permesso di soggiorno», dice il coordinatore degli immigrati Nirou Morteza. «Ci troviamo di fronte ad attese che rovinano la vita, che favoriscono il lavoro in nero e impediscono al lavoratore straniero di ricevere un prestito dalla banca». «Purtroppo i poli territoriali per le pratiche di rilascio si sono rivelati inutili», aggiunge Germano Raniero dell'Rdb/Cub. «In quegli uffici ci vorrebbero dei funzionari della Questura autorizzati a rilasciare i documenti. Disgraziatamente a Vicenza non viene presa in considerazione la circolare di Amato, la direttiva del Ministero dell'Interno che garantisce i diritti dello straniero che ha in corso il rinnovo del permesso di soggiorno. La circolare dice che nell'attesa che l'amministrazione porti a termine le procedure di rinnovo, l'immigrato può continuare a godere dei precedenti diritti previo rilascio di una ricevuta da parte dell'ufficio deputato al rinnovo».
«Se le forze dell'ordine non si fidano di qualcuno, facciano pure le indagini del caso, ma il permesso di soggiorno va dato perchè è necessario per vivere», precisa Morteza. «Se poi per qualche motivo il permesso non viene rinnovato, allora si presenta allo straniero il foglio di via». Altro tema significativo della protesta: il business delle agenzie di pratiche. Neanche questa è una novità. «Ci troviamo di fronte a vere e proprie corsie preferenziali che permettono a chi può spendere qualche centinaio di euro di ottenere il permesso di soggiorno in poco tempo», commentano Morteza e Raniero. «Lo Stato in materia non ha legiferato e quindi ci troviamo di fronte a una mancanza di trasparenza che favorisce l'illegalità».
Morteza ha inserito questi punti in una lettera diretta al Ministro dell'Interno in cui non manca di criticare la politica «assolutamente ostile e discriminatoria messa in atto dall'attuale amministrazione di centro-destra», una politica che «contribuisce a rendere ancora più pesante la condizione degli stranieri che già devono subire le conseguenze di una legge sull'immigrazione ostile e razzista». Ecco alcuni esempi portati da Morteza: «Il Comune di Vicenza è forse l'unico in Italia dove gli immigrati devono pagare un ticket di 5 euro per avere l'appuntamento con al Questura; lo stesso dicasi per la certificazione dell'idoneità dell'alloggio, che una volta fa era gratuita e adesso, dopo l'approvazione di una delibera, costa 78 euro; l'amministrazione comunale aveva recentemente deliberato di introdurre tra i criteri di assegnazione degli alloggi popolari quello della residenzialità, offrendo così un punteggio supplementare ai residenti da oltre 25 anni. Una pronuncia del Tar ha quindi bocciato questa delibera ma il solo fatto che fosse stata approvata la dice lunga sulla volontà politica di questa giunta».
Tornando alla manifestazione di domani, il corteo dovrebbe muoversi da viale Mazzini verso viale Milano e stazione per poi fare ritorno davanti alla Questura dove si terranno comizi ed esibizioni musicali fino a tarda sera.

 

22 settembre 2006 - Il Giornale di Vicenza

Domani la manifestazione degli stranieri per protestare contro i tempi per ottenere il documento
«Il business dei permessi nelle mani delle agenzie»
Le associazioni immigrati: «Chi non paga aspetta sette mesi»
di Eugenio Marzotto

Vicenza - I ritardi per ottenere il permesso di soggiorno, varrebbero per molti ma non per tutti. In questura per alcuni ci sarebbero delle corsie preferenziali che evitano i sei, sette mesi per ottenere il documento.
L’accusa arriva dal Coordinamento delle associazioni immigrate e dagli Rdb-Cub vicentini che denunciano come in città, «stanno proliferando agenzie che promettono il permesso in tempi brevi, pagando fino a mille euro per il servizio. Si tratta di un vero e proprio business dei permessi di soggiorno».
Della questione è stato chiamato in causa anche il ministro dell’Interno Giuliano Amato, a cui il Coordinamento degli immigrati ha scritto una lettera dove si denunciano i ritardi e le presunte irregolarità.
Una ventina di firme, in rappresentanza delle tante nazionalità presenti a Vicenza, sottoscrivono il testo spedito a Roma: «La questura è intasata ogni giorno da centinaia di immigrati di tutte le età, ma i mediatori delle agenzie di pratiche godono di una corsia privilegiata. Non solo questi personaggi ottengono rapidamente il disbrigo delle pratiche dei loro clienti - si legge nella lettera indirizzata ad Amato - , ma si aggirano in questura facendo pubblicità delle loro attività, spingendo tutta una massa di disperati e di sprovveduti a pagare ciò che sarebbe loro diritto ottenere gratuitamente».
È solo l’ultima in ordine di tempo, delle rivendicazioni delle varie associazioni immigrati sparse sul territorio che da mesi puntano il dito sui ritardi per ottenere il permesso di soggiorno.
«Non è possibile attendere fino a sette, otto mesi per vedere rinnovato un documento che ha una validità limitata nel tempo. L’attesa del rinnovo - spiega Nirou Morteza - non ci permette di stipulare un contratto di lavoro o casa, senza contare che le banche in queste situazioni non accendono mutui o fanno prestiti».
Questi, insieme ad altre rivendicazioni, i motivi della manifestazione indetta dal Coordinamento e sportello immigrati Rdb Cub Vicenza, che si terrà domani alle 15,30 davanti alla questura. Il corteo attraverserà viale Mazzini, viale Milano per poi tornare nell’area verde della questura.
Tra gli immigrati che sfileranno, molti denunceranno i casi limite presenti in giro per la provincia. Come quello di un lavoratore marocchino che lavora a Vicenza dal 2004 e che da due anni attende il permesso di soggiorno definitivo. «Finora solo proroghe - spiega Morteza - appuntamenti a sette mesi e poi ancora appuntamenti. Così ci si deve accontentare del documento sostitutivo rilasciato dalla questura, ma che in realtà non risolve lo stato di precarietà dell’immigrato».
E poi il problema della brevissima durata dei permessi di soggiorno: «Molto spesso lavoratori a tempo determinato attivi da oltre 10 anni si vedono rilasciare permessi di soggiorno di pochi mesi. Così, un immigrato con un contratto di lavoro di quattro mesi che si presenterà domani all’ufficio appuntamenti del Comune, avendo il permesso di soggiorno in scadenza tra un mese, si vedrà assegnare un appuntamento ad aprile».
La conseguenza immediata è il proliferare del lavoro nero, secondo il Coordinamento dell’associazione immigrati che avverte: «Finchè non si risolveranno questi problemi non smetteremo di protestare».
Una soluzione ci sarebbe, secondo i Cub e gli immigrati, ossia potenziare i Poli degli stranieri, i sette sportelli sparsi per la provincia che hanno la funzione di raccogliere le domande degli stranieri, prima di avviare la pratica.
«Basterebbe - attacca Morteza - che i Poli avessero la stessa funzione della questura, con un addetto in grado di fornire il permesso di soggiorno, anzichè raccogliere le domande e trasferirle a Vicenza. Di questo problema interesseremo anche i Comuni».

 

20 settembre 2006 - Il Gazzettino

OCCUPAZIONE I sindacati registrano una forte crescita della domanda per lavori poco qualificati
Immigrati destinati a selezionare i rifiuti Ma fioriscono le piccole ditte di stranieri
di Laura Lorenzini

Bassano - Badanti, lavoratori del settore edile oppure operai nelle fonderie, nelle concerie, nelle acciaierie. Dove si lavora di notte, di domenica, a Natale e Pasqua e dove ci si sporcano le mani e la sera si crolla a letto, senza più voglia di far niente. I nuovi immigrati in arrivo andranno a fare tutti i lavori di fatica che i nostri giovani disdegnano. Un bisogno sociale e non un lasciapassare di marca buonista secondo i sindacati, che spiegano così la nuova ondata di extracomunitari prevista dal decreto flussi, che dovrebbe portare ventimila nuovi stranieri nel Vicentino e un paio di migliaia nel Bassanese.
Una richiesta che arriva dalle nostre aziende che hanno bisogno di lavoratori spesso flessibili, legati a particolari cicli produttivi o a mansioni stagionali, ma a volte anche fissi, soprattutto nelle lavorazioni a ciclo continuo che prevedono turni notturni e festivi. Buona parte degli immigrati inseriti nella quota sono comunque clandestini, come le badanti, che già lavorano nel mercato sommerso e ora hanno l'occasione di venire «regolarizzati» con quella che non a caso qualcuno, come l'assessore regionale Elena Donazzan, ha definito «sanatoria cammuffata».
Giuseppe Ceola, che si occupa di immigrati per il sindacato autonomo Rdb-cub, spiega che buona parte degli stranieri in arrivo sarà destinata a ricoprire mansioni faticose, sporche e poco tutelate, come ad esempio quelle di selezione di rifiuti nelle discariche. Oppure usuranti come nelle acciaierie, a contatto ore e ore negli altiforni.«Le aziende li richiedono perché costano poco e sono disponibili a fare tutto. Sono poco tutelati, non conoscono la lingua e sono molto ricattabili. Nelle imprese edili, ad esempio, se uno straniero subisce un infortunio e lo denuncia viene automaticamente lasciato a casa.Questo accade soprattutto nelle piccole realtà, dove si manda la gente sulle tavole con i chiodi senza le scarpe adatte, oppure sulle impalcature senza protezioni. Ma uno rischia di essere lasciato a casa anche se protesta per il mancato adeguamento salariale. Alla fine, insomma, gli extracomunitari fanno comodo: hanno solo il diritto di lavorare. Per il resto sono trattati come gli ultimi, come i nostri vecchi emigranti».
Alberto Bordignon, dall'Associazione artigiani di Vicenza, riferisce che molte delle richieste nel ramo edile arrivano da piccoli imprenditori stranieri, che sono riusciti a mettere in piedi un lavoro autonomo sul territorio: «Molte imprese hanno proprietari di area balcanica, che cercano di far arrivare in Italia propri connazionali, parenti o amici». Un'altra fetta di domande di manodopera riguarda lavori stagionali, prevalenti nel ramo turistico. Quindi l'esercito di badanti: «Molte di loro sono irregolari che già lavorano o hanno lavorato per l'azienda o la famiglia che le richiede. Magari clandestine assunte in situazioni di emergenza oppure persone con permesso turistico che hanno trovato impiego».
Il meccanismo dei flussi, secondo lui, andrebbe ripensato perché poco filtrante e rispondente dei reali bisogni: «Adesso accade che le aziende presentano domanda, dopodiché lo Stato chiede di verificare le possibili alternative sul campo, cioé l'utilizzo di persone che risultano disoccupate negli uffici impiego. Dovrebbe invece accadere il contrario: cioé prima la verifica, quindi la ricerca delle figure che non ci sono. Con il sistema attuale chi ha presentato la domanda, anche se poi dovesse trovare disoccupati disponibili, va avanti per la strada intrapresa, cioé quella di reperire lavoratori all'estero».

 

16 settembre 2006 - La Gazzetta del Mezzogiorno

Da Palese in città, all'addiaccio. «Il Ferrhotel è strapieno»
Rifugiati allo sbando arrivano gli ispettori
di Gianluigi De Vito

Bari - «Siamo di nuovo pienissimi, ne sono arrivati 15 dalla roulottopoli nella notte tra mercoledì e giovedì. Ma non c'è più un posto qui al Ferrohotel. Ormani è emergenza continua. Gli ultimi che hanno chiesto di dormire sono giovani soli, tra di loro anche due coppie. E come gli altri, girano tutto il giorno in città, soprattutto attorno alla stazione, senza un euro in tasca. Mangiano alla mensa del Caps, lì si fanno la doccia e poi vanno in giro. Quelli più fortunati che riescono a racimolare da qualche connazionale un po' di soldi fanno un biglietto e vanno via in cerca di fortuna. La maggior parte di loro ha un permesso di soggiorno per motivi umanitari, ma non l'asilo politico»: è amaro lo sfogo di Chaib Chtiwi, marocchino con cittadinanza italiana, attivista dello Sportello diritti della Rappresentanza di base e operatore nel dormitorio vicino alla stazione. Sono parole, le sue, che confermano come la situazione non sia cambiata da agosto ad ora e che c'è più di qualcosa che non va nell'ingranaggio che dovrebbe far funzionare la seconda accoglienza, e cioè quella che scatta quando gli immigrati lasciano il Centro di prima accoglienza di Palese (Cpa) avendo in tasca o l'asilo politico (pochissimi) o un permesso di soggiorno per motivi umanitari (la maggior parte). In realtà, l'ingranaggio dovrebbe scattare anche per chi ha ricevuto il diniego dell'asilo perché è un provvedimento che può essere impugnato davanti al giudice, a patto che il migrante sappia a chi rivolgersi in modo da potere ottenere la tutela legale nel procedimento da avviare. Ed è soprattutto per questo, e cioè per dare informazioni su permessi di soggiorno, servizi sul territorio, assistenza sanitaria, corsi di alfabetizzazione e altro, che è stato attivato lo sportello di strada su iniziativa dell'assessore all'Accoglienza, Pasquale Martino Lo hanno attivato nel gazebo del Piazzale Ovest della Stazione centrale gli operatori delle associazioni Arci,. Etnie e Gruppo Lavoro Rifugiati. E funziona ogni martedì e mercoledì dalle 9 alle 12 e ogni giovedì dalle 15 alle 18, ma senza che gli operatori delle associazioni percepiscano un contributo nemmeno per le spese del materiale informativo. A proposito di materiale, gli operatori dello sportello di strada diffondendo la locandina «Se cerchi protezione hai un buon numero di diritti», col numero verde, gratuito, 800 905 570. Parallelamente allo sportello di strada è stato attivato in prefettura un Coordinamento di lavoro che faccia da raccordo tra la roulottopoli gestita dalla Croce Rossa e le esigenze dei migranti usciti dal campo di Palese. Del coordinamento fanno parte Croce Rossa, Caritas e Provincia, ma non le tre associazioni dello sportello di strada perché addebitano la situazione di sbando nella quale si vengono a trovare i migranti usciti da Palese alla cattiva conduzione dei servizi di orientamento e tutela all'interno della roulottopoli. Ed è per questo che hanno chiesto di entrare nel centro di prima accoglienza e di affiancare la Croce Rossa nell'orientamento e tutela. Richiesta che il prefetto ha bocciato anche perché le vecchie indicazioni ministeriali parlano chiaro: c'è un contratto di gestione che prevede che quei servizi siano espletati dall'ente gestore, dunque dalla Croce Rossa. Che da Palese continuino ad essere pochissime (l'ultima famiglia è una coppia di iraniani) le persone mandate nella strutture di seconda accoglienza, che pure sono attive, e moltissime, invece, quelle che escono senza sapere che cosa fare e dove andare, la dice lunga sul fatto che il raccordo tra roulottopoli e mondo esterno evidentemente non c'è. Dopodomani arrivano gli ispettori governativi, inviati dal ministro dell'Interno, Giuliano Amato per fotografare la situazione dei Centri di permanenza temporanea (saranno al San Paolo), i Centri di prima accoglienza (visiteranno Palese) e i Centri di identificazione (andranno anche a Borgo Mezzanone vicino a Foggia e a Brindisi). Gli ispettori, tra i quali rappresentanti di organizzazioni indipendenti, verificheranno tutto. E avranno anche il compito di accertare se corrispondono a verità le voci in base alle quali nelle ultime ore, proprio per evitare che all'esterno, e cioè in città, si veda la presenza massiccia dei migranti allo sbando, venga consentito, specie a chi ha avuto il diniego, il rientro nella roulottopoli per trascorrere la notte non all'addiaccio. Sono solo voci, ma vere o false che siano confermano come la questione rifugiati, Bari, in tutte le sue componenti, non è in grado di affrontarla in maniera strutturale. Salvo fare appello al volontariato delle solite associazioni.

 

16 settembre 2006 - Il Mattino di Padova

«RAZZISMO STOP» BOCCIA IL PROGETTO
«Ma questa idea della giunta è solo una grossa farsa»

Padova - «No al consigliere immigrato aggiunto». E’ quanto sostengono Adl Invisibili e Associazione Razzismo stop, che spiegano la loro posizione. «Il consiglio comunale di Padova ha votato nell’ultima seduta - spiegano i portavoce dell’associazione - una delibera che prevede la costituzione di un organismo che si chiamerà «Commissione di rappresentanza dei cittadini stranieri» che altro non è che una vera e propria truffa attuata nei confronti prima di tutto dei cittadini stranieri, ma anche dei padovani, in quanto si vuole far credere che si sta creando una forma innovativa di rappresentanza dei migranti, mentre siamo in presenza di una vergognosa cooptazione di persone straniere in un qualcosa che è il nulla e che questo nulla nominerà un consigliere aggiunto che potrà solo aprire bocca in consiglio».
«Già dieci anni fa - continuano Razzismo Stop e Invisibili - la precedente giunta Zanonato aveva partorito, dopo comunque una reale competizione elettorale, la creazione del consiglio delle comunità straniere che nominò a sua volta il consigliere aggiunto. Il limite di quella esperienza fu che a questo consiglio non venne data una sede, non vennero dati fondi e diventò semplicemente una specie di bandierina da sventolare per dare lustro all’allora assessore agli Interventi sociali. Oltre che a Padova, ci furono alcune altre esperienze di consiglieri aggiunti in altre parti del Paese che ebbero comunque il merito di sollevare il dibattito».
«A partire dal 2000 - dice sempre Razzismo Stop - alcuni Comuni tra cui Genova, Ancona, Venezia e altri cominciarono ad avviare un lavoro volto a modificare gli statuti dei comuni per dare il voto agli immigrati. A tutt’oggi nessun comune ha potuto procedere alla realizzazione di questi intenti, perché gli organismi nazionali di controllo hanno bocciato le modifiche degli statuti e, per ultimo, il Governo ha annullato tutte le delibere in materia di diritto al voto».
«Ciò premesso - si chiede l’associazione che sostiene gli immigrati - può avere ancora un senso oggi la creazione di organismi siffatti? Già c’è da dire che comunque la riproposizione oggi di organismi di rappresentanza, anche fatti con meccanismi elettivi, sarebbe quantomeno anacronistica. Quello che sta facendo questa amministrazione è il peggio del peggio di quanto si sia mai visto. Come si fa a concepire un organismo che sarà composto da persone nominate dal consiglio comunale, dai sindacati, dalla Camera di Commercio, dalla Diocesi, dall’Università e da alcune associazioni? Sarà solo una grande farsa gestita dalle corporazioni».

 

15 settembre 2006 - Il Gazzettino

NODO CASA Il Tribunale amministrativo regionale ha dato ragione al Sunia che contestava il vincolo della residenza lunga voluto dal Comune
Il Tar cancella la "delibera dei 25 anni"
Per il Sindacato inquilini è stato in questo modo scongiurato di fatto lo stop all’accesso agli alloggi Erp di famiglie disagiate
di Roberto Cervellin

Vicenza - Il calcolo dei punteggi in materia di edilizia residenziale pubblica (erp) che favorisce chi risiede nella provincia di Vicenza da almeno 25 anni? «È un criterio estraneo ai principi della normativa regionale, la quale mira a garantire che gli alloggi vengano attribuiti a nuclei con disagio abitativo e familiare o in difficoltà economiche. Nessun riferimento è fatto al periodo di residenza maturato dai possibili assegnatari». Con questa motivazione il Tar ha accolto il ricorso del Sunia, sindacato degli inquilini, contro la delibera del Comune di Vicenza, che aveva introdotto punteggi speciali per chi risiede nella provincia di Vicenza da almeno 25 anni. A illustrarla ieri il segretario provinciale del Sunia Fulvio Rebesani, Germano Raniero e Morteza Nirou dell'Unione inquilini delle Rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub. L'assessore agli Interventi sociali del Comune Davide Piazza replica che non solo sarà stralciata la parte della delibera bocciata ma che sarà aperta una "finestra" per coloro che non avevano presentato la domanda di alloggio perché temevano di avere pochi anni di residenza.
Rebesani ha spiegato che «la delibera discriminava in particolare gli stranieri» e che la battaglia era più sulla legittimità della questione che sui contenuti. Nella sentenza i giudici parlano di «illegittimità dei provvedimenti impugnati» e dell'«loro annullamento limitatamente alla prescrizione censurata». Secondo il Tar, quello della residenza è contemplato dalla legge regionale «quale requisito per l'accesso all'erp e non per l'assegnazione dei punti utili per la collocazione della graduatoria«. Hanno commentato ancora i sindacalisti: «L'assurdità della delibera è dimostrata dal fatto che il Comune di Vicenza è stato condannato a pagare le spese legali per un importo di 2 mila euro. Ribadiamo la necessità di recuperare le aree dismesse».
Per l'assessore Piazza era opportuno stabilire delle priorità: «Uno straniero di 35 anni ha possibilità di riscatto sociale diverse da un anziano. Ci sono comuni importanti come Treviso che hanno adottato la delibera senza problemi. E la Regione ha dato ai comuni la possibilità di assegnare 8 punti per proprie finalità». E sulla politica della casa annuncia nuovi progetti: «Riformuleremo il "Piano abitare". L'assegnazione di 90 alloggi con un contributo, per ogni inquilino, di 8 mila euro da detrarre dall'affitto, ha funzionato: abbiamo sbloccato abitazioni che sarebbe stato difficile consegnare. Non accetto critiche demagogiche. L'Ufficio casa ha fatto il massimo di quanto era nelle sua possibilità».

 

15 settembre 2006 - Il Giornale di Vicenza/L'Arena/Brescia Oggi

Dopo il sì dei giudici al ricorso del sindacato inquilini
E il Sunia canta vittoria «Via il bando razzista»

Vicenza - (m. e. b.) «La sentenza del Tar è un grande risultato e un riconoscimento dell’infondatezza della delibera del Comune, in palese violazione della legge regionale e delle norme europee e che è stato commesso un abuso macroscopico, ancora più grave perché perpetrato da un ente locale. Un’assurdità sottolineata anche dal fatto che il Comune è stato condannato a pagare le spese legali, cosa che raramente accade».
Cantano vittoria Sunia (il sidacato di inquilini e assegnatari), Rdb-Cub e ufficio immigrati per la recente sentenza del tribunale amministrativo regionale che ha ritenuto illegittima la delibera relativa all’introduzione del "principio della territorialità", che attribuiva quattro punti alle persone residenti in provincia da almeno 25 anni, nella graduatoria per l’assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, accogliendo il ricorso presentato proprio dal Sunia.
A commentare ieri la vittoria contro «un bando razzista che discriminava non solo gli stranieri, ma anche i giovani e i lavoratori provenienti da altre regioni» sono stati ieri Fulvio Rebesani, segretario provinciale del Sunia, Germano Raniero, segretario provinciale di Rdb-Cub e Morteza Nirou, dello sportello stranieri. Che sono poi subito passati all’attacco.
«È inutile - spiega infatti Raniero - che l’assessore al sociale Davide Piazza dica che il bando favoriva gli anziani, che sono già in una graduatoria a parte. Deve piuttosto costruire alloggi. Dove sono finiti i 500 che aveva promesso? E bisogna finirla con la storia degli immigrati che portano via le case agli italiani, perché nell’ultimo bando su 120 alloggi (già il numero è una vergogna) quelli assegnati agli immigrati sono stati pochissimi».
«Per gli stranieri, anzi, - sottolinea Nirou - la consulta regionale immigrazione, destina ogni anno fondi ai Comuni. Dove vanno a finire»? Anche il Sunia chiede poi che «siano costruiti 400 nuovi alloggi Erp nelle aree dismesse». «Attualmente, invece - continua Raniero - con 20 punti non arrivi ad avere una casa anche se vivi in condizioni peggiori di quelle di Beirut. Piazza vada a verificare invece di lanciare diktat».

 

12 settembre 2006 - Redattore Sociale

Nomadi
Proteste vane. E' suonata la campanella per la scuola di soli rom e sinti
E' ripartita per il secondo anno consecutivo a Villanova Marchesana (Ro); l'Opera Nomadi: ''Siamo sconfitti, ma dovrebbe esserlo anche la 'società civile''

ROVIGO - E' suonata oggi la campanella della scuola di Villanova Marchesana, l'unica in Italia a tenere aperta un’elementare per soli 19 alunni, tutti di origine rom e sinti. Sono quindi cominciate ufficialmente le lezioni di quella che in città è stata definita dall'Opera Nomadi di Rovigo "scuola-ghetto", nonostante le manifestazioni organizzate sabato scorso davanti al Comune di Marchesana e di fronte al Csa (ex Provveditorato) di Rovigo, e nonostante la lettera inviata al Prefetto in cui diverse associazioni (Immigrati in Polesine, Forum polesano per la pace, Biancoenero, i Verdi e Adl Cobas di Rovigo) chiedevano la chiusura della scuola e la redistribuzione a piccoli gruppi degli alunni nelle classi dei paesi vicini. E proprio alla vigilia del ritorno sui banchi di scuola è arrivata la risposta del Prefetto: "non posso intervenire e non ho competenza", ha risposto. E il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, presieduto dal Prefetto stesso? "E' una questione che bisogna mettere all’ordine del giorno - ha aggiunto il rappresentate del Governo in Polesine -, poi si vedrà; ma abbiamo cose più importanti da fare".
Così la scuola di Villanova Marchesana è ripartita, per il secondo anno consecutivo: "siamo sconfitti come Opera Nomadi - ha sottolineato l'associazione impegnata nella tutela dei diritti dei rom e dei sinti -, ma dovrebbe esserlo anche la 'società civile': restano profondamente segnati, nel corpo e nell'anima, gli alunni rom di Villanova, portatori di quale futuro?". Opera Nomadi aveva infatti presentato al Prefetto un progetto preciso per la chiusura della scuola e l'integrazione dei ragazzini in altre: smistare i bambini rom nelle classi, peraltro già multietniche, di Crespino (paese poco distante da Villanova Marchesana) e investire i 15.000 euro che servono a mandarla avanti in progetti di mediazione culturale, in corsi di formazione per insegnanti e in interventi di integrazione sociale. Il progetto è stato però ostacolato anche dal Sindaco della città, Ilario Pizzi, che nei giorni scorsi ha sottolineato come i bambini rom abbiano esigenze diverse da quelle degli italiani: "conoscono meno bene la lingua parlata - ha detto - e non hanno una grossa tradizione culturale scritta. La classe omogenea può aiutarli maggiormente nell’apprendimento, in quanto gli insegnanti sono tutti per loro. E poi, se anche quest’anno i genitori rom hanno iscritto i propri figli alle elementari di Villanova, e non in altre scuole, il dovere dell’amministrazione è comunque quello di garantire la continuità dell’istruzione". (en)

 

1 settembre 2006 - Il Gazzettino

INTEGRAZIONE Lo Sportello Immigrati denuncia l’eccessivo tempo necessario in questura per rinnovare il documento di soggiorno
«Sette mesi d'attesa per il permesso»
Morteza Nirou, sindacalista Rdb-cub: «Molti extracomunitari così perdono il lavoro»

Vicenza - (r.c.) «Gli stranieri stanno vivendo una situazione di grave disagio. Per avere un appuntamento con la questura per una pratica qualsiasi devono attendere fino a sette mesi, mentre ci sono agenzie private che, a pagamento, effettuano le operazioni in pochi giorni. Tutto questo si sta ripercuotendo sulla loro vita privata. Molti vengono licenziati e sono costretti a lavorare in nero». La denuncia è di Morteza Nirou, iraniano, sindacalista dello sportello Area immigrati di Rdb-Cub. Una denuncia contro le attese per il rinnovo dei permessi di soggiorno degli immigrati che risiedono in città e provincia. Immigrati che ormai hanno raggiunto quota 65mila unità, cioè l'8 per cento dei vicentini. Di questi, quasi 14mila vivono nel capoluogo (12 per cento della popolazione). «Le attese per i permessi compromettono la posizione lavorativa degli immigrati perché una volta pronto il documento, scade contratto di lavoro. Il risultato? Ci sono stranieri che perdono l'attività e si rivolgono al lavoro nero», prosegue Nirou. «Ho segnalato il problema agli organi competenti, anche perché si crea un danno allo Stato in quanto si va contro la legalità. Esistono corsie preferenziali riservate a chi si rivolge alle agenzie private, le quali per un servizio chiedono fino a mille euro». Soluzioni? Nirou non ha dubbi: «Il permesso di soggiorno dovrebbe essere rinnovato almeno per un anno, così l'immigrato potrebbe gestirsi meglio. La Bossi-Fini ha intasato gli sportelli della questura perché lo straniero è costretto a rinnovarlo spesso». Il sindacalista delle Rdb-Cub non esclude nuovi sit-in per sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema ritardi: «Presto incontrerò altri rappresentanti degli immigrati locali per parlare della questione». Tra i problemi da risolvere, sottolinea ancora Nirou, c'è quello dei 6 uffici immigrati di città e provincia, i Poli di segretariato sociale, che con ogni probabilità chiuderanno i battenti entro fine anno a beneficio di Poste e Caf. Conclude il sindacalista: «Sarebbe meglio che il servizio fosse gestito direttamente dalla questura».

 

30 agosto 2006 - Il Gazzettino

DECRETO FLUSSI
Oltre novemila domande per duemila quote assegnate a Vicenza. Le critiche di Rdb-Cub
Ceola: «Tante promesse, nessun risultato»
di Laura Pilastro

Vicenza - Decreto flussi: sono state oltre novemila le domande di assunzione inoltrate dai cittadini extracomunitari presenti in provincia di Vicenza, a fronte di duemila quote assegnate. È quanto emerge dai dati forniti dallo sportello unico per l'immigrazione della Prefettura di Vicenza. «Dobbiamo permettere agli immigrati di uscire da quel mondo dove non sei nessuno»: Giuseppe Ceola, dello sportello immigrazione Rdb Cub, si riferisce alle migliaia di lavoratori stranieri che non rientrano nelle quote assegnate alla provincia di Vicenza in base al decreto flussi 2006.
«Purtroppo come sempre quando c'è un decreto flussi, la quota assegnata è sempre inferiore alle reali richieste dei datori di lavoro, che chiedono sempre più lavoratori stagionali perché hanno bisogno di manodopera. La cosa grave è che nessuno ha ancora visto niente. Avevano promesso che avrebbero pubblicato i dati in rete, ma ancora non c'è nulla. Coloro che aspettano il permesso di soggiorno, non sanno nemmeno se questo è stato loro accordato. Per non parlare di quelli che attendono il rinnovo del permesso. Ieri sono venute da me un paio di persone che l'hanno richiesto più di sei mesi fa e nel frattempo hanno grossi problemi a regolarizzare il lavoro che stanno svolgendo». E in riferimento alla protesta legata alle lungaggini burocratiche dei rinnovi, esplosa recentemente nel mondo dell'immigrazione, Ceola aggiunge: «Il Prefetto aveva promesso che avrebbe fatto rilasciare una carta sostitutiva per i lavoratori stranieri in attesa del rinnovo, ma poi non l'ha fatto. Così come era stato promesso un intervento per risolvere il problema delle donne incinte o con bambini piccoli costrette ad attendere in fila per ore davanti agli sportelli della questura. Anche in questo caso non si è fatto nulla. È svilente vedere tutto questo».
Che ne sarà dei lavoratori immigrati che non hanno ottenuto il permesso? «Ora stiamo a vedere cosa fa il governo, che aveva promesso con una sanatoria, di regolarizzare tutte le domande pervenute. Altrimenti vorrà dire che gli stranieri si troveranno nel solito limbo, in cui non sanno se sono carne o pesce, se devono emergere o devono stare nascosti». Il rappresentante del sindacato autonomo conclude: «La maggior parte di loro è gente che lavora. Per questo bisognerebbe permettere loro di emergere e uscire di casa senza problemi. E poi pensiamoci bene, uscire allo scoperto per questi lavoratori, significa entrare pienamente nella società e diventare anche consumatori. Va da sé che questo agevolerebbe anche il mondo economico».

LA STORIA
«La gioia di avere il permesso»
Saqib, 31 anni, pakistano, racconta la sua odissea: da irregolare a straniero rispettato

Vicenza - (la.p.) Ogni giorno costruisce la propria integrazione e mette l'esperienza a servizio degli altri. Saqib Nazir, volontario dello sportello immigrazione di Rdb Cub, viene dal Pakistan e vive in Italia da dieci anni. Saqib, che ha 31 anni e lavora come addetto al controllo numerico in una azienda di Tavernelle, è un esempio di immigrato ben inserito in Italia e a Vicenza. «In questo tempo trascorso qui ho sempre lavorato e sempre ho tenuto fermo il mio comportamento verso i cittadini italiani e verso coloro che di volta in volta mi hanno dato lavoro: grande lealtà e rispetto. Ci tengo a dirlo perché se una persona è onesta lo è sia che abbia il permesso di soggiorno sia che ne sia sprovvisto». E il suo pensiero va ai novemila immigrati in provincia di Vicenza in attesa di conoscere il proprio destino, legato ai flussi di ingresso stabiliti dal governo per il capoluogo berico.
Prima di lasciare la sua terra d'origine, Saqib era iscritto alla facoltà di matematica. Ben presto però il desiderio di un futuro migliore lo porta a lasciare gli studi e a trasferirsi, fiducioso di migliorare la propria vita e quella della famiglia. Prima in Russia (ottenere il visto turistico per quella destinazione era una operazione semplice). «Conobbi gente diversa per colore e cultura. Ma mi accorsi che la vita lì non offriva molte prospettive». La decisione di partire per l'Italia è quasi automatica. Quattordici giorni di navigazione dalla Georgia fino alle coste italiane, superando la fame, la sete e le difficoltà date dalle pessime condizioni igieniche («Eravamo stipati come pecore»). Sbarcato a Roma, trova lavoro come operaio nella campagna capitolina. «Grazie alla famiglia che mi diede il lavoro, riuscii a ottenere il permesso di soggiorno. Finalmente potevo girare senza paura, con i documenti in regola». Dopo un periodo trascorso a Brescia, «mi trasferii a Vicenza, dove oggi vivo e aspetto che mia moglie e i miei due figli si ricongiungano a me nell'appartamento che ho appena preso e che sto preparando per la mia famiglia. Qui a Vicenza, Dio mi ha dato un'altra occasione. Avevo sempre avuto il desederio di dare una mano a chi ha bisogno di aiuto. Adesso tutto il tempo libero che ho lo dedico allo sportello Rdb Cub. In Italia ho potuto imparare molte cose che non avrei potuto imparare in Pakistan. È come se fossi nato due volte. Oggi posso prendere il meglio della cultura locale e il meglio della mia cultura d'origine, conosco due organizzazioni di vita pubblica e privata. Posso prendere il meglio anche delle religioni, la musulmana e quelle locali».

 

30 agosto 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

Ieri il Comitato per l'ordine e la sicurezza sul caso dei «bivacchi» di chi non sa dove andare. Emiliano: con quali fondi far fronte?
Immigrati, il sindaco lancia l'Sos
Riunione in Prefettura. «Il Ministero ora ci dica cosa fare con loro»

Bari - Emergenza immigrati: sono un centinaio quelli che vagano per la città, senza sapere dove dormire e dove mangiare. «Il ministero degli interni e la presidenza del consiglio dei ministri devono chiarire con quali fondi i Comuni devono far fronte alla presenza nelle loro città di immigrati che, ottenuto il permesso umanitario, sono costretti a lasciare i Cpa», ha detto il sindaco Michele Emiliano, che ieri ha partecipato a una riunione del Comitato per l'ordine e la sicurezza che lui stesso aveva sollecitato, con una lettera al prefetto di Bari, Carlo Schilardi, per affrontare la questione di numerosi immigrati che bivaccano da giorni in città. Si tratta di un centinaio di africani che, dopo aver lasciato il centro di accoglienza allestito da diversi anni nell'aeroporto militare di Palese, da qualche giorno stazionano nel centro di Bari. Non hanno soldi per vivere e neanche per acquistare un biglietto per raggiungere parenti o per ritornare nei loro Paesi. Nelle ultime settimane, sono stati 117 gli immigrati che hanno ottenuto dalla commissione ad hoc un «permesso umanitario» e 113 quelli che hanno avuto l'intimazione ad andar via dall' Italia entro 15 giorni. «La legge Bossi-Fini tra i vari difetti che presenta - ha detto Emiliano - ne ha uno importante che abbiamo esposto al Comitato: quello della ingestibilità della situazione di chi pur non avendo avuto il cosiddetto asilo, viene comunque ospitato nel nostro Paese per motivi umanitari. Queste persone vengono ritenute legalmente presenti sul territorio nazionale, possono girare per l' Europa ma non hanno nessun tipo di "avviamento" alla vita nel nostro Paese e quindi, come sta accadendo in questi giorni a Bari, si accampano, sono vittime di gang urbane, possono essere utilizzate da criminali che intendono usarle per commettere reati e possono avere tutte le disavventure che normalmente possono accadere nelle metropoli, soprattutto d' estate e soprattutto quando non si è sufficientemente a conoscenza del nostro modo di vivere». «Si tratta di persone - ha aggiunto Emiliano - che non sanno dove andare se si ammalano, non sanno dove andare a mangiare e a dormire». Emiliano ha chiarito che il Comune non ha competenze in materia e può intervenire solo sulla base di direttive precise che il ministero dell'Interno e le prefetture devono diramare, chiarendo anche quali sono le risorse disponibili per affrontare questo tipo di problema. Dovevano essere attivati i centri «Pna» (Programma nazionale asilo) ma i posti risultano finora insufficienti. «Vogliamo - dice Emiliano - istruzioni precise e solo sulla base di queste indicazioni potremo risolvere un problema che per la cittadinanza può diventare molto serio». Il sindaco di Bari ha inoltre precisato che il Comune «non può dar vita ad una struttura ricettiva alternativa a quella del Cpa di Bari-Palese per titolari di permesso umanitario se il Prefetto non ce lo prescrive». Per il momento, pertanto, il Comune di Bari provvederà a sensibilizzare i suoi uffici e le associazioni di volontariato affinchè agli immigrati sia dato «almeno un orientamento, per evitare che siano vittime di aggressioni, sfottò, ingiurie razziste». Com'è noto, una volta giunti nel Centro di prima accoglienza - create le condizioni per identificare le persone che arrivano sul territorio - si giunge a tre tipi di provvedimenti: o all'espulsione, o al riconoscimento di asilo o alla protezione umanitaria. «Per il dopo, quando queste persone si devono allontanare dal Cpa - ha detto Schiraldi - lo Stato ha previsto un'assistenza economica in favore delle persone che hanno avuto lo status di rifugiato, che sono poche. A Bari sono tre le persone che lo hanno ottenuto e per queste persone in provincia di Bari ci sono ben quattro centri». «Il problema - ha detto il prefetto di Bari - è per le persone che hanno avuto la protezione umanitaria, persone che dovrebbero avere un posto dove stare fino a quando non trovano dove andare o che, in alternativa, dovrebbero avere un aiuto di carattere economico per comprare il biglietto e raggiungere eventuali parenti o amici in Italia o altrove». In attesa di risposte da parte dello Stato, quindi, a Bari sono state informate le associazioni di volontariato e Rifondazione comunista ha deciso di mettere un circolo a disposizione degli immigrati che non sanno dove trascorre la notte. «Se dobbiamo fare qualcosa - questo il messaggio di Emiliano - il governo ce lo ordini. E lo faccia al più presto prima che la situazione degeneri». Intanto, sul problema, si registra la presa di posizione di Valter Dinunzio, a nome dello Sportello immigrati Rdb/Cub. «Ci "stupiscono" non poco le dichiarazioni del Sig. Prefetto in merito alla situazione che vivono in città i giovani migranti che escono dal centro di prima accoglienza di Bari Palese, in modo particolare quanto afferma che l'accoglienza spetta solo agli enti locali quando è a tutti evidente che l'alto numero di rifugiati è una conseguenza di una emergenza nazionale. Sarebbe anche bene ricordare che la presenza dei CPA cosi come i CPT in Città non sono scelte fatte dagli enti locali ma dal Governo nazionale, che la costruzione in città di questi luoghi di detenzione determina la concentrazione della presenza in città di tanti ragazzi migranti con tutto il loro carico di problemi e storie. Questa situazione - continua - ha messo in luce anche le carenze delle poche strutture di accoglienza lodevolmente presenti in città (dormitorio del Ferrhotel e mensa del CAPS), non più in grado di accogliere un numero cosi alto di persone in mancanza di finanziamenti e mezzi aggiuntivi». Di qui, il dissenso e la proposta: «Chiediamo al Comune, alla Provincia e alla Regione Puglia di promuovere quanto prima un incontro congiunto per realizzare insieme un centro di prima accoglienza stabile utilizzando uno dei tanti contenitori non utilizzati, coinvolgendo tutte le associazioni di volontariato. Per inciso ci stupisce che alcune di queste associazioni sempre molto presenti nei progetti finanziati dal governo e dagli enti locali siano invece totalmente silenziose in questi giorni.

 

29 agosto 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

il caso Sicurezza
Immigrati, oggi vertice in Prefettura

Bari - La delicata vicenda degli immigrati approdati al centro di prima accoglienza di Palese, oggi approda in prefettura. Su richiesta del sindaco Michele Emiliano, infatti la faccenda sarà discussa nell'ambito della riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza Nel frattempo continuano le iniziative e le prese di posizione. Il partito della Rifondazione comunista esprime «piena solidarietà ai migranti che in questi giorni si trovano senza risorse in una città straniera». Sivo, segretario cittadini Prc, Tonia Guerra, consigliere provinciale, Sabino De Razza, consigliere comunale e Gigi Liantonio, segretario circolo «K. Marx», ricordano «che questi provengono da paesi di guerra e di disperazione e per questo hanno ottenuto il permesso di soggiorno per motivi umanitari». Il Prc fa inoltre appello affinché vengano «immediatamente avviate le procedure per il permesso di viaggio», e apre il circolo «K. Marx» in via M. De Napoli 3/B, con propri volontari (dalle ore 15.30) per un intervento di informazioni e alfabetizzazione. Proteste dai rappresentanti dello sportello immigrati Rdb-Cub di Bari: «Infatti riteniamo che sarebbe compito delle strutture dello Stato assicurare adeguata informazione e assistenza ai tanti immigrati che chiedono asilo politico, e che invece sono alla mercè di vandali. Riteniamo positiva l'opera di accoglienza dei volontari ex Ferrohotel e degli operatori della coop Caps».

 

27 agosto 2006 - Corriere del Veneto

LE ASSOCIAZIONI
« Troppi alloggi vuoti Faremo denuncia per la legge Mancino »

VERONA — La battuta è alquanto sarcastica. « Ci sono centinaia di case pubbliche vuote, che rimangono tali per anni. Poi quando vengono occupate si trova subito l'assegnatario » .
Roberto Malesani è l'avvocato di Action Casa, l'agenza sociale per la casa del Coordinamento Migranti, associato alle Rappresentanze sindacali di Base. Di storie come quella di Said potrebbe snocciolarne a decine.
E' lui che sta seguendo in tribunale la vicenda. « L'appartamento occupato da Said era vuoto da un anno. Lui è entrato a maggio, a luglio è stato assegnato a un altro nucleo » .
Duro è il commento del segretario generale del coordinamento, Moustapha Wagne: « A Verona si devono attivare delle politiche sociali sulla casa serie, per evitare quei " faidate" che a Padova ad esempio sono sfociati in via Anelli. Si deve essere duri con chi si rifiuta di affittare agli stranieri. Si potrebbe applicare la legge Mancino sull'odio razziale. Non parliamo poi di Ater che ha centinaia di case sfitte, ma invece di metterle e adisposizione preferisce venderle. A settembre faremo una manifestazione.
Cercheremo, indagheremo, verificheremo ogni singola assegnazione e proporremo a Comune e Provincia la bozza di un piano d'intervento. Non si può più continuare a tamponare, si deve risolvere l'emergenza » .
Al fianco di Said c'è anche l'IWW, gli Invisible Workers of the World, la rete europea contro il precariato.
« Non lasciamo solo Said, come non lasciamo solo chiunque abbia il problema della casa. Che Said sia un migrante è un caso accidentale. Nella sua situazione a Verona ci sono migliaia di pensionati, precari, studenti. Il " precariato" della vita passa anche dal diritto negato di avere una casa. A Verona ci sono 48mila lavoratori atipici. Di " atipico" in una cifra del genere non c'è nulla e se ne deve tener conto. A settembre apriremo a Veronetta uno sportello per il " precariato", inteso non solo in senso lavorativo. E' ora di finirla con le politiche ciniche e opportunistiche che in questa città si stanno portando avanti sul tema dell'emergenza abitativa ».(An.Pe.)

 

3 agosto 2006 - Il Gazzettino

Permessi, accelerare i tempi

Rovigo - La Questura si impegna a rilasciare i permessi di soggiorno agli immigrati entro trenta giorni dalla data di presentazione della domanda di rinnovo. È la rassicurazione fornita dal questore Massimo Castore nel corso di un vertice cui hanno preso parte gli assessori provinciale e comunale all'immigrazione Tiziana Virgili e Giovanna Pineda, il vicequestore Raffaele Zurlo, il responsabile dell'Ufficio immigrazione Simone Rodella e le associazioni Immigrati nel Polesine, Immigrati Adria, Marocchini Trecenta, Migro Diritti Senza Confini, Arci Solidarietà Asilo notturno Arcobaleno, Rovigo Opera Nomadi, Biancoenero, Adl Cobas Invisibili. Purtroppo le procedure stanno subendo ancora ritardi a causa della veloce evoluzione della normativa di legge. La Questura segnala che esistono ancora degli ostacoli nella definizione ed applicazione di regole chiare e definitive. «Crediamo - sostengono le associazioni - che tutto ciò non sia comunque giustificabile e molte volte è la volontà che manca. Gli immigrati vivono spesso dei drammi a causa del mancato rilascio del rinnovo di un permesso di soggiorno che per legge dovrebbe avvenire entro venti giorni».

 

1 agosto 2006 - Dire

IMMIGRATI BOLOGNA. I ROM INCASSANO SOLIDARIETA' RDB E COBAS

Bologna - La protesta dei rom che da ieri mattina stanno facendo lo sciopero della fame in piazza Re Enzo raccoglie la solidarieta' dei Cobas e dell'associazione inquilini Asia- Rdb Cub. "Invitiamo a riflettere e a solidarizzare con tutto il popolo rom- si legge in una nota di Asia-Rdb- perche' ancora una volta viene segregato e discriminato da una giunta che sembra voler fare piazza pulita delle fasce piu' deboli. Invitiamo tutti a partecipare alla tenda allestita dai rom in piazza Re Enzo". E anche i Cobas lanciano un appello: "Non lasciamoli soli. Hanno bisogno dell'appoggio e del sostegno di quante piu' persone e' possibile".

 

29 luglio 2006 - Il Manifesto

«Bene così, ora chiudere i cpt»
Intervista ad Aboubakar Sohumaoro, leader del comitato immigrati in Italia: il nodo vero è la Bossi-Fini
di Ilaria Urbani

Napoli - Un primo passo verso la decriminalizzazione della condizione di immigrato che in questi ultimi anni si è andata consolidando nel nostro paese. Aboubakar Sohumaoro, uno dei leader del Comitato Immigrati in Italia e sindacalista Cub, commenta così a caldo i provvedimenti presi ieri dal governo in materia di immigrazione.
Un anno in meno per la carta di soggiorno, ricongiungimenti familiari più rapidi e in futuro dimezzare il tempo di attesa per ottenere la cittadinanza. Come interpreti queste decisioni dell'esecutivo?
Accogliamo con favore questi interventi, prendiamo atto di quanto il governo si sta impegnando a portare avanti, sono interventi forti. Anche portare da 10 a 5 anni il tempo per ottenere la cittadinanza ritengo che sia un intervento importante, innanzitutto perché si può ottenere più velocemente il diritto al voto. Poi bisognerà procedere a slegare la cittadinanza dallo ius sanguinis e concederla anche in base alla residenza.
Il ministro dell'Interno Amato ha anche annunciato di voler modificare la Bossi-Fini. In quali fasi immagini possa avvenire questo cambiamento?
E' questo il nodo fondamentale. Queste misure infatti sono lodevoli, ma allo stesso tempo il governo deve andare alla radice del problema. Questo significa abrogare tout court la Bossi-Fini, che ancora oggi sta colpendo migliaia di cittadini immigrati costringendoli a subire la schiavitù del nuovo millennio. Il cambiamento passa innanzitutto dall'abolizione del soggiorno legato al contratto lavorativo, dei cpt e di modificare l'idea che la clandestinità, quindi la mancanza di documenti d'identità, rappresenti di per se un reato. Un altro passo importante sarebbe quello di approntare una normativa sul diritto di asilo che finora l'Italia non ha mai elaborato.
Il governo comunque sta cercando una mediazione con le normative europee in materia di immigrazione.
Appunto per questo i prossimi interventi non possono partire dall'impianto della Bossi-Fini, come del resto neanche dalla Turco-Napolitano del '98, bensì dal considerare l'immigrato un essere umano e non una macchina che deve produrre. Non a caso la stessa Ue, pur avendo un approccio del tutto contestabile in materia di immigrazione, ha richiamato più volte negli scorsi anni il governo Berlusconi sulla Bossi-Fini ritenendola in larghissima parte illegittima.
Quali auspichi possano essere i prossimi passi?
Non si deve più perdere tempo a discutere se inserire l'aria condizionata o il riscaldamento nei cpt, ma questi vanno chiusi e basta. Solo da qui si può ripartire e non continuando a parlare di decreti flussi come quello che ha varato l'esecutivo la settimana scorsa. Dal governo ci aspettiamo provvedimenti come quello di oggi (ieri, ndr). Non dimentichiamoci che gli immigrati in attesa di permesso di soggiorno, come lavoratori edili, badanti e contadini che lavorano nei campi di raccolta pugliesi con la pistola puntata alla testa, aspettano ancora una risposta.

 

25 luglio 2006 - Il Gazzettino

Continua la protesta iniziata sabato. Il Prefetto rassicura: «A settembre buone notizie»
Gli immigrati ricevuti in Prefettura
di Laura Pilastro

Vicenza - Potrebbe avere dei risultati imminenti l'incontro tecnico che si è svolto ieri pomeriggio nella sede della Prefettura di Vicenza tra il capo di gabinetto Luigi Scipioni e una delegazione di sei lavoratori immigrati (pakistani, senegalesi e bengalesi, cinque residenti in provincia di Vicenza e uno venuto da Roma per dare sostegno ai colleghi). Gli stranieri si sono fatti portavoce di alcuni problemi pratici che rendono difficile la vita dei lavoratori immigrati: il ritardo nel rinnovo del permesso di soggiorno, la mole di certificati da presentare per ottenerlo, l'assenza di un documento che abbia validità giuridica nel periodo di attesa (senza il quale non è possibile stipulare un nuovo contratto di lavoro o di affitto), le difficoltà legate al ricongiungimento familiare. Tutti temi che gli stranieri hanno evidenziato anche nel corso della protesta che è andata in scena lo scorso sabato, davanti alla Questura di Vicenza.
Non solo: «Quando nasce un bambino - spiega il pakistano Saqib Nazir, volontario dello sportello immigrati di Rdb cub - la Questura non si accontenta di avere il certificato anagrafico del piccolo, lo vuole pure vedere in faccia. Per questo siamo costretti a portare con noi i bambini a pochi giorni dalla nascita, farli aspettare ore in coda e mostrarli all'ufficiale di turno. Se questo è necessario, allora che creino sportelli dedicati solo a donne e bambini».
Anche il tema dell'idoneità di alloggio surriscalda gli animi: «Fa parte di quei documenti che dobbiamo rinnovare ogni 6-7 mesi - prosegue Saqib - Serve a dichiarare in quanti viviamo in un appartamento. Ma perché non richiedere solo una semplice marca da bollo?».
Per il capo di gabinetto Scipioni si tratta di «aspetti piccoli, che comunque abbiamo recepito». E aggiunge: «Ora vediamo se c'è spazio per risolverli e se c'è qualcosa da rettificare in questo sistema. Per quanto riguarda i tempi del rinnovo del permesso, attraverso l'istituzione dei poli pensavamo di aver superato i problemi. Nessuno ha la bacchetta magica, purtroppo è evidente che all'aumento della popolazione extracomunitaria non corrisponde un aumento di personale che abbiamo a disposizione per rendere più rapido il disbrigo delle pratiche».
E una speranza in più la danno le parole che la delegazione ha sentito pronunciare dal Prefetto Piero Mattei, arrivato in Contrà Gazzolle nel tardo pomeriggio. «Ci ha detto che in settembre ci darà buone notizie. Intanto dalla Prefettura ci hanno fatto sapere che avremo una risposta tra dieci giorni».

 

23 luglio 2006 - Il Giornale di Vicenza

Gli stranieri manifestano per chiedere meno burocrazia. Ma la Lega contesta il provvedimento che mette in regola 350 mila extracomunitari
Immigrati, è scontro su diritti e sanatoria
Ieri un presidio in questura e un corteo per chiedere permessi più facili e veloci
di Maria Elena Bonacini

Vicenza - «Torneremo con il presidio ogni mese fino a quando la situazione non cambierà e se necessario faremo anche lo sciopero della fame». È categorico Khan Mahadi Hassan, presidente dell’associazione Moitri di Marano che ha organizzato il presidio di ieri davanti alla questura al quale hanno preso parte circa 150 persone da Pakistan, Senegal, Algeria, Marocco e Bangladesh (la maggior parte) per dimostrare contro «i ritardi e i maltrattamenti che subiamo negli uffici». Sul prato campeggiano due striscioni, che i manifestanti (raddoppiati lungo la strada), hanno portato in corteo lungo i viali Milano, Roma e corso Palladio fino alla prefettura, creando problemi al traffico.
«Quando andiamo in Comune a prendere l’appuntamento per il rinnovo del permesso di soggiorno - spiega Hassan, bengalese, da 10 anni a Vicenza - paghiamo 5 euro per farci fare le carte, che dovrebbero essere giuste. Dopo 7 mesi, arriviamo in questura, manca qualcosa e dobbiamo ritornare dopo 1 mese. Se ci scade il permesso, però, non possiamo fare nulla. Qui la burocrazia è complicata e i tempi lunghissimi, danno appuntamento per gennaio/febbraio 2007. E se ti assenti, anche se non sei lavoratore, ma un parente, ti rigettano il permesso di soggiorno perché sei stato via troppo.
Chiediamo che i tempi siano accorciati e, lavorando e rispettando le leggi, di avere diritti».
Chi accusa la questura è Siddique Bachcu, dell’associazione Dhuumcatu di Roma, secondo cui «il questore dà una sua interpretazione della legge contro gli immigrati».
Saquib Nazir, pakistano da 10 anni in Italia e da 3 a Vicenza, dov’è volontario allo sportello immigrati dell’Rdb cub, sottolinea che «Vicenza è peggiore delle altre città per il razzismo dei suoi amministratori. L’idoneità d’alloggio, che dobbiamo fare ogni 6 mesi, costa 78 euro, mentre altrove è gratuita o paghi solo la marca da bollo. Nelle altre città i call center sono aperti alla domenica, mentre qui no e per i ricongiungimenti chiedono troppi documenti. Il permesso di soggiorno è difficile da ottenere per una persona con un contratto a tempo indeterminato, figuratevi per chi lavora in una cooperativa. E lo sfruttamento sta aumentando, per questo chiediamo che la Bossi-Fini sia abolita e siamo orgogliosi di chiedere il diritto di voto, almeno amministrativo».

 

23 luglio 2006 - Il Gazzettino

PROTESTA A VICENZA
«In Questura 6-7 mesi per rinnovare i permessi»
di Laura Pilastro

Vicenza - "In piazza" contro una burocrazia macchinosa che condiziona la qualità dell'esistenza e rischia di calpestare i diritti degli stranieri. Erano quasi 200 i lavoratori immigrati che ieri hanno fatto sentire la propria voce in una manifestazione che ha preso le mosse davanti alla Questura per poi dirigersi in corteo fino alla Prefettura. L'obiettivo: mettere l'accento sulla necessità di snellire la burocrazia legata ai permessi di soggiorno, attraverso la quale, hanno detto in molti, passa il rispetto verso gli stranieri e i loro diritti.
In Viale Mazzini si sono dati appuntamento oltre un centinaio di immigrati, ma le fila dei manifestanti si sono ingrossate, in coicidenza di un corteo diretto verso la Prefettura. Tra di loro pakistani, indiani, marocchini, senegalesi e bengalesi: è proprio ad alcuni rappresentanti della comunità del Bangladesh che si deve l'iniziativa, messa in piedi dall'associazione "Motiri" di Marano Vicentino.
«Tutto ci viene reso difficile - spiega il bengalese Khan Mahadi Hassan, segretario generale di "Motiri" - La questura di Vicenza è in ritardo di 6-7 mesi sul rinnovo del permesso di soggiorno. Nel frattempo, mentre aspettiamo non possiamo stipulare un contratto di lavoro, di alloggio, di luce, gas e telefono, in altre parole, questa situazione paralizza la nostra vita. A che serve poi pagare 5 euro al comune per fissare l'appuntamento per il rinnovo del titolo, se poi quando arriviamo in questura, dopo ore di coda, solo per cavilli burocratici o perché manca un documento ci vediamo rimandare il rinnovo del permesso? Sono giornate buttate al vento e per chi guadagna 800-900 euro al mese, perdere delle giornate di lavoro significa molto.
Il secondo fronte riguarda il ricongiungimento familiare: «La questura - prosegue il segretario - ha rigettato diversi permessi di soggiorno di cui sono titolari i nostri genitori che magari non vivono qui stabilmente, ma hanno il diritto di vivere la propria anzianità col nostro reddito. La motivazione del rigetto è l'assenza prolungata dall'Italia, anche se la richiesta di permesso è legata a motivi familiari, non lavorativi. In più la questura chiede per il ricongiungimento una mole incredibile di documenti, alcuni di questi come il certificato catastale è del tutto ingiustificato visto che presentiamo già il contratto di casa». E sono molti a vivere sulla propria pelle questo problema, come Saqib Nazir, pakistano in Italia da dieci anni e a Vicenza da tre. In città svolge anche l'attività di volontario dello sportello immigrati di Rdb Cub: «Il mio bambino ha un anno e mezzo e io non l'ho ancora conosciuto. Senza contare che in 5 anni mia moglie l'ho vista tre volte».
Nel mirino della protesta anche i costi esorbitanti legati alla richesta di rilascio dell'idoneità alloggiativa. «Il comune - spiega Saqib - rilascia questo certificato dietro versamento di 70 euro che devono essere spesi ogni 6-7 mesi per il rinnovo. A Verona per esempio, questo certificato nemmeno si paga. Qui in città non si tiene conto dell'emergenza abitativa e del caro affitti. Per ottenere degli alloggi popolari è necessario essere residenti a Vicenza da almeno 25 anni. Sembra che le leggi siano tutte scritte a dispetto di noi immigrati, solo per farci soffrire. Dobbiamo presentare documenti per tutto. Per questo pensiamo che la Bossi-Fini non sia da modificare, ma da cencellare definitivamente. Vogliamo più libertà e che vengano tolte tutte queste barriere di sfruttamento e controllo. Siamo venuti qui con le mani vuote, solo per lavorare». Le richieste dopo queste premesse sorgono spontanee: «Vogliamo che la procedura per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno sia resa più facile e più veloce». E in seconda battuta, Saqib, introduce anche il tema del voto agli inmmigrati: «Dovremmo avere diritto di voto amministrativo. Ci troviamo di fronte a persone che decidono per noi e soprattutto fanno le leggi contro di noi».
A dare rinforzi al gruppo dei manifestanti anche Bachcu, un rappresentante dell'associazione "Dhuumcatu", venuto da Roma per rispondere all'appello degli amici di Vicenza. «Sembra che qui si faccia di tutto per disturbare psicologicamente i cittadini stranieri. In altre realtà come Roma, mentre attendono il rinnovo del permesso di soggiorno gli immigrati hanno almeno a disposizione un cedolino temporaneo che ha validità giuridica».
A fine giornata, una buona notizia: il Prefetto ha annunciato che domani riceverà una delegazione di immigrati.

 

16 luglio 2006 - Il Gazzettino

In piazza per i diritti: permessi di soggiorno subito
Un centinaio gli extracomunitari alla manifestazione: proposta al sindaco e al prefetto per accelerare i tempi del rilascio
di Nicola Astolfi

Rovigo - "Permesso di soggiorno subito". O almeno nei 20 giorni previsti dalla legge Bossi-Fini per il rinnovo del documento. Ieri pomeriggio, in corteo nelle vie del centro con gli assessori Lucia Riberto e Bruna Pineda di Rifondazione comunista e con Vito Piccininno dei Ds, gli immigrati - un centinaio circa dei 1.890 censiti nel capoluogo nel 2004 e degli 8.547 registrati in provincia - hanno manifestato pacificamente l'esasperazione per i ritardi burocratici che bloccano il rinnovo dei permessi di soggiorno. Quelli distribuiti in Polesine sono circa il 4\% del totale regionale, ma qui i tempi necessari alla chiusura delle pratiche si allungano fino a 10 mesi, lamentano gli immigrati, sostenuti dalle associazioni promotrici dello "Sportello di consulenza legale per i cittadini migranti".
Ai motivi di protesta degli immigrati, che senza permesso di soggiorno non possono rientrare nei centri per l'impiego provinciali e trovare un lavoro "regolare", non possono ricevere la tessera sanitaria e quindi assistenza, non possono sottoscrivere nessun contratto (l'affitto o il mutuo per una casa, per esempio), s'è aggiunta la delusione per il divieto della questura a portare il corteo in corso del Popolo. «Dalla questura c'aspettavamo almeno una telefonata: di solito, se ci sono problemi nella concessione degli spazi pubblici, funziona così», raccontava ieri Claudio Milan dell'Adl Cobas "Invisibili". O almeno così, ha riferito Milan, era andata le altre volte: «Stavolta invece il divieto al passaggio in corso del Popolo è arrivato via fax, senza interpellare i referenti che avevamo indicato nella richiesta d'autorizzazione. Forse il titolo della manifestazione non è piaciuto a qualcuno. Ma dichiarare con un corteo che la questura di Rovigo crea irregolari, non è una provocazione: abbiamo detto solo la verità. E nelle dichiarazioni riportate successivamente dai giornali non siamo stati smentiti nemmeno dal questore, visto che ha precisato che gli uffici stanno espletando adesso le pratiche per i permessi di soggiorno richiesti in aprile. Se a questi 3 mesi di ritardo sommiamo i 3 mesi che ci vogliono solo per fissare un appuntamento in questura, ecco che la validità di un permesso di soggiorno è già esaurita».
Il 18 maggio l'Associazione immigrati nel Polesine aveva organizzato un incontro in Gran Guardia con i candidati sindaco: dopo le elezioni cos'è cambiato? «È cambiata la giunta, ma non è cambiato niente», ha risposto Samb Serigne per l'associazione. «Dov'è finito il manifesto elettorale della sinistra? Dove sono quelli che dicevano di essere i nostri amici?», ha chiesto Christian Eze quando il corteo è arrivato in piazza Merlin, dopo aver fatto tappa sotto le bandiere di Forza nuova esposte in piazza Vittorio Emanuele II. All'accusa di non rispettare le promesse elettorali, ha replicato indirettamente l'assessore comunale Bruna Pineda: «Oggi abbiamo raccolto le istanze degli immigrati». E «da lunedì - ha aggiunto Milan - arriveranno ufficialmente sui tavoli del sindaco, dell'assessore Pineda, del questore e del prefetto con la richiesta di un incontro risolutore: siamo arrivati a questo punto perché la situazione è drammatica, mentre a Verona basta un giorno per rinnovare un permesso di soggiorno». Ed è così da quando, ha spiegato Milan, a Verona le pratiche sono smistate dividendo le competenze tra questura, prefettura e uffici comunali. Al sindaco Fausto Merchiori e all'assessore Pineda arriverà, domani, la richiesta di verificare come adottare a Rovigo lo stesso sistema.

 

15 luglio 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

La comunità nigeriana celebra le sue funzioni religiose e progetta il riscatto delle sue donne
Nel Libertà il tempio della speranza
di Carmela Formicola

Bari - Nel piccolo tempio dei pentecostali, al numero 3 di via Trevisani, ci si incontra il martedì e la domenica. Si prega. E si intonano canti d'amore. Le ragazze, cantando, rievocano i suoni dell'infanzia, dei villaggi d'Africa. Il tempio, pochi ma coloratissimi metri quadrati al pian terreno, è la sponda spirituale della comunità nigeriana di Bari, un centinaio di persone, donne per la gran parte, che vive nei vetusti appartamenti di Madonnella e del Libertà. «Quando sono venuta via dal mio villaggio, credevo che l'Europa fosse tutta di cristallo. Che brillasse, ricca, felice. Poi sono arrivata qui. E non luccicava nulla». Maya è una delle giovani nigeriane che incontriamo nel centro di derivazione metodista di via Trevisani: coccarde colorate adornano il soffitto, sedie di plastica bianca, due ventilatori da pavimento e gli strumenti musicali che accompagnano le funzioni della domenica celebrate da due pastori, uno nigeriano, l'altro del Ghana. Maya ha lavorato per un po' di anni in strada, come tutte. Poi ha sposato un barese e la sua posizione, dinanzi allo Stato italiano, è divenuta regolare. «Il problema sono i documenti - dice - Noi arriviamo in Italia, nel migliore dei casi, con una richiesta di asilo politico. Nessuna porta aperta, niente lavoro, non conosciamo la lingua. Non c'è, a quel punto, alternativa alla strada». Per lasciare i villaggi e venire in Europa, le ragazze devono pagare fino a 40mila euro, che poi devono restituire, in varie forme, lavorando sulla strada. Sulla strada, dove la fabbrica del sesso a pagamento non conosce stagioni di crisi. Una vita infame, tutte vorrebbero evitarla ma come guadagnare i soldi per riscattare il proprio debito? «In Italia c'è una legge rigidissima», spiega Stewel, amica di Maya, alludendo all'articolo 18 della legge sull'immigrazione. L'art. 18 prevede che nel caso in cui le ragazze costrette a prostituirsi collaborino con le forze dell'ordine per rintracciare gli organizzatori della tratta, possano poi essere ammesse a un programma di aiuto psicologico e materiale, fino alla totale libertà. «Quello che voi italiani non avete capito - continua Stewel - è che quanti ci aiutano seppur a pagamento a lasciare l'Africa, sono persone alle quali essere riconoscenti. Noi non li chiamiamo "mafiosi". Per noi sono la porta della speranza. Non li denuncerei mai». Il motore che muove l'infinito flusso degli stranieri è la miseria, «Indietro non si torna - continua Maya - anche se quando parti dai villaggi verso l'Europa di cristallo, non penseresti mai che esiste un quartiere come il Liobertà...». Le due ragazze hanno sposato due baresi. Stewel è incinta al settimo mese. Credevano che una vita migliore esistesse, e infatti l'hanno trovata. E ora scommettono sul microprogetto per l'autorganizzazione delle donne. Si chiama «Cambiare strada», promosso in collaborazione con lo Sportello Immigrati Rdb/Cub e le assocazioni Kenda, Sportello dei Diritti e Jokkoo. L'obiettivo è raccogliere fondi. «Così - spiega Sabino De Razza, consigliere comunale del Prc, anima dello Sportello Immigrati - potremo dar vita a piccole attività che creino reddito. Le ragazze potranno fare le sarte, le parrucchiere o altro. E col tempo potremo candidare il progetto ai fondi dell'imprenditoria feminile».

 

9 luglio 2006 - Il Tempo

«PER I diritti della cittadinanza boikottiamo la Bossi-Fini»

Roma - Si legge su uno striscione affisso a piazza dell'Esquilino e firmato Action. Qui, a poche centinaia di metri dalla sede del ministero degli Interni, è stato organizzato un presidio per chiedere al nuovo governo l'abrogazione della legge Bossi-Fini; una nuova sanatoria contro la clandestinità; il diritto al voto e alla cittadinanza per tutti gli immigrati ed una nuova legge sul diritto d'asilo. Ad organizzare la manifestazione sono Action, il coordinamento di Lotta per la Casa e l'Rdb. «Abbasso la Bossi- Fini - ha gridato una donna con il megafono - Basta, questa è una legge razzista».

 

8 luglio 2006 - Il Gazzettino

PRESIDIO Protesta Cub alla Prefettura

Vicenza - Nella giornata di oggi la Confederazione unitaria di base attiverà un presidio davanti alla Prefettura di Vicenza dalle ore 15 alle ore 17 per una forma di protesta contro le disposizioni di Questura e Comune su politiche abitative e per quanto riguarda la possibilità di espatrio per il periodo delle ferie estive. «Inoltre il presidio - fa sapere la nota del responsabile sindacale Raniero Germano - si colloca in concomitanza della manifestazione nazionale contro la Bossi-Fini che questo governo non ha ancora abolito. Si chiederà inoltre di essere pure ricevuti dal signor prefetto o da un funzionario in sua vece per spiegare le motivazioni di questo presidio». Al presidio, che sarà pacifico e non intralcerà il traffico, si prevede la partecipazione di una ventina di lavoratori.

 

 

29 giugno 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

Il progetto delle donne nigeriane
«Cambiare strada» contro la tratta
di Ninni Perchiazzi

Bari - Un progetto per «Cambiare strada» e cancellare la schiavitù della tratta. Fanno fede nelle proprie risorse le ragazze della Comunità nigeriana «The victory women organization» per conquistare una vita normale, senza essere più minacciate da mostri privi di scrupoli. Sabato presso l'Arena dei riciclotteri è in programma una serata di musica, filmati, canti e balli proprio per sostenere il coraggio di queste donne. L'obiettivo è raccogliere fondi per avviare un'attività imprenditoriale propria, magari aprendo un'atelier di parrucchiere etnico oppure una sartoria legata alle proprie tradizioni. La forza di tentare di mutare il corso di un destino balordo nasce da un episodio dello scorso autunno: la morte sulla strada di una connazionale, investita da un'automobile, mentre fuggiva da un blitz della polizia. Da allora più di una ragazza nigeriana, pur tra mille difficoltà, ha deciso di non battere più il marciapiede aiutata dal pastore della chiesa pentecostale, Osman Gyasi Mensah. Così, senza tanto clamore e con tanto coraggio, queste donne hanno intrapreso una nuova strada. La manifestazione, organizzata da Sportello immigrati Rdb e Sportello dei diritti con Kenda, Jokkoo e, Mastrogiacomo Adv ospiterà Improbable trio, Nigeriane's woman chorus, Daniele di Maglie e Nura Bachir. «Chiediamo un contributo libero per aiutare queste ragazze - dice Sabino De Razza, consigliere comunale di Prc - e siamo pronti ad altre iniziative per raccogliere la cifra necessaria ad avviare il progetto. Poi responsabilizzeremo le istituzioni».

 

25 giugno 2006 - Il Gazzettino

Si allarga il contenzioso sulla presunta illegittimità dei nuovi criteri di assegnazione dei punteggi per l’edilizia residenziale pubblica
Case popolari ai vicentini doc: altro ricorso al Tar
A presentarlo, dopo il Sunia, le rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub: «Così si discriminano gli stranieri»
di Roberto Cervellin

Vicenza - Fioccano i ricorsi al Tar contro il discusso bando di edilizia residenziale pubblica (erp) che favorisce chi risiede in provincia da oltre 25 anni. Dopo il Sunia, il Sindacato degli inquilini, ecco le Rappresentanze sindacali di Base Rdb-Cub. A pochi giorni dall'apertura dei termini per la presentazione delle domande, si allarga il contenzioso sulla presunta illegittimità della revisione dei criteri di assegnazione dei punteggi per la graduatoria finale. «Abbiamo deciso di ricorrere al Tribunale amministrativo regionale. Le novità introdotte discriminano gli stranieri», annuncia Morteza Nirou, iraniano, sindacalista Rdb-Cub e membro del coordinamento stranieri del capoluogo. Insomma il futuro del bando erp, che ogni anno raccoglie circa 900 domande a fronte di un centinaio di assegnazioni di alloggi pubblici, potrebbe riservare più di qualche colpo di scena. Questo naturalmente se il Tar accogliesse i ricorsi.
Al centro della polemica, come detto, i punteggi che favoriscono i vicentini. Questi ultimi prevedono fino a quattro punti per chi risiede nella provincia di Vicenza da almeno 25 anni. Chi, oltre alla residenzialità, dimostrerà l'onerosità del proprio canone di affitto avrà fino a 3 punti, mentre agli emigranti di ritorno iscritti all'Aire di Vicenza e ai loro parenti in linea retta fino al secondo grado saranno riservati fino a 4 punti. Infine, 3 punti ai genitori soli, nubili o celibi con figli a carico e ancora 3 punti ai meno abbienti con pensione minima Inps come unico reddito. Proposti dall'assessore agli Interventi Sociali, Davide Piazza, e votati dal consiglio comunale, i criteri sono stati duramente contestati dalle opposizioni di centro-sinistra, che non hanno esitato a definirli «demagogici, discriminatori e iniqui».
A schierarsi ufficialmente contro sono ora le Rappresentanze sindacali Rdb-Cub: «Con questa iniziativa si penalizza chi fa la domanda da molti anni, perché può essere superato da un nucleo familiare che la presenta per la prima volta», ammette ancora Nirou.
Va ricordato che l'ultimo giorno utile per presentare le richieste è il 30 giugno. Queste possono essere inoltrate al Settore servizi abitativi del Comune in contra' delle Morette, all'Ufficio relazioni per il pubblico di Palazzo Trissino in corso Palladio o presso le sette circoscrizioni. Da una recente indagine effettuata dall'Osservatorio casa del Comune emerge che in città ci sono 3.200 case sfitte private.

 

20 giugno 2006 - Il Gazzettino

IMMIGRATI
«Vogliamo contare di più dalla città al Vicentino»

Vicenza - (r.c.) L'unione fa la forza e gli immigrati della città si "alleano" a quelli della provincia. L'esercito dei settantamila regolari cerca maggiore visibilità rinvigorendo la collaborazione tra i rappresentanti delle diverse etnie presenti nel Vicentino. E' quanto emerso l'altro giorno del corso di un'assemblea del Coordinamento stranieri cittadino tenutasi presso la sede delle Rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub e alla quale hanno preso parte una quindicina di stranieri. Sospese le dimissioni dalle cariche in seno al Consiglio territoriale per l'immigrazione coordinato dal prefetto Piero Mattei, gli immigrati vogliono dunque contare di più per affrontare meglio i problemi legati all'integrazione. A confermarlo è Morteza Nirou, iraniano, sindacalista, da sempre in prima linea nella difesa dei diritti degli stranieri: «Ci confronteremo con i presidenti delle associazioni straniere della provincia».
In città gli stranieri sono il 10\% del totale dei residenti. La maggioranza proviene dall'ex Jugoslavia. Seguono marocchini, albanesi e nazionalità asiatiche come India, Sri Lanka, Bangladesh. Da segnalare infine quelli dell'Africa Occidentale (Senegal, Ghana, Nigeria). Tra i problemi da risolvere, dicono, quelli della casa e degli appuntamenti in questura per il rinnovo dei permessi di soggiorno, per i quali oggi si devono attendere circa 7 mesi. C'è poi da chiarire la questione dei 6 uffici immigrati di città e provincia, detti anche Poli di segretariato sociale, che con ogni probabilità chiuderanno i battenti entro la fine dell'anno. Le pratiche dovrebbero essere espletate dalle Poste Italiane e dai Caf, Centri di assistenza fiscale. Una questione che l'assessore agli Interventi Sociali di Vicenza Davide Piazza sta seguendo da vicino e che, annuncia, verrà chiarita quanto prima.

 

13 giugno 2006 - Messaggero Veneto

«La denuncia dell’operaio pestato costituisca un esempio per tutti»

MONFALCONE - Ha avuto il coraggio di denunciare il datore di lavoro, che l’avrebbe picchiato: è un operaio del Bangladesh, Hossain Angur, che lavorava per una ditta in appalto in Fincantieri e che avrebbe chiesto di veder riconosciuto anche in termini economici il suo lavoro. Per tutta risposta sarebbe stato, appunto, picchiato, dopo una serie di incontri spiacevoli e spiacevoli risposte del datore di lavoro. Ora a favore dell’operaio bengalese, l’Adl – Associazione difesa lavoratori-Invisibili e l’associazione Razzismo stop esprimono la propria solidarietà e la più sentita vicinanza al lavoratore per quanto accaduto e, soprattutto, per il coraggio dimostrato nel denunciare l’episodio.
«La gravità di quanto accaduto farà discutere e riflettere tutti, ed è positivo dal momento che quanto denunciato da Hossain non è un episodio isolato, ma solo l’ennesimo esempio di una tendenza in espansione in Fincantieri e, più in generale, in tutto il mondo del lavoro dipendente. Nessun informato, associazioni, sindacati o istituzioni, può negarlo», affermano le associazioni ricordando che da anni la forza lavoro migrante è impiegata nelle mansioni più pericolose, nei luoghi più insalubri e con una sempre maggiore precarizzazione del rapporto di lavoro, condizione questa, per i migranti, drammatica perché legata anche al permesso di soggiorno.
«Pensiamo sia risaputo come i cantieri navali di Monfalcone, oltre a produrre le navi da crociera più grandi del mondo, siano conosciuti anche per almeno altre tre peculiari caratteristiche. La prima – affermano senza mezzi termini – di carattere storico-sociale è la tragedia dell’amianto, la seconda è sicuramente la grossa infiltrazione "malavitosa" all’interno del sistema produttivo tramite il sistema delle ditte in subbappalto, questione non necessariamente legata al fenomeno dei lavoratori trasfertisti quanto invece al fenomeno dei capitali sporchi "trasfertisti" che partono da diverse parti d’Italia per venire riciclati nel nostro territorio. Ma l’ultimo aspetto, forse quello meno discusso e in cui l’episodio dell’aggressione si inserisce, è "organizzazione del lavoro dentro e fuori Fincantieri"».
E portano a esempio i gironi infernali, il cui girone più basso è proprio quello degli operai bengalesi impegnati nei lavori più pericolosi, malsani e faticosi, come per esempio la "coibentazione". «A questi lavoratori viene dato, a fronte di troppe ore di lavoro, mai meno di 10 al giorno per 7 giorni alla settimana, una retribuzione irrisoria attorno ai 3,50/4 euro l’ora e, quando si rivendicano i propri diritti, il trattamento riservato è nella maggior parte dei casi quello denunciato da Hossain Angur, cioè raggiri, intimidazioni, sopraffazioni e violenza».
E parlano anche di furto degli assegni familiari, dei trattamenti di fine rapporto, dei conguagli delle dichiarazioni dei redditi, di documenti fiscali falsi quali buste paga e Cud senza riscontro con il lavoro effettivamente eseguito.
«Se la denuncia di Hossain sarà supportata dalla società civile di questa città, forse anche altri giovani operai Bengalesi denunceranno i loro sfruttatori, Italiani o stranieri che siano, nelle ingiustizie sul lavoro, nelle truffe per i permessi di soggiorno e nell’usura sugli affitti praticati nella maggior parte dei casi da proprietari italiani di casa nostra. E magari dopo i bengalesi sarà la volta di tutte le altre comunità migranti».

 

6 giugno 2006 - Il Gazzettino

Vicenza Assemblea Coord.Migranti
di Roberto Cervellin

Vicenza - Allontanamento delle badanti moldave da piazzale Bologna, chiusura festiva dei call-center, i 78 euro chiesti dal Comune di Vicenza per la concessione del certificato di idoneità dell'alloggio, ritardi per il rinnovo del permesso di soggiorno. Sono solo alcuni dei motivi che hanno spinto una delegazione vicentina di stranieri a partecipare il 3 giugno scorso a Verona, presso una sala dello stadio Bentegodi, all'assemblea dal titolo "Salario-diritti-dignità" promossa dal Coordinamento migranti di Verona e Vicenza e da altre associazioni locali vicine alle Rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub. E sono anche i problemi che gli stranieri segnaleranno al prefetto nel corso del prossimo Consiglio territoriale per l'immigrazione previsto martedì 13 giugno.
Quello di sabato scorso è stato il primo passo verso una sorta di «rete tra gli stranieri del Triveneto contro la precarietà e il razzismo», come sottolinea Morteza Nirou, iraniano, sindacalista delle Rdb-Cub e da tempo impegnato nella difesa dei diritti degli stranieri. «La nostra volontà rimane quella di collaborare con le istituzioni - spiega - La questione più importante è la visibilità. Desideriamo essere ascoltati quando ci sono decisioni che ci riguardano. Con gli stranieri del Triveneto abbiamo firmato un protocollo per iniziare una fruttuosa collaborazione».
Nel frattempo, sono state "congelate" le annunciate dimissioni dei dieci rappresentanti stranieri in seno al Consiglio territoriale per l'immigrazione, organismo coordinato da prefetto e che riunisce enti pubblici, associazioni di categoria e del volontariato. Diversi i problemi irrisolti, secondo gli stranieri locali. Innanzitutto c'è la questione delle attese per il rinnovo dei permessi di soggiorno in questura. «I prossimi appuntamenti sono fissati per gennaio 2007. E poi va segnalato il pagamento di 5 euro per le pratiche dell'Ufficio appuntamenti del Comune di Vicenza», aggiunge Nirou. Gli immigrati puntano il dito contro «la repressione nei confronti degli ambulanti» e la «criminalizzazione dei mendicanti», il divieto di bivacco in Campo Marzo, il "rifiuto" di concedere una sede alle associazioni degli immigrati e un parcheggio per due ore alla settimana al Centro islamico. «In questi anni le condizioni di vita dei migranti sono peggiorate non solo dal punto di vista economico - conclude Nirou - Questi vivono una precarietà esistenziale e una perenne incertezza».

 

21 maggio 2006 - Corriere del Veneto

Movimenti antagonisti, coordinamento migranti, rappresentanze di base a congresso contro la precarietà
Parte da Verona la riscossa degli « invisibili»
Workshop il 3 giugno in sala Lucchi. Nasce la nuova rete europea del sindacato
« INVISIBILI » Da tutta Europa a Verona per gettare le basi di una piattaforma europea sui diritti e la cittadinanza
IL FUTURO Costruiamo le rivendicazioni contro lo sfruttamento e le discriminazioni
di Angiola Petronio

VERONA — Sono g l i I. W. W. Acronimo inglese che sta per « Invisible workers of the world » , i lavoratori invisibili del mondo.
Che da quell'invisibilità giocata su diritti negati e identità non riconosciute hanno deciso di uscire.
Sarà a Verona, il 3 giugno, i n s a l a L u c c h i , u n workshop europeo per la costruzione di una « rete contro la precarietà, il razzismo e per i diritti sociali e di cittadinanza del lavoro migrante, intermittente e precario » .
Con un tavolo dei lavori a cui siederanno docenti universitari italiani ed europei, rappresentanti dei migranti e dei precari del vecchio continente. Organizzati dal coordinamento migranti di Verona, federato alle rappresentanze di base, che ha voluto il convegno proprio allo scopo di organizzare un sindacato di base.
In sala Lucchi parleranno Manuela Bojadzijev, dell'università di Francoforte, Sandro Chignola, dell'ateneo di Padova e Sandro Mezzadra, di quello di Bologna. Ma anche Judith Revel dell'università di Parigi, dove è ancora viva la rivolta delle banlieu, Nico Sguiglia di Indymedia Estracho di Malaga e altri rappresentanti di realtà non solo cul turali e politiche europee.
In un'assemblea che vede la partecipazione anche di Adl ( associazione difesa lavoratori) di Padova, RdB-Cub Veneto, Razzismo Stop, movimento antagonista toscano. Ma anche di tutta la rete nordestina.
Al centro dei lavori loro, gli I. W. W. Che non sono solo, o per forza, immigrati.
Ma anche chi vive di lavoro precario.
E sul riconoscimento dei diritti e dell'identità si muoveranno i lavori che hanno lo scopo di arrivare a una piattaforma di rivendicazio ne che si muoverà su sei punti cardine e che verrà portata avanti come forma di lotta sindacale, a partire dall'abolizione del sistema d'ingresso tramite le quote, con la rottura del legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro.
Una piattaforma a cui il coordinamento dei migranti di Verona sta lavorando da tempo.
« Si tratta - spiegano - di accettare il fatto che i processi di autorganizzazione del lavoro precario e migrante hanno raggiunto una soglia dalla quale non è dato retrocedere » . Una via di non ritorno nel riconoscimento dei diritti che per gli I. W. W., gli « invisibili » passa dal diritto di voto ai migranti e il riconoscimento della cittadinanza per i figli nati sul territori italiano e una sanatoria non subordinata al possesso di un lavoro per tutti gli irregolari, con un'amnistia per i reati legati alla vendita di merce contraffatta e alle espulsioni.
Per i precari anche l'abrogazione delle norme che consentono alle cooperative di licenziare i lavoratori anche senza giusto motivo e la restituzione dei contributi versati per la pensione senza aspettare i 65 anni.
Una piattaforma articolata. Ma soprattutto netta nelle richieste. « Riteniamo che precarietà e migrazione rappresentino il terreno di maggiore radicamento e di maggiore espressività del conflitto sociale della nuova fase di movimento.
Che attorno alle esperienze di lotta che si sono mosse debbano annodarsi le reti di un nuovo spazio politico europeo » .
Uno spazio europeo che comincerà a prendere forma proprio a Verona, il 3 giugno. « E' tempo di dare vita a una rete degli invisibili e dei precari che agisca sui nostri territori come parte e come punto delle lotte e del conflitto. Il nostro tempo è qui e comincia adesso » . E per ribadirlo a Verona arriveranno da tutta Italia e da mezza Europa.

 

20 maggio 2006 - Il Gazzettino

NODO EXTRACOMUNITARI Ultimatum di dieci componenti della Commissione territoriale per l’immigrazione
«Niente integrazione, ci dimettiamo»
Sono settantamila in tutta la provincia (12.000 in città): i loro rappresentanti protestano
di Roberto Cervellin

Vicenza - "L'integrazione a Vicenza è sempre più difficile. Non è escluso che ci dimettiamo dagli incarichi che abbiamo all'interno del Consiglio territoriale per l'immigrazione coordinato dal prefetto". Ormai sfiorano le settantamila unità. Di questi, dodicimila vivono nel capoluogo (undici per cento della popolazione). Nel Vicentino gli immigrati sono in aumento. "Eppure, nonostante abbiano contribuito in modo rilevante allo sviluppo economico di Vicenza, non è avvenuta l'attesa integrazione sociale. Le istituzioni non ci hanno ascoltato e non ci ascoltano", lamenta Morteza Nirou, iraniano sposato con una vicentina, due figli, componente dell'associazionismo straniero locale nonché sindacalista delle Rappresentanze di Base Rdb-Cub. Così per protesta, i dieci rappresentati degli stranieri in seno al Consiglio territoriale per l'immigrazione, organismo coordinato dal prefetto che vede riuniti attorno allo stesso tavolo esponenti del mondo economico, sociale, amministrativo e rappresentanti degli immigrati, minacciano di dimettersi dai propri incarichi. Se ne saprà di più nel corso di una conferenza stampa annunciata per mercoledì prossimo 23 maggio presso la sede Rdb-Cub. "Il rischio di dimissioni è reale - sottolienea ancora Nirou, componente del suddetto consiglio - Non abbiamo alternative, a meno che non ci sia un'inversione di rotta nel dialogo con le istituzioni. Da anni gli immigrati del Vicentino si impegnano e lottano per ottenere migliori condizioni di vita e integrazione e più voce in questioni che li riguardano. Ma gli sforzi si sono finora scontrati contro un muro di gomma che a parole non nega la legittimità delle richieste, ma in pratica non ha dato nessuna risposta concreta. In momenti di tensione e incertezza come quelli che stiamo vivendo, è importante che una società riesca a mettere in atto politiche serie di integrazione".

 

30 aprile 2006 - Il Gazzettino

In libertà i nigeriani che avevano picchiato il datore di lavoro

MIRANO, Venezia - Sono stati rimessi in libertà, ma con l'obbligo di dimora nel comune di residenza, i tre nigeriani accusati di aver aggredito il loro datore di lavoro e di averlo poi rinchiuso in uno sgabuzzino. Lo ha deciso ieri il giudice per le indagini preliminari Daniela Defazio, di fronte alla quale sono comparsi Peter Uhunoma, 29 anni e Francia Amuanmwonsa, 26 entrambi residenti a Treviso. Monday Isimarhen, trentottenne, è invece residente nel Padovano. difensori hanno sostenuto che la loro sarebbe stata la reazione allo sfruttamento del lavoro dei loro assistiti da parte di M.M., 32 anni, di Camposampiero. Questi è infatti titolare dell'impresa di pulizie Cmmi, che ha sede in via della Stazione a Ballò di Mirano. Da qualche tempo i tre lavoravano alle sue dipendenze. Secondo la loro deposizione, stanchi di chiedergli con le buone il pagamento del loro salario, i tre nigeriani avevano deciso di usare maniere più sbrigative. Così, dopo aver parlato animatamente, i tre avrebbero cominciato a colpirlo a pugni per poi chiuderlo nel ripostiglio.
L'associazione per la difesa dei lavoratori (Adl) esprime grande soddisfazione per la scarcerazione dei tre. «Da tempo li seguiamo - spiegano all'Adl - e vorremmo ora che il giudice del lavoro si occupasse della vicenda».

 

30 aprile 2006 - La Gazzetta di Modena

Oggi la manifestazione ai Quadrati
Musica antirazzista senza parco Braida e tre associazioni

Sassuolo - Dunque oggi nel parcheggio de I Quadrati, proprio sotto gli uffici della Polizia Municipale, si terrà la "Festa multi-etnica per la fratellanza tra i popoli". Ieri mattima dopo un ultimo lungo vertice in municipio, è arrivata l’autorizzazione che mancava. Con la soluzione già descritta ieri: festa fuori dal parco Braida, ma vicino al Parco.
«L’impasse creatasi per difficoltà di interpretare recenti concessioni e disposizioni normative - assicurano gli organizzatori Lapadula e Anceschi - è stata superata con l’intervento del sindaco nel pomeriggio di venerdì. Le strutture usate saranno rispettose del verde, e saranno poste sul cortile de «I Quadrati», a lato dell’ingresso del Parco su via Circonvallazione, a diretto contatto ed in continuità con il Parco stesso».
La manifestazione, che si terrà a partire dalle 16 con gruppi musicali, ha ricevuto l’adesione di Rete Lilliput, Social Forum, Giuristi Democratici, Rifondazione, Verdi, Libera, Comitato San Pietro, Rdb-Cub, Cam, Carc, Cs Allende, Cantiere per il bene comune. Incerta l’adesione dell’Associazione Giovani Musulmani, mentre ieri, con una nota, si sono in qualche modo dissociati il Circolo Culturale Farenheit 451, l’Associazione Psyche Zenobia, l’associazione Dama Bianca Teatro che "non aderiscono a nessuna piattaforma politica veicolata dalla manifestazione. Il carattere delle nostre associazioni non è politico, e non lo può e vuole essere". Nota poi la presa di distanza del Comitato del Parco Braida.
«Il clima a Sassuolo - commentano Lapadula e Anceschi - può cambiare e migliorare a partire da queste iniziative, che invertono derive giustizialiste e xenofobe, inutili quanto pericolose, per intraprendere finalmente una diversa e più credibile strada di reale soluzione delle tensioni. L’utilizzo del territorio come luogo di incontro è uno degli aspetti fondamentali del processo di integrazione. Seguirà il concerto di tre complessi musicali: «Galimatia», «Mila serve ai tavoli», «Dakka Marrakshya»; un momento di incontro fra gruppi di giovani di varia nazionalità che si parleranno con il linguaggio naturale ed a tutti comprensibile della musica. L’iniziativa di oggi sarà la prima di una serie a Braida e in città».

 

28 aprile 2006 - Il Resto del Carlino

SASSUOLO Rischio tensioni al corteo antirazzista
Braida, il parco inagibile ai manifestanti anarchici
di Andrea Antonietti

SASSUOLO — Niente autorizzazione per l’utilizzo del Parco di Braida domenica prossima, la giornata multietnica annunciata da Carc (per il comunismo) e varie sigle di associazioni giovanili non si svolgerà. Motivazione: il rischio di possibili momenti di tensione. L’eco degli slogan che inneggiavano alla lotta armata contro l’Occidente, già scanditi durante il corteo dei giorni scorsi dalla stazione fino ai casermoni, ha fatto il resto. Se a questo aggiungiamo il clima di manifesta ostilità, come testimoniano anche scritte oltraggiose verso i militari italiani impegnati in missione e altri comportamenti sopra le righe, si possono intuire i motivi che stanno dietro il diniego. Luciano Biolchini, volontario del sodalizio che tutela l’ area verde del quartiere Braida afferma: «Si vuole dare un’ impronta politica al raduno di domenica, ma questo nostro spazio deve rimanere fruibile dalla cittadinanza; come esponente dell’ associazione non posso che ritenermi soddisfatto, la propaganda di partito la facciano altrove». A conclusione del suo intervento, Biolchini riferisce: «Certi raduni contribuiscono a esacerbare gli animi, c’è bisogno di serenità, non è il momento di inscenare proteste; non capisco il legame tra un giardino, di una zona degradata finchè vuoi, con questioni globali che interessano immigrazione e precariato del lavoro passando per la speculazione edilizia fino a giungere ad una discriminazione razziale, la quale francamente non esiste. Le strade da percorrere sulla via della legalità sono altre».
La festa multietnica doveva svolgersi domenica dalle 16 in poi. Tra gli altri avevano aderito Rete Lilliput, Comitato via San Pietro, CS Allende, Gruppo immigrazione del social forum di Modena, Cam, Giuristi Democratici di Modena, RdB CUB, Carc, Partito di Rifondazione comunista, Verdi, Cantiere p. il bene comune, Associazione Giovani Musulmani, Associazione Dama Bianca, Associazione Psichezenobia, Libera e Fahrenheit 451.
Temi della festa erano la convivenza e il rispetto reciproco; si alla difesa dei diritti di chi lavora, sia esso italiano o straniero. Più salario, meno flessibilità e precariato per tutti, italiani e stranieri. Si alla predisposizione di una politica abitativa sul medio periodo in grado da una parte di superare i ghetti-diretta conseguenza di un modello di sviluppo economico e urbano funzionale solamente alle esigenze del mercato e dall’altra salvaguardare il diritto alla casa per tutti, italiani e stranieri residenti sul territorio. No a ogni forma di discriminazione razziale, etnica o religiosa.

 

26 aprile 2006 - La Repubblica

Gli ivoriani di Napoli al funerale di Désirée
LA RACCOLTA DEI SOLDI
di Valerio Petrarca

Napoli - L´associazione degli immigrati della Costa d´Avorio in Campania ha più di dieci anni, raggruppa 435 lavoratori, ma le sue riunioni vanno spesso deserte. Gli ivoriani non hanno tempo e voglia di incontrarsi: lavorano anche 15 ore al giorno ed evitano le occasioni di riprodurre a "Napoli Centrale" i contrasti che li dividono in patria. Dal 19 settembre del 2002, la guerra, come la geografia, ha diviso il loro paese in due parti: l´area della foresta a Sud, controllata dall´esercito governativo, e l´area della savana al Nord, controllata dagli eserciti ribelli, poi detti delle "Forze Nuove".
La Costa d´Avorio era chiamata la Svizzera o l´America dell´Africa, per la sua vitalità economica e per la coesistenza pressoché pacifica di molte differenze (religiose, etniche e culturali). Ora si è allineata: ha conosciuto le mattanze umane, i soldati bambini, gli eccidi (compiuti anche dai soldati francesi), al pari di altri paesi d´Africa su cui il nostro sguardo è meno distratto.
Mi è stato più facile lì, in Costa d´Avorio, discutere contemporaneamente con giovani appartenenti ai diversi schieramenti in lotta che qui a Napoli. Qui ho dovuto approfittare di un´occasione triste, della morte di Désirée, un´ivoriana del Sud che faceva la parrucchiera.
Da morta, è riuscita a riunire i suoi connazionali attraverso l´assillo che in patria e fuori maggiormente li accomuna: la cura per il cadavere.
Ho assistito, in una stanza della "Federazione delle Rappresentanze sindacali di base" nel pressi di piazza Garibaldi a Napoli, alla cerimonia di raccolta dei soldi per spedire il corpo di Désirée a casa sua, per i funerali tradizionali. La cerimonia, chiamata "cotisation" (colletta), lasciava scorgere la sua antica origine di villaggio, la sua parentela con la civiltà del dono, che ha la sua massima evidenza proprio durante i lunghi e complicati funerali.
In Africa i doni non sono regali, ma un sistema di oggetti e di simboli con cui si fa e si dice l´intera vita sociale, nella sua infinita gamma di espressione, dalla solidarietà all´antagonismo: si dona il giusto per esprimere prossimità e il troppo o il troppo poco per esprimere ostilità o disprezzo, per mettere il ricevente nell´impossibilità di ricambiare o per disconoscere il suo grado sociale.
Al posto in cui in un villaggio sarebbe stato il corpo di Désirée (in buona posizione per "osservare" il proprio funerale), compariva una sua fotografia attaccata a un manifesto funebre, di quelli che si usano qui da noi. E al posto del capo-famiglia, ad accettare i doni, c´era il presidente dell´"Unione degli Ivoriani della Regione Campania", Marc Dan.
La cifra donata e il discorso del donatore facevano capire le cose più importanti, che però non venivano dette esplicitamente, per evitare le conseguenze di un´aggressività dichiarata. Un giovane poteva presentarsi, benché tutti lo conoscessero bene, come uomo del Nord (ma voleva dire musulmano) e offrire per la sorella cristiana Désirée dieci euro perché potesse tornare al Sud, nella terra dei suoi antenati. In questo dire e donare poteva indirettamente segnalare una precedente freddezza dell´associazione nei confronti di un immigrato del Nord etnicamente e religiosamente a lui più prossimo, fino a esprimere "ostilità" donando più di quanto avessero ricevuto i suoi in una precedente occasione funebre.
Un giovane, in un francese eccellente e secondo la raffinata retorica del suo gruppo etnico di appartenenza, ha posto due problemi; a volerli brutalmente riassumere, suonano così: perché ci preoccupiamo solo dei morti?
Perché le cariche della nostra associazione non sono state mai rinnovate?
Ma ha detto tutto questo attraverso la presentazione dei doni offerti a un cadavere, che dovrà aspettare ancora prima di partire, non sarà facile raggiungere 3.200 euro per le spese del suo trasporto.
Quasi tutti gli immigrati ivoriani che ho conosciuto qui a Napoli hanno studiato in città africane, hanno prossimità, già nella famiglia di provenienza, con almeno tre religioni (quella tradizionale, quelle cristiane e quella musulmana), parlano più di tre lingue (un paio locali, il francese, bene o male l´italiano e un po´ di napoletano), sono vissuti in patria a stretto contatto con gli immigrati (un abitante su quattro in Costa d´Avorio è straniero). I nostri riflessi mentali ce li fanno immaginare come un portato del passato perché sono poveri come lo erano i nostri emigranti. Dal punto di vista culturale, essi prefigurano però il nostro avvenire. Dei prefissi "multi" (etnico, linguistico, culturale, religioso), con cui ci riempiamo la bocca, loro avevano fatto una pratica di vita, fino a qualche anno fa. Cosa è successo nella loro patria perché da un giorno all´altro si passasse dalle parole e dai doni al machete e al kalashnikov?

1 aprile 2006 - Il Giornale di Vicenza

Gli estremisti di destra erano una quarantina. La contromanifestazione si limita agli striscioni esposti dalle finestre di un palazzo
Il presidio si sgonfia con gli slogan
Nessuno scontro alla fiaccolata di Alternativa sociale in via Torino
di Alessandro Mognon

Vicenza - I guastatori misteriosi sono entrati in azione poco dopo le 20: giù due striscioni dall'ultimo piano del palazzo che ospita l'Ufficio provinciale del lavoro con scritto «Libertà per i migranti» e mano all'altoparlante: «Razzisti, vergognatevi». E così è andata avanti per quasi un'ora, fra cori e slogan.
Ma ieri sera in via Torino fra il presidio-fiaccolata di Alternativa sociale e il gruppetto di contestatori guidati dall'esponente sindacale dei Rdb-Cub Germano Raniero e dall'ex rappresentante dei diritti degli immigrati Mortesa Nirou non è successo nient'altro. E lo schieramento di polizia e carabinieri in assetto antisommossa con tanto di jeep e furgoni ha fatto solo presenza.
Anche perché non erano più di una quarantina, gli estremisti di destra. Teste rasate, cinque-sei fiaccole, un fumogeno, ogni tanto un saluto romano, qualche bandiera tricolore e qualcuna con il simbolo di Alternativa sociale con Alessandra Mussolini. La protesta anti-extracomunitari, organizzata dal coordinatore regionale di Azione sociale Alex Cioni e da Alessandro Fontebasso, non risparmiava nessuno. Dalle «false politiche dell'accoglienza del centrodestra» fino «all'ipocrisia della Chiesa». Il resto era per «i rossi». Slogan: «Italia agli italiani, Vicenza ai vicentini, fuori i rossi e i clandestini».
Ad ascoltarli, però, non c'era quasi nessuno. Né i residenti, chiamati «a scendere in strada» contro stranieri, delinquenza e degrado; né gli extracomunitari. Solo qualche curioso alla finestra, che poi è tornato a guardare la tv.
I più preoccupati sembrano polizia e carabinieri, ci sono il commissario Loris Cecchetto e il questore Dario Rotondi che camminano nervosamente avanti e indietro. Tanto perfino lo scambio di insulti fra il presidio in strada e il gruppetto sul palazzo è soft. Tipo «vergognatevi, razzisti» contro un «avete perso storicamente». Insomma un presidio più noioso che altro, anche perché verso le 22 spariscono gli striscioni dal palazzo. Un maresciallo dei carabinieri va a parlare con i "guastatori" del palazzo, nessuno ha capito bene se sono dentro un ufficio o un appartamento. Polizia e carabinieri si schierano fra i giovani di Alternativa sociale e il cancello, esce Raniero sorridente: «Quanti siamo lassù? In sette, i magnifici sette. Abbiano fatto quello che dovevamo - spiega - una bella manifestazione pacifica. Dove eravamo? Nella sede dell’associazione "Donna chiama donna", sono sale comunali, abbiamo chiesto l'autorizzazione».

 

1 aprile 2006 - Gazzetta del Mezzogiorno

Ieri la presentazione da parte del neonato Comitato di cittadini extracomunitari
Contro il Cpt il primo corteo di immigrati
Domani alle 17 la marcia antirazzista da piazza Umberto alla Prefettura

Bari - L'Europa rifletterà sule derive razziste, Bari vedrà sfilare il primo corteo dal «basso» di immigrati. Appuntamento domani alle 17 in Piazza Umberto: corteo fino a Piazza Prefettura per ribadire il «no» al Centro di permanenza temporanea (Cpt) di Bari e delle altre città perché strutture illegali; l'abrogazione della Bossi- Fini ma superando anche la Turco Napolitano; il «no» al soggiorno legato al contratto di lavoro; e il «sì» a una legge sul diritto di asilo. Sono queste alcune delle richieste alla base della giornata europea antirazzista che quest'anno per la prima volta verrà celebrata anche a Bari su iniziativa del «neonato» Comitato immigrati (comitatoimmigrati.bari@yahoo.it) e lo sportello Immigrati Rdb/Cub (sportellodiritti@yahoo.it). Ieri in Comune a presentare l'appuntamento di domani pomeriggio sono stati alcuni degli organizzatori. Amadou Ngom, senegalese spiega: «Vogliamo rilanciare il comitato degli immigrati che si è da poco costituito cercando di dare maggiore protagonismo agli immigrati dando spazio anche a quelli di seconda generazione». Sela Mawit, eritrea, studentessa universitaria in farmacia, fa un altro ragionamento e parla della necessità di costruire processi di inclusione nei quali il protagonismo non debba trasformarsi in «settarismo etcnico». Ma una cosa è certa. E' la prima volta che gli immigrati si organizzano dal basso, senza cioè la «protezione» di un «cartello» sindacale o associazionistico. Ed ecco perché l'occasione presentare la manifestazione di domani è anche quella per denunciare problemi quotidiani. «Da quando hanno aperto il Cpt, gli immigrati hanno paura a uscire di casa. Ormai assistiamo a veri rastrellamenti di immigrati nei luoghi di lavoro», dice Bouchaib Chtiwi, del Marocco. Aggiunge: «Le forze del'ordine vanno mirate e vanno a prendere gli immigrati al termine delle ore di lavoro sapendo che hanno il permesso di soggiorno scaduto». «Un'operazione fatta per riempire il Cpt di Bari e per dimostrare in questo periodo elettorale che iu rimpatri funzionano», fa eco Amadou. E Uddin Mohammed Kafil, studi giuridici in Bangladesh e ambulante qui in città, lamenta: «Non è facile lavorare nemmeno coi documenti a posto. Non ci sono posti per gli ambulanti che hanno le licenze e i call center stano chiudendo da quando la legge Pisanu antiterrorismo obbliga alla schedatura delle persone che telefonano». Domani il corteo. Per chiedere non favori. Ma la possibilità di vivere da cittadini.(g.d.v.)

 

31 marzo 2006 - Gazzetta di Modena

‘Stranieri, sì all’accoglienza’
Le ragioni dei promotori di una delle 2 manifestazioni
CASO BRAIDA Il comunicato di Cam, Rdb e Carc

Sassuolo - Domani, come riferito nei giorni scorsi, si terranno le due manifestazioni organizzate contro gli atti di violenza di cui sono accusati due carabinieri di via Adda ripresi nel filmato durante l’arresto di un extracomunitario. Alle 15, con concentramento alla stazione ferroviaria, ci sarà un corteo per la città organizzato dal Collettivo Autogestito Modenese, Rappresentanze di Base e i Carc. Un presidio sarà invece in Piazza Garibaldi promosso da Prc, Comitato San Pietro, Verdi, Lilliput, Il cantiere per il bene comune, il Centro Studi per l’unità popolare Salvador Allende, Fiom nazionale, Fausto Gianelli. "Saremo a Sassuolo - scrivono Cam, Rdb e Carc - per dire sì ad una politica dell’accoglienza in grado di valorizzare la convivenza ed il rispetto reciproco; alla difesa dei diritti di chi lavora, sia esso italiano o straniero. Più salario, meno flessibilità e precariato per tutti, italiani e stranieri. Chiediamo la predisposizione di una politica abitativa sul medio periodo in grado da una parte di superare i ghetti, che sono la diretta conseguenza di un modello di sviluppo economico ed urbano funzionale solamente alle esigenze del capitale industriale, e, dall’altra, di salvaguardare il diritto alla casa per tutti, italiani e stranieri residenti sul nostro territorio. Chiediamo una politica di pari diritti e pari doveri. Invece diciamo no ad ogni discriminazione razziale, etnica o religiosa, che sono funzionali a giustificare politiche di guerra internazionale e pratiche neoliberiste (salari di accesso, orari, flessibilità), ad esclusivo vantaggio del capitale e dei profitti; ad una forsennata campagna di criminalizzazione degli stranieri in quanto tali, elemento che rischia di suscitare solamente paura e diffidenza generalizzate (una sorta di «far west»), impedendo ogni sorta di approccio razionale e progressista. Diciamo no all’equazione automatica tra immigrazione e sicurezza e alla repressione".

 

21 marzo 2006 - Il Gazzettino

Nasce lo sportello legale per gli immigrati
di Nicola Zanella

Rovigo - A partire da sabato anche Rovigo avrà il proprio sportello di consulenza legale per immigrati. Ad annunciarlo è la rete di associazioni formata da Immigrati nel Polesine, Adl-Cobas invisibili, Migro diritti senza confini, Bianco e nero per i diritti civili, Martin Luther King, Rovigo Opera Nomadi, Arci-solidarietà, Asilo notturno arcobaleno e Amiche per la pelle, che insieme si sono battute per il raggiungimento di questo traguardo. Lo sportello nasce dall'esigenza di chiarimenti per chi non padroneggia al meglio la nostra lingua in riferimento ad alcune questioni legislative relative alla legge Bossi-Fini. Da sabato (lo sportello rimarrà aperto a settimane alterne dalle 16 alle 18 al Centro servizio volontariato di viale Trieste) un avvocato dello studio legale Formenton di Monselice, specializzato nelle tematiche dell'immigrazione, sarà a disposizione degli immigrati.
Negli ultimi anni il flusso migratorio a Rovigo è passato dalle 400 persone del 1996 alle oltre 10.000 dello scorso anno: ciononostante resta sempre un solo sportello in questura a rilasciare i permessi di soggiorno. «A Rovigo possono passare anche sei o sette mesi per il rinnovo di un permesso di soggiorno - ha detto Samb Serigne, dell'associzione Immigrati nel Polesine - mentre in altre città come Verona e Padova grazie alla collaborazione dell'amministrazione comunale passa al massimo una settimana. Il mancato rinnovo del permesso crea un fortissimo disagio sociale a noi immigrati, che ne abbiamo bisogno per trovare una casa, trovare un lavoro e mandare i soldi alle nostre famiglie, anche per l'assistenza sanitaria. Spesso i tempi si allungano per qualche cavillo burocratico o per banali difficoltà interpretative».
Lo sportello di consulenza legale, esperienza totalmente autogestita e autofinanziata dalla associazioni promotrici, sarà a disposizione anche per la denuncia dei soprusi subiti dagli immigrati. «Non vogliamo solamente effettuare una semplice consulenza - ha dichiarato Claudio Milan dell'Adl-Cobas invisibili - ma vogliamo anche essere un osservatorio dei problemi degli immigrati rodigini e delle ingiustizie cui sono costretti a causa di una burocrazia troppe volte applicata in maniera estremamente rigida».

 

21 marzo 2006 - Il Resto del Carlino

da Rovigo
di Nicola Passarotto

A partire da sabato sarà attivo al ‘Centro Servizio Volontariato’ di Rovigo uno sportello di consulenza legale gratuita per gli immigrati. «Lo sportello nasce dalla volontà di dare un aiuto agli immigrati della zona — dice Samb Serigne, rappresentante dell’associazione immigrati nel Polesine — La maggior parte degli immigrati della provincia subisce disuguaglianze e ritardi amministrativi». I promotori dell’iniziativa sono l’associazione immigrati nel Polesine, la Adl Cobas-invisibili, l’associazione Migro diritti senza confini, la ‘Bianco e nero’ per i diritti civili, l’associazione Martin Luther King, la Rovigo Opera Nomadi, l’Arci-Solidaietà, l’Asilo notturno arcobaleno, Amiche per la pelle. «A Verona un immigrato attende per il rilascio del permesso di soggiorno circa un giorno, a Padova una settimana, a Rovigo almeno 6 mesi — racconta Claudio Milan di ‘Cobas-invisibili — La situazione è tragica. L’apertura dello sportello determinerà un miglioramento tangibile». Al Centro Servizio Volontariato presterà servizio, a cadenza quindicinale, lo studio ‘Formenton’ di Monselice. Lo sportello rimane aperto dalle 16 alle 18.

 

 

15 marzo 2006 - Il Mattino

Immigrati, corsa alle Poste per diecimila
di LUISA RUSSO

L’onda d’urto all’apertura dei cancelli è stata subito neutralizzata dalla polizia, che ha garantito l’ingresso ai primi arrivati, quelli che avevano trascorso la notte all’addiaccio, scaglionando poi l’accesso degli altri - a gruppi di dieci/venti persone - per alleggerire la calca delle centinaia di immigrati che premevano già da mezz’ora ben sapendo che soltanto i primi a consegnare i kit avrebbero avuto qualche possibilità di farcela. Poi le operazioni sono continuate nella massima calma nel Palazzo delle Poste anche grazie alla dedizione di impiegati e coadiutori che fornivano delucidazioni a chi ne aveva bisogno. La fila che alle 14,30 contava circa trecento persone in poco più di mezz’ora - per l’esattezza alle 15,06 - si era già tutta risolta (operativi nove sportelli). Poi sono arrivati altri stranieri, alla spicciolata, e alle 17.45 c’erano ancora alcuni ritardatari che stavano finendo di compilare le schede nel «salone corrispondenze» in un’atmosfera di grande cordialità con la polizia. L’associazione «3 febbraio» ha denunciato che nei giorni scorsi c’erano stati fenomeni di bagarinaggio. I servizi della Polposta erano stati potenziati. Smentita ogni previsione: né nella sede centrale di piazza Matteotti né nelle filiali ci sono state emergenze di ordine pubblico. A Napoli e nella provincia secondo i dati confluiti per via informatica al ministero degli Interni sono state presentate 10.217 domande (e complessivamente 27.449 in Campania, a fronte di una quota di 7095 nuovi arrivi di estracomunitari fissata per il 2006 per l’intera regione). A livello nazionale, alcune associazioni avevano calcolato che il tetto di 170mila domande sarebbe stato bruciato in pochi attimi e che solo le prime 26 persone che fossero riuscite a consegnare i kit nei 6244 uffici postali aperti in tutt’Italia avrebbero avuto speranza di farcela, un dato non dissimile da quello fornito ieri dal ministro Pisanu, che ha parlato di poco più di 30 persone. Perciò la corsa contro il tempo. In fila dall’altra notte per consegnare le domande d’assunzione non c’erano i datori di lavoro (le buste chiuse possono essere consegnate da chiunque) ma gli immigrati, in molti già regolari - presentavano il kit per un figlio, per un fratello - ma anche clandestini con la speranza irrealizzabile di poter trovare poi comunque un escamotage per restare in Italia (la legge prevede che sarà nei Paesi d’origine che gli extracomunitari rientranti nelle quote dovranno firmare i contratti di lavoro e ottenere i visti dalle ambasciate italiane). «Il 99% degli stranieri che dovrebbero essere chiamati dai loro Paesi già stanno in Italia», aveva detto l’altro ieri Jamal Quaddora, responsabile immigrati della Cgil. «La politica delle quote introdotta nel 1998 dal governo di centrosinistra con la legge Turco-Napolitano e ripresa dal governo di centro destra è una ipocrisia», commentava ieri il responsabile della Rdb/Cub, Aboubakar Soumahuro, che chiede «una regolarizzazione generalizzata, sganciata dalla necessità di avere un contratto di lavoro» prefigurando una situazione di sfruttamento e di precarietà che «riguarda anche il tessuto sociale italiano: studenti, disoccupati, neolaureati, giovani mamme». Contrariamente a quanto avvenuto in altre città, niente volontari durante la notte davanti alla Posta ad assistere gli immigrati (ieri mattina però i dirigenti del circolo Soccavo di An hanno portato colazioni al sacco agli stranieri in fila in via Montagna Spaccata). L’associazione «3 febbraio» qualche ora dopo ha denunciato fenomeni di bagarinaggio («ci risulta direttamente che due fratelli immigrati si sono rivolti a noi per denunciare il pagamento di kit a 100 euro l’uno e a 130 l’altro»), preannunciando un esposto in Procura. Effettivamente il 14 febbraio, quando iniziò la distribuzione, i kit sparirono subito, ma dopo un paio di giorni gli uffici delle Poste già si erano di nuovo approvvigionati e ieri ce n’erano tantissimi non ancora ritirati.

 

15 marzo 2006 - Il Gazzettino

LA CITTÀ E GLI IMMIGRATI Alle 14.30 di ieri si sono aperti i 65 sportelli postali abilitati all'accettazione dei kit: molte le polemiche tra le lunghe code
In fila per un pugno di permessi. «Ma è un'ipocrisia»
Rebesani (Sunia): «Le richieste dovevano essere fatte dai datori di lavoro, ma ad aspettare si sono visti soltanto extracomunitari»
di Roberto Cervellin

Vicenza - Alcuni si sono presentati ventiquattr'ore prima dell'apertura degli uffici. Altri si sono organizzati dandosi il cambio. Tra loro, africani, orientali e molti clandestini dell'Est, in particolare badanti. È stato un vero e proprio assalto agli sportelli postali quello che ieri ha avuto per protagonisti gli stranieri in cerca di regolarizzazione. In palio c'era l'accettazione delle domande di nulla osta per l'assunzione di stranieri non comunitari residenti all'estero relativamente al lavoro subordinato, domestico o stagionale. E visto che il numero previsto dai flussi d'ingresso 2006 è chiuso (170 mila posti in tutta Italia, di cui circa 4 mila nel Vicentino), si è innescata una sorta di gara per arrivare prima all'appuntamento. E l'appuntamento era alle 14.30 di ieri, momento in cui i 65 sportelli postali berici abilitati hanno cominciato a ricevere i moduli. Per ridurre disagi ed evitare disordini sono state organizzate unità di strada per l'assistenza notturna e attivate le forze dell'ordine. Gli uffici si sono chiusi tre ore dopo, alle 17.30.
Non sono mancate le polemiche: «È una sanatoria mascherata che nasconde molta ipocrisia», ha attaccato Fulvio Rebesani, segretario provinciale del Sunia, sindacato degli inquilini. «È inutile fissare regole rigorose e poi accettare che vengano dribblate. In coda avrebbero dovuto esserci italiani con le domande di regolarizzazione dello straniero che vive all'estero. Invece gli stranieri sono già qui».
Il datore di lavoro che intendeva assumere un lavoratore extracomunitario residente all'estero, a tempo determinato o indeterminato, doveva compilare la domanda di nulla osta, indirizzata al competente Sportello unico per l'immigrazione. Gli sportelli sono stati dotati di un sistema di rilevazione elettronico centralizzato che stabilisce data e ora di accettazione. Ogni persona in fila allo sportello postale poteva consegnare fino a un massimo di 5 domande alla volta. E questo ha scatenato anche la corsa all'accaparramento dei moduli, esauriti però già da giorni, tanto che, denuncia Morteza Nirou dello sportello casa delle Rappresentanze sindacali di base Rdb-Cub, è nato una specie di mercato nero delle domande: «Per un modulo sono stati pagati anche 200 euro».
Solo che lunedì, cioè il giorno prima dell'apertura, negli uffici postali i kit sono improvvisamente ricomparsi. «Questo metodo di regolarizzazione non è giusto», prosegue Nirou. «Bisognerebbe porre termini di scadenza senza problemi di orario. Nel Vicentino il lavoro sommerso è diffuso: ogni tre famiglie c'è una badante. Purtroppo alle frontiere mancano i controlli e all'estero non è difficile avere un visto falso». Tra le pratiche che l'immigrato deve espletare, c'è quella relativa all'idoneità dell'alloggio. Ma per Rebesani nasconde un rischio: «Alcuni stranieri, per motivi di tempo, potrebbero avere preso una casa in affitto a prezzi elevati. Probabile che per qualcuno scatti lo sfratto». In città e provincia gli immigrati regolari sono oltre sessantaseimila.

 

14 marzo 2006 - Agi

IMMIGRATI: SULLE CODE ALLE POSTE I SINDACATI SI DIVIDONO

Roma - "Le lunghissime file davanti agli uffici postali, da Nord a Sud Italia, a partire da ieri, portano probabilmente a farci rivedere per difetto le valutazioni espresse nei giorni scorsi dalla Uil, quando calcolavamo in mezzo milione il numero di persone interessate a questa sorta di sanatoria mal mascherata che e' il decreto flussi 2006". E' quanto ha affermato Guglielmo Loy, segretario confederale Uil che aggiunge: "Questo vuol dire che la Bossi-Fini ha fallito - ha aggiunto -, certo, ma vuol dire molto di piu': significa che virtualmente una buona parte degli immigrati regolarizzati nel 2003 (furono 650 mila) sono di nuovo in condizioni di irregolarita' e di lavoro nero; significa che altre centinaia di migliaia di migranti sono comunque entrati; significa che sono le rigidita' di questa legge a creare i clandestini, e che non serve appesantire le pene (magari minacciando la galera) per fermare il viaggio della speranza di milioni di esseri umani".
"Far finta di non vedere cosa succede in questo mondo (dove i due terzi della popolazione soffre la fame), ed in Italia (dove la popolazione diminuisce) - aggiunge Loy -, serve solo a non governare un fenomeno - quello dei flussi migratori - sempre piu' macroscopico ed importante per il futuro sociale ed economico del nostro Paese. E costringe all'ipocrisia di chi continua a dire che il decreto flussi serve a fare entrare regolarmente chi sta fuori dai confini, e per convincersene chiude gli occhi davanti alle code chilometriche alle poste, o magari fa finta di non vedere i volti ed il colore della pelle di chi sta in fila".
Infine, le RdB/CUB. "Come era prevedibile, il tetto delle quote aggravato dalla Bossi Fini ha prodotto una vergognosa lotteria Italia", ha dichiara Emiddia Papi del coordinamento nazionale delle rappresentanze di base. "Gli esseri umani - ha proseguito - sono stati trattati peggio delle merci: le notti in attesa e le code fuori dagli uffici postali sono indegne di un paese che si definisce civile".

 

14 marzo 2006 - Agi

IMMIGRATI: SULLE CODE ALLE POSTE I SINDACATI SI DIVIDONO

Roma - "Le lunghissime file davanti agli uffici postali, da Nord a Sud Italia, a partire da ieri, portano probabilmente a farci rivedere per difetto le valutazioni espresse nei giorni scorsi dalla Uil, quando calcolavamo in mezzo milione il numero di persone interessate a questa sorta di sanatoria mal mascherata che e' il decreto flussi 2006". E' quanto ha affermato Guglielmo Loy, segretario confederale Uil che aggiunge: "Questo vuol dire che la Bossi-Fini ha fallito - ha aggiunto -, certo, ma vuol dire molto di piu': significa che virtualmente una buona parte degli immigrati regolarizzati nel 2003 (furono 650 mila) sono di nuovo in condizioni di irregolarita' e di lavoro nero; significa che altre centinaia di migliaia di migranti sono comunque entrati; significa che sono le rigidita' di questa legge a creare i clandestini, e che non serve appesantire le pene (magari minacciando la galera) per fermare il viaggio della speranza di milioni di esseri umani".
"Far finta di non vedere cosa succede in questo mondo (dove i due terzi della popolazione soffre la fame), ed in Italia (dove la popolazione diminuisce) - aggiunge Loy -, serve solo a non governare un fenomeno - quello dei flussi migratori - sempre piu' macroscopico ed importante per il futuro sociale ed economico del nostro Paese. E costringe all'ipocrisia di chi continua a dire che il decreto flussi serve a fare entrare regolarmente chi sta fuori dai confini, e per convincersene chiude gli occhi davanti alle code chilometriche alle poste, o magari fa finta di non vedere i volti ed il colore della pelle di chi sta in fila".
Infine, le RdB/CUB. "Come era prevedibile, il tetto delle quote aggravato dalla Bossi Fini ha prodotto una vergognosa lotteria Italia", ha dichiara Emiddia Papi del coordinamento nazionale delle rappresentanze di base. "Gli esseri umani - ha proseguito - sono stati trattati peggio delle merci: le notti in attesa e le code fuori dagli uffici postali sono indegne di un paese che si definisce civile".

 

12 marzo 2006 - Corriere del Veneto

PROTESTA DEI DISOBBEDIENTI
Famiglie sotto sfratto per l'arrivo della Tav

PADOVA – « Cinque famiglie di origini nigeriane rischiano di restare senza un tetto. Le vogliono cacciare di casa anche se non esiste alcun provvedimento di sfratto » . A lanciare l'allarme è Luca Bertolino di Razzismo Stop che assieme ad altri militanti dell'associazione e dello Sportello « invisibili » dell'Adl Cobas ieri mattina ha presidiato la palazzina al civico 1 di via Annibale da Bassano dove vivono questi cinque nuclei familiari.
L'edificio di tre piani, noto come palazzo Maruffi ( dal nome della proprietaria, Libia Paglianti Maruffi di Dosson di Casier in provincia di Treviso) è destinato ad essere abbattuto nel giro di un anno al massimo in conseguenza all'arrivo a Padova della Tav. Sarà la più imponente costruzione mai rasa al suolo nel Comune negli ultimi anni. Deve lasciare posto alla nuova viabilità prevista per smistare il traffico in via Avanzo e in via Annibale da Bassano. Al suo posto è prevista una rotatoria che è destinata a ridisegnare la viabilità della zona e a raccordare le nuove strade con il cavalcavia Sarpi- Dalmazia.
Opera che Palazzo Moroni conta di avviare nel giro di sei mesi.
L'operazione tuttavia è partita diversi anni fa con la stesura del Prusst Sarpi che rivoluziona tutta l'area lungo via Sarpi. Inizialmente non era previsto l'abbattimento della palazzina in questione. Che si è reso necessario nel 1999 quando in Comune è arrivato il progetto per l'alta velocità ferroviaria. Il disegno infatti ha costretto Palazzo Moroni a ripensare alla viabilità della zona e a eliminare l'edificio. Cambiamento che comportato un accordo tra Comune e Trenitalia che ha versato nelle casse di Palazzo Moroni circa 5.000.000 di euro per l'esproprio della palazzina.
« I soldi sono già arrivati — sottolinea l'ex assessore all'Urbanistica e consigliere comunale azzurro, Tommaso Riccoboni — ora sarebbe il caso che Zanonato e la sua giunta si dessero da fare e iniziassero a lavorare » . Opposta la speranza di Razzismo Stop e dello Sportello invisibili. « Da giorni queste persone sono sotto pressione — spiega Bertolino – — con continue visite delle forze di polizia. Gli inquilini sono stati portati a più riprese in questura per le verifiche dei loro documenti che sono tutti in regola. E' una sorta di intimidazione per fargli liberare la casa » .
Immediata la replica dell'assessore alle Politiche abitative Daniela Ruffini. « Razzismo Stop e Adl hanno contattato l'ufficio casa — spiega — . E' stato detto loro di accompagnare inComune queste persone per verificarne i requisiti. Ma in tre giorni non abbiamo visto nessuno. Tra l'altro a noi risulta un solo appartamento occupato. In più gli sfratti non sono fatti dal Comune e non abbiamo ancora la disponibilità dell'edificio. Certo è che questa amministrazione finora non ha mai lasciato senza casa nessuno di coloro che hanno diritto e bisogno di tutela ».(M. D. R.)

 

11 marzo 2006 - Il Gazzettino

Casa - Padova

Padova - (M.A.) I Disobbedienti corrono in soccorso di dodici nigeriani, che vivono in un paio di appartamenti di un palazzo in via Annibale da Bassano 1. L'edificio di proprietà di Libia Maruffi Paglianti residente a Dosson di Casier in provincia di Treviso, sta per essere espropriato dal Comune. Motivo, le Ferrovie dello Stato devono attuare un progetto di alta velocità (5 milioni di euro) e, inoltre, la zona rientra nel piano regolatore per il cambiamento della viabilità in prospettiva dell'avvento del metrotram. In definitiva, al posto dello stabile verrà costruita una rotatoria che unirà via Annibale da Bassano con via Avanzo. «I dodici nigeriani - spiega Luca Bertolino di Adl casa - hanno tutti regolare permesso di soggiorno e, tranne ovviamente un paio di bambini, gli altri lavorano a tempo indeterminato. E' da un paio di mattine che la polizia arriva in via Annibale da Bassano 1 per controllarli e portarli in questura. Quindi li ha invitati ripetutamente a lasciare immediatamente i loro alloggi. Noi - continua Bertolino - oltre a non comprenderne il motivo, rimarremo qui per proteggere questi cittadini migranti. Loro, ricordo, avevano chiesto alla proprietaria di rinnovargli il contratto. Mi sono recato all'ufficio casa del Comune per capire cosa si può fare nell'immediato per questi nigeriani, ma mi hanno risposto che prima di dieci giorni non se ne fa nulla. Loro, però, non hanno più tempo». La risposta ai no global dell'assessore alla Casa, Daniela Ruffini. «Avevo chiaramente detto che i dodici cittadini immigrati avrebbero dovuto presentarsi all'ufficio casa del Comune e, invece, da quanto mi risulta nessuno li ha mai visti».

 

11 marzo 2006 - Il Mattino di Padova

Tre famiglie di immigrati regolari rischiano lo sfratto causa metrobus

ARCELLA - Tredici nigeriani, in tutto tre famiglie alcune con bambini, rischiano di trovarsi senza una casa per lo sfratto dall’immobile di via Annibale da Bassano 1-bis. Lo denunciano gli attivisti di Adl-Casa. La palazzina, ai piedi del cavalcavia Borgomagno, dovrà essere abbattuta per il progetto di riqualificazione legato al metrobus. «Non è mai partita la procedura di sfratto, ma da tre settimane gli inquilini, tutti col permesso di soggiorno e il lavoro fisso, sono oggetto di interventi intimidatori da parte delle forze di polizia», denuncia di Luca Bertolino. «L’immobile è stato acquistato dal Comune ma non è ancora di nostra disponibilità» replica l’assessore Ruffini «avuta la segnalazione del caso, abbiamo invitato gli inquilini per verificarne i requisiti, ma non si è presentato nessuno».(c.mal.)

 

7 marzo 2006 - Il Gazzettino

Vicenza - Casa

Vicenza - (r.c.) «È un provvedimento discriminatorio che stravolge il senso alla base del bando di assegnazione di alloggi di edilizia pubblica, che è quello di privilegiare chi ha più bisogno e di una casa e non chi risiede da più anni in provincia». È polemica sul nuovo bando comunale per l'assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica (erp) che avrà come novità principale la revisione dei criteri di attribuzione dei punteggi, destinata a favorire chi abita nel Vicentino da almeno 25 anni, tra cui genitori soli, nubili o celibi con figli a carico e anziani che hanno come unico reddito la pensione minima.
In attesa che l'iniziativa, proposta dall'assessore agli Interventi Sociali Davide Piazza, ottenga il via libera del consiglio comunale, ecco la reazione dello sportello casa delle Rappresentanze sindacali di base (Rdb-Cub) che ha sede in via Del Grande. «Questa novità provocherà discriminazione non solo verso gli immigrati, ma anche verso gli italiani non vicentini. Non è certo con uno spot elettorale che si risolve il problema casa, un'emergenza che colpisce tutti indiscriminatamente: da una parte gli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese a causa del carovita, dall'altra gli stranieri che, in base alla legge "Bossi-Fini", per lavorare devono avere pure un alloggio idoneo».
Al centro dell'attenzione, un bando che ogni anno raccoglie 900 domande di famiglie a basso reddito a fronte di circa 120 consegne annue di appartamenti da affittare a canone agevolato. La sua pubblicazione è prevista per aprile o maggio. «Questi criteri rendono un po' giustizia e mettono un po' di ordine. Molti comuni del Veneto, tra cui Treviso e Bassano del Grappa, li hanno già adottati», hanno commentato il sindaco Enrico Hullweck e l'assessore Piazza all'indomani dell'approvazione della suddetta modifica da parte della giunta di Vicenza. «In pratica si dà colpa agli stranieri se ci sono famiglie vicentine che aspettano una casa da tanti anni. Questo non è che il tentativo di attribuire responsabilità ad altri e di nascondere l'assenza di interventi concreti da parte del Comune, vero motivo per cui le famiglie rimangono in attesa per anni di un alloggio - replicano allo sportello Rdb-Cub - C'è bisogno di una politica abitativa reale, di maggiori fondi e della valorizzazione del patrimonio esistente in modo da arginare il fenomeno delle case sfitte».

 

5 marzo 2006 - Il Gazzettino

Corteo contro a Gorizia. Il Sap: non ci sono i tempi

Gradisca d'Isonzo - Almeno 600 persone, secondo gli organizzatori, poco più di 250, secondo la Polizia, hanno partecipato ieri mattina, a Gorizia, a una manifestazione contro l' apertura del Centro di Permanenza Temporanea (CPT) di Gradisca d'Isonzo, che si è conclusa senza tensioni e incidenti. All'iniziativa hanno aderito Rifondazione comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, Centri sociali, movimenti anti razzisti e per la tutela dei diritti degli immigrati, studenti e organizzazioni sindacali fra le quali Fiom Cgil e Rdb.I manifestanti hanno dato vita a un corteo che ha percorso le strade del centro di Gorizia esponendo striscioni e scandendo slogan contro l'apertura del Cpt e contro la politica del Governo sull'immigrazione. Al corteo hanno partecipato l' assessore regionale alla Cultura e migranti del Friuli Venezia Giulia, Roberto Antonaz (Rc), l'europarlamentare Roberto Musacchio (Rc), il consigliere regionale Alessandro Metz (Verdi), rimasto contuso tre giorni fa in tafferugli con le forze dell'ordine davanti al Cpt di Gradisca, e il segretario regionale di Rc Giulio Lauri.Dopo aver attraversato, sotto una pioggia battente, le vie principali della città (dai partecipanti si sono levati fischi quando il corteo è passato nei pressi della sede di Alleanza nazionale) i manifestanti si sono arrestati dinanzi alla sede della Prefettura dove era schierato un cordone delle forze dell' ordine. Il corteo si è concluso all'interno dell'Auditorium di via Roma dove si è svolta un'assemblea pubblica durante la quale è stato avviato il progetto di organizzare per il 18 marzo un corteo di protesta contro il Cpt a Gradisca, nell' ambito della Giornata mondiale contro la guerra.
Da registrare anche la netta opposizione del sindacato di polizia alla notizia dell'avvio del Centro martedì prossimo (v. a fianco): «Non siamo d'accordo sull' apertura del Cpt di Gradisca già dal 7 marzo. Non ci sono i tempi tecnici affinché possano essere assegnati alla Questura gli agenti in più da destinare al servizio di vigilanza»: lo ha affermato il segretario provinciale del Sap di Gorizia, Angelo Obit.
Il Sap goriziano, nei giorni scorsi, aveva denunciato al Ministero dell'Interno il problema nell'insufficienza numerica del personale, un organico che - a detta del sindacato - sarebbe stato inadeguato a garantire la sicurezza interna al Cpt. «Aprire la struttura gradiscana martedì - ha proseguito Obit - sarebbe un atto di irresponsabilità politica, in quanto obbligherebbe a destinare temporaneamente al Cpt un elevato numero di agenti, in servizio attualmente operativi a Gorizia. In questo modo la Questura del capoluogo isontino vedrebbe il proprio organico fortemente ridotto e finirebbe letteralmente in ginocchio».

I No-global si sono ritrovati alle 10 al Portello, poi hanno raggiunto la Fiera aprendosi la strada con nove carrelli della spesa rubati in un supermercato trasformati in scudi
«Ci hanno caricato per far finire la manifestazione»
Max Gallob attacca le forze dell’ordine: «Solo il coraggio di alcuni nostri compagni ha impedito il dilagare della violenza»
di Marco Aldighieri

Padova - Nonostante l'aspetto minaccioso dei Disobbedienti, armati di casco e con la sciarpa alzata fino al naso, la manifestazione anti-Borghezio sembrava andare liscia come l'olio. Invece, a pochi minuti dalla fine della protesta, alle 12.15, una incomprensione tra forze dell'ordine e no global fa scattare un'insana violenza durata per almeno cinque minuti.
Ma partiamo dall'inizio. I Disobbedienti guidati da Max Gallob insieme ai militanti delle associazioni Ya Basta, Razzismo Stop, Adl, Cobas della scuola e studenti medi, in tutto duecento persone, si sono ritrovati ieri mattina al Portello. Scopo, marciare verso la fiera per disturbare con musica e discorsi sparati a tutto volume, il convegno "La condizione dei cristiani nel mondo islamico" organizzato dall'associazione cattolica della Padania cristiana nella sala Carraresi, a cui ha partecipato l'europarlamentare del Carroccio, Mario Borghezio. I no global si sono preparati all'evento costruendo con una ventina di carrelli per la spesa (secondo Max Gallob donati da un supermercato anti-razzista), dove sulla parte anteriore hanno agganciato dei panelli fatti di materiale di plastica e legno, delle barriere protettive. Il corteo, quindi, si è posizionato dietro i rudimentali scudi e ha marciato compatto e con estrema calma per via Bassi, con l'intento di raggiungere la parte della fiera che dà su via Tommaseo.
Tutto questo, mentre un camion attrezzato con delle potenti casse faceva partire il controconvegno anti-Lega promosso da GlobalProject. Meeting via etere e via internet (www.globalproject.info), moderato per radio dal leader dei centri sociali del Nordest Luca Casarini, a cui sono intervenuti la filosofa Judith Revel, Michael Hardt il coautore con Toni Negri del libro Impero e Dario Fo. Premio Nobel che ha concluso il suo monologo con la frase: "Bisogna sempre combattere l'ignoranza". Verso le 11.45, dopo un serrato dialogo tra Max Gallob e le forze dell'ordine, i no global riescono a conquistare una fetta di via Tommaseo di fronte alla fiera. Levati i caschi e tolte le sciarpe, gli indiani padani accendono dei fumogeni e fanno partire alcuni razzi di capodanno (uno per sbaglio cade vicino alla polizia, ma non succede nulla). Successivamente, scrivono per terra con della vernice nera degli insulti a Borghezio. A questo punto sembra tutto finito, ma alle 12.15 verso via Venezia le forze dell'ordine caricano un gruppetto di no global che voleva fare delle altre scritte contro la fiera. I manifestanti scappano verso via Bassi, e fanno partire un fitto lancio di sassi e di bottiglie di birra contro le forze di polizia. I Disobbedienti incalzati dai carabinieri indietreggiano, ma prima di tornare in zona Portello danno alle fiamme la vernice avanzata. «La verità sugli incidenti è che - commenta Max Gallob - una pattuglia dei carabinieri per far finire in fretta la nostra azione di protesta ci ha caricato. Solo il coraggio di alcuni nostri compagni, che si sono affrettati ad utilizzare gli scudi, ha impedito il dilagare della violenza da parte delle forze dell'ordine».

 

5 marzo 2006 - Il Gazzettino

Corteo contro a Gorizia. Il Sap: non ci sono i tempi

Gradisca d'Isonzo - Almeno 600 persone, secondo gli organizzatori, poco più di 250, secondo la Polizia, hanno partecipato ieri mattina, a Gorizia, a una manifestazione contro l' apertura del Centro di Permanenza Temporanea (CPT) di Gradisca d'Isonzo, che si è conclusa senza tensioni e incidenti. All'iniziativa hanno aderito Rifondazione comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, Centri sociali, movimenti anti razzisti e per la tutela dei diritti degli immigrati, studenti e organizzazioni sindacali fra le quali Fiom Cgil e Rdb.I manifestanti hanno dato vita a un corteo che ha percorso le strade del centro di Gorizia esponendo striscioni e scandendo slogan contro l'apertura del Cpt e contro la politica del Governo sull'immigrazione. Al corteo hanno partecipato l' assessore regionale alla Cultura e migranti del Friuli Venezia Giulia, Roberto Antonaz (Rc), l'europarlamentare Roberto Musacchio (Rc), il consigliere regionale Alessandro Metz (Verdi), rimasto contuso tre giorni fa in tafferugli con le forze dell'ordine davanti al Cpt di Gradisca, e il segretario regionale di Rc Giulio Lauri.Dopo aver attraversato, sotto una pioggia battente, le vie principali della città (dai partecipanti si sono levati fischi quando il corteo è passato nei pressi della sede di Alleanza nazionale) i manifestanti si sono arrestati dinanzi alla sede della Prefettura dove era schierato un cordone delle forze dell' ordine. Il corteo si è concluso all'interno dell'Auditorium di via Roma dove si è svolta un'assemblea pubblica durante la quale è stato avviato il progetto di organizzare per il 18 marzo un corteo di protesta contro il Cpt a Gradisca, nell' ambito della Giornata mondiale contro la guerra.
Da registrare anche la netta opposizione del sindacato di polizia alla notizia dell'avvio del Centro martedì prossimo (v. a fianco): «Non siamo d'accordo sull' apertura del Cpt di Gradisca già dal 7 marzo. Non ci sono i tempi tecnici affinché possano essere assegnati alla Questura gli agenti in più da destinare al servizio di vigilanza»: lo ha affermato il segretario provinciale del Sap di Gorizia, Angelo Obit.
Il Sap goriziano, nei giorni scorsi, aveva denunciato al Ministero dell'Interno il problema nell'insufficienza numerica del personale, un organico che - a detta del sindacato - sarebbe stato inadeguato a garantire la sicurezza interna al Cpt. «Aprire la struttura gradiscana martedì - ha proseguito Obit - sarebbe un atto di irresponsabilità politica, in quanto obbligherebbe a destinare temporaneamente al Cpt un elevato numero di agenti, in servizio attualmente operativi a Gorizia. In questo modo la Questura del capoluogo isontino vedrebbe il proprio organico fortemente ridotto e finirebbe letteralmente in ginocchio».

I No-global si sono ritrovati alle 10 al Portello, poi hanno raggiunto la Fiera aprendosi la strada con nove carrelli della spesa rubati in un supermercato trasformati in scudi
«Ci hanno caricato per far finire la manifestazione»
Max Gallob attacca le forze dell’ordine: «Solo il coraggio di alcuni nostri compagni ha impedito il dilagare della violenza»
di Marco Aldighieri

Padova - Nonostante l'aspetto minaccioso dei Disobbedienti, armati di casco e con la sciarpa alzata fino al naso, la manifestazione anti-Borghezio sembrava andare liscia come l'olio. Invece, a pochi minuti dalla fine della protesta, alle 12.15, una incomprensione tra forze dell'ordine e no global fa scattare un'insana violenza durata per almeno cinque minuti.
Ma partiamo dall'inizio. I Disobbedienti guidati da Max Gallob insieme ai militanti delle associazioni Ya Basta, Razzismo Stop, Adl, Cobas della scuola e studenti medi, in tutto duecento persone, si sono ritrovati ieri mattina al Portello. Scopo, marciare verso la fiera per disturbare con musica e discorsi sparati a tutto volume, il convegno "La condizione dei cristiani nel mondo islamico" organizzato dall'associazione cattolica della Padania cristiana nella sala Carraresi, a cui ha partecipato l'europarlamentare del Carroccio, Mario Borghezio. I no global si sono preparati all'evento costruendo con una ventina di carrelli per la spesa (secondo Max Gallob donati da un supermercato anti-razzista), dove sulla parte anteriore hanno agganciato dei panelli fatti di materiale di plastica e legno, delle barriere protettive. Il corteo, quindi, si è posizionato dietro i rudimentali scudi e ha marciato compatto e con estrema calma per via Bassi, con l'intento di raggiungere la parte della fiera che dà su via Tommaseo.
Tutto questo, mentre un camion attrezzato con delle potenti casse faceva partire il controconvegno anti-Lega promosso da GlobalProject. Meeting via etere e via internet (www.globalproject.info), moderato per radio dal leader dei centri sociali del Nordest Luca Casarini, a cui sono intervenuti la filosofa Judith Revel, Michael Hardt il coautore con Toni Negri del libro Impero e Dario Fo. Premio Nobel che ha concluso il suo monologo con la frase: "Bisogna sempre combattere l'ignoranza". Verso le 11.45, dopo un serrato dialogo tra Max Gallob e le forze dell'ordine, i no global riescono a conquistare una fetta di via Tommaseo di fronte alla fiera. Levati i caschi e tolte le sciarpe, gli indiani padani accendono dei fumogeni e fanno partire alcuni razzi di capodanno (uno per sbaglio cade vicino alla polizia, ma non succede nulla). Successivamente, scrivono per terra con della vernice nera degli insulti a Borghezio. A questo punto sembra tutto finito, ma alle 12.15 verso via Venezia le forze dell'ordine caricano un gruppetto di no global che voleva fare delle altre scritte contro la fiera. I manifestanti scappano verso via Bassi, e fanno partire un fitto lancio di sassi e di bottiglie di birra contro le forze di polizia. I Disobbedienti incalzati dai carabinieri indietreggiano, ma prima di tornare in zona Portello danno alle fiamme la vernice avanzata. «La verità sugli incidenti è che - commenta Max Gallob - una pattuglia dei carabinieri per far finire in fretta la nostra azione di protesta ci ha caricato. Solo il coraggio di alcuni nostri compagni, che si sono affrettati ad utilizzare gli scudi, ha impedito il dilagare della violenza da parte delle forze dell'ordine».

 

5 marzo 2006 - L'Unità

IMMIGRAZIONE
Vendola a Pisanu: stop al Cpt di Bari
Gorizia, corteo contro quello di Gradisca

«SIGNOR MINISTRO, facciamo una tregua elettorale, come ha chiesto il sindaco di Bari, e lasciamo per il momento sospese le questioni che riguardano l’accoglienza dei migranti dentro il recinto blindato dei Cpt. Ne discuteremo all’indomani delle elezioni. È proprio un atto di responsabilità». È l’appello che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha rivolto al ministro dell’Interno, Giuseppe Pisanu, perchè si sospenda l’apertura del nuovo Centro di permanenza temporanea realizzato nel capoluogo pugliese: l’apertura del Cpt è prevista per domani, a gestire il tutto dovrebbero essere le Misericordie. «Tra l'altro - ha proseguito Vendola - abbiamo visto queste fotografie e sentito i racconti di alcuni parlamentari che dicono che questa nuova costruzione un po’ paurosa, un po’ da incubo, che è il Cpt di Bari, è precaria. Ci piove dentro mentre ancora non è abitata da nessuno, è piena di crepe: si tratterebbe di una scelta troppo affrettata». «Ma non lo diciamo - ha concluso - perchè abbiamo un velleitario e vago umanitarismo, ma perchè ci sentiamo corresponsabili con voi, con tutti, nella lotta contro i fenomeni illegali e contro la clandestinità. E un modo per affrontarla di petto è quello di poter cogliere tutti gli elementi che rendono conveniente la fuoriuscita dalla clandestinità. E i soldi sono un punto decisivo».
E ieri la polemica contro i Cpt ha avuto il suo secondo fronte a Gorizia, dove si è manifestato contro l’apertura della struttura di Gradisca D’Isonzo. Circa 300 persone hanno partecipato al raduno che si è concluso senza tensioni e incidenti. All’iniziativa hanno aderito Rifondazione Comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, centri sociali, movimenti antirazzisti e per la tutela dei diritti degli immigrati, studenti e organizzazioni sindacali fra cui Rdb, Cgil e Fiom. Il corteo ha percorso le vie del centro cittadino sino alla prefettura con striscioni e scandendo slogan contro l’atteggiamento del governo sull’apertura del Cpt e sull’immigrazione. Quindi circa 150 persone hanno partecipato all’assemblea discutendo nuove proposte di lotta. Il Cpt di Gradisca d’Isonzo - secondo quanto annunciato dal senatore Giovanni Collino (An) - dovrebbe aprire martedì 7 marzo. «Non riesco a comprendere il senso di aprire un Cpt a un mese dalle elezioni» ha commentato il presidente del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Illy. Inoltre ha aggiunto di non condividere l'avvio del Cpt «sapendo - ha precisato - che il ministro si è impegnato a trattenere solo clandestini intercettati nel territorio regionale, e sapendo che il numero in questo periodo è di una decina alla settimana, forse meno». E quanto all'ipotesi che nella struttura possano essere portati clandestini da altre parti d'Italia, Illy ha concluso di non voler «nemmeno prendere in considerazione che il ministro Pisanu venga meno alla sua parola».

 

5 marzo 2006 - Il Messaggero Veneto

Gli organizzatori hanno proposto un’altra iniziativa analoga per sabato 18. In seicento sfilano per dire no al Cpt
Il corteo attraversa vie e piazze: «Vogliamo che le ruspe demoliscano quel centro»
La manifestazione dei no-global si è svolta ieri mattina in maniera pacifica
di Piero Tallandini

Gradisca - Sotto una pioggia battente e inesorabile che ha caratterizzato buona parte della mattinata, almeno 600 persone (stando agli organizzatori, poco più di 250 secondo la polizia) hanno preso parte, ieri, alla manifestazione regionale contro l’apertura del Centro di permanenza temporanea per immigrati clandestini di Gradisca. Un corteo colorato e pacifico che ha sfilato attraverso corso Italia e corso Verdi per arrivare poi davanti alla Prefettura e terminare nell’auditorium di via Roma, dove si è svolta l’assemblea.Il corteo è partito alle 9.40 dal piazzale Martiri della Libertà, dove, a cominciare dalle 9, i partecipanti alla manifestazione (alla quale hanno aderito Rifondazione comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, centri sociali, movimenti anti-razzisti e per la tutela dei diritti dei migranti e poi studenti e sindacati come Fiom-Cgil e Rdb, oltre a numerosi immigrati) hanno cominciato a radunarsi. Tra i presenti anche l’assessore regionale Roberto Antonaz, l’europarlamentare di Rc, Roberto Musacchio, il consigliere regionale dei Verdi, Alessandro Metz e il segretario regionale di Rc, Giulio Lauri.
I manifestanti hanno sfilato accompagnati dagli stessi striscioni, ormai immancabili, che avevano fatto capolino negli ultimi dodici mesi nel corso dei tre cortei contro il Cpt svoltisi a Gradisca a cominciare da "No ai lager nelle nostre terre" in un clima assolutamente tranquillo, ritmato dalla musica e dagli slogan. Quando, poi, il corteo è transitato dinanzi alla sede di Alleanza nazionale, in corso Italia, dai manifestanti si sono levati i fischi.
Ma il momento di vera e propria contestazione ha coinciso essenzialmente con il breve presidio dinanzi alla sede della Prefettura, in piazza Vittoria. Qui il corteo si è arrestato e dal megafono dei manifestanti sono partiti proclami indirizzati alla sede governativa: «Siamo qui per dire al prefetto che siamo contro le leggi ingiuste come la Bossi-Fini, questa moltitudine di persone non vuole i Centri di permanenza temporanea».
Dopo qualche minuto, il corteo si è rimesso in marcia percorrendo via Roma fino all’auditorium, dove si è svolta l’assemblea pubblica.
A presiedere l’incontro sono stati Cristian Massimo di Razzismo stop, Dario Antonaz e Jenny Fabrizio. «Abbiamo saputo – ha affermato quest’ultima durante l’assemblea – che gli operatori della Minerva (la cooperativa goriziana che gestisce il Cpt, ndr) hanno dipinto i muri dell’ex caserma "Polonio" con i colori dell’arcobaleno della pace, ma noi non ci facciamo prendere in giro, non si può umanizzare un lager. Chiediamo le ruspe per demolire il Cpt». «Ci amareggia il fatto che qualcuno, a proposito delle nostre critiche alla Minerva, ci abbia accusato di essere contro i lavoratori – ha sottolineato il portavoce della Rete del precariato sociale Andrea Olivieri –. Noi siamo dell’idea che la Minerva abbia dimostrato di essere un’azienda e non una cooperativa».
Olivieri ha lanciato la proposta, accolta dagli altri partecipanti all’assemblea, di organizzare per il 18 marzo un nuovo maxi-corteo di protesta contro il Cpt a Gradisca, nell’ambito della Giornata mondiale contro la guerra. Nel corso dell’assemblea sono intervenuti anche il presidente regionale della Lega cooperative sociali, Luigi Bettoli, che ha letto un documento sottoscritto da almeno una ventina di cooperative sociali regionali contro il Cpt, «una struttura – ha affermato – contraria ai diritti universali dell’uomo e ai principii cooperativistici», e il rappresentante della Cgil Abdou Faye: «Dobbiamo cercare – ha detto quest’ultimo – di convincere la Minerva ad aprire gli occhi. Intanto il fatto che il Cpt non abbia ancora aperto è già una prima vittoria».
All’assemblea hanno partecipato, infine, rappresentanti delle associazioni slovene per la tutela dei diritti degli immigrati che hanno annunciato la loro presenza alla manifestazione del 18 marzo.

 

4 marzo 2006 - Ansa

IMMIGRAZIONE: MANIFESTAZIONE CONTRO APERTURA CPT GRADISCA

GORIZIA - Almeno 600 persone, secondo gli organizzatori, poco piu' di 250, secondo la Polizia, hanno partecipato stamani, a Gorizia, a una manifestazione contro l'apertura del Centro di Permanenza Temporanea (CPT) di Gradisca d' Isonzo, che si e' conclusa senza tensioni e incidenti.All' iniziativa hanno aderito Rifondazione comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, Centri sociali, movimenti anti razzisti e per la tutela dei diritti degli immigrati, studenti e organizzazioni sindacali fra le quali Fiom Cgil e RdB.I manifestanti hanno dato vita a un corteo che ha percorso le strade del centro di Gorizia esponendo striscioni e scandendo slogan contro l' apertura del Cpt e contro la politica del Governo sull' immigrazione. Al corteo hanno partecipato l'assessore regionale alla Cultura e migranti del Friuli Venezia Giulia, Roberto Antonaz (Rc), l' europarlamentare Roberto Musacchio (Rc), il consigliere regionale Alessandro Metz (Verdi), rimasto contuso tre giorni fa in tafferugli con le forze dell' ordine davanti al Cpt di Gradisca, e il segretario regionale di Rc Giulio Lauri.Dopo aver attraversato, sotto una pioggia battente, le vie principali della citta' (dai partecipanti si sono levati fischi quando il corteo e' passato nei pressi della sede di Alleanza nazionale) i manifestanti si sono arrestati dinanzi alla sede della Prefettura dove era schierato un cordone delle forze dell'ordine. Il corteo si e' concluso all' interno dell' Auditorium di via Roma dove si e' svolta un' assemblea pubblica durante la quale e' stato avviato il progetto di organizzare per il 18 marzo un corteo di protesta contro il Cpt a Gradisca, nell'ambito della Giornata mondiale contro la guerra.

 

4 marzo 2006 - Agi

CPT GRADISCA: MANIFESTAZIONE CON ASSEMBLEA SENZA TENSIONI

Gradisca d'Isonzo (Gorizia), 4 mar. - Manifestazione con assemblea finale questa mattina a Gorizia contro l'apertura del Cpt (Centro Permanenza Temporanea) di Gradisca D'Isonzo. Circa 300 persone hanno partecipato al raduno che si e' concluso senza tensioni e incidenti. All'iniziativa hanno aderito Rifondazione Comunista, Verdi, le associazioni Razzismo stop, i coordinamenti libertari, centri sociali, movimenti antirazzisti e per la tutela dei diritti degli immigrati, studenti e organizzazioni sindacali fra cui RdB, Cgil e Fiom. Il corteo, cui hanno partecipato l'assessore regionale alla cultura Roberto Antonaz (Rc), l'europarlamentare Roberto Musacchio (Rc), il consigliere regionale Alessandro Metz (Verdi) e il segretario regionale di Rc Giulio Lauri, ha percorso le vie del centro cittadino sino alla prefettura con striscioni e scandendo slogan contro l'atteggiamento del governo sull'apertura del Cpt e sull'immigrazione. Quindi circa 150 persone hanno partecipato all'assemblea discutendo nuove proposte di lotta per la prossima settimana. Il Cpt di Gradisca d'Isonzo - secondo quanto annunciato dal senatore Giovanni Collino (An) - dovrebbe aprire il 7 marzo. Sul Cpt di Gradisca il l'europarlamentare della Margherita Enrico Letta, oggi a Trieste, ha annunciato, se il centrosinistra vincesse le elezioni "una forte innovazione per quanto riguarda le politiche sull'immigrazione con una radicale riforma della Bossi-Fini ed una gestione attiva dei flussi migratori".

 

4 marzo 2006 - Il Messaggero Veneto

Gradisca. Anche sindacati e studenti oggi nel capoluogo isontino Annunciate le presenze dell’europarlamentare Musacchio (Rifondazione), dell’assessore regionale Antonaz e del consigliere Alessandro Metz
Atteso un migliaio di manifestanti al corteo anti-Cpt
di Marco Ceci

GRADISCA - «Ci attendiamo almeno un migliaio di persone, per aver ancora più voce nel dire no al Cpt di Gradisca d’Isonzo». La previsione è dei rappresentanti dell’"assemblea permanente contro l’apertura del Cpt", la sigla sotto cui sono confluiti tutti i movimenti e associazioni che da ormai due anni sono in prima linea nella protesta contro il centro per immigrati isontino, alla vigilia della manifestazione generale prevista per oggi a Gorizia.
Un’iniziativa nata il 1 marzo, al termine del presidio permanente che per tre giorni ha visto il Cpt di via Udine "sorvegliato" dai manifestanti, ma già capace di vantare numerose adesioni anche nell’universo sindacale e in quello studentesco. Oggi, infatti, a Rimini, il congresso nazionale della Cgil voterà un documento di consenso e adesione alla manifestazione goriziana, aggiungendosi a quanto già fatto ieri, fra gli altri, dalla Fiom regionale, dal Cobas (Comitati di base della scuola) del Friuli Venezia Giulia, Rdb (Realtà di base) e Cub (Comitati unitari di base).
Tra i primi a garantire il loro appoggio anche le sezioni regionali dei partiti della Rifondazione comunista e Verdi, con questi ultimi che oggi a Gorizia saranno rappresentati anche dal consigliere regionale Alessandro Metz, reduce dal ferimento avvenuto negli scontri fra manifestanti e forze dell’ordine avvenuti lo scorso 28 febbraio davanti al Cpt di Gradisca. «Sarà un momento di bilancio che culminerà in un’assemblea nella quale decideremo come andare avanti, anche se una cosa è già certa e cioè che la battaglia contro il Cpt continuerà. La scelta di Gorizia? Perché è nel capoluogo che ha sede la Prefettura, che ha ovviamente un ruolo centrale nella vicenda del Cpt. Il corteo si fermerà proprio davanti alla Prefettura, dove ci saranno anche interventi. Oltre alla presenza dei sindacati, ritengo fondamentale la presenza degli studenti e dei rappresentanti del mondo scolastico, per esprimere con la più ampia partecipazione possibile la contrarietà di tutto un territorio al Cpt di Gradisca».
Come prevedibile (oltre alla forte contrarietà al Cpt di Gradisca ribadita ieri in una nota da parte di una ventina di coop sociali del Fvg), intanto, adesioni a valanga sono pervenute in queste ore agli organizzatori da parte di movimenti e associazioni antirazzisti del Norditalia, da Brescia, Bergamo, Bologna, Padova, Milano e Venezia. Hanno annunciato la loro presenza anche "Dostje" e "Kraula Mir", associazioni giovanili della vicina Slovenia.
Confermati, intanto, gli orari per la manifestazione: appuntamento alle 9 alla stazione ferroviaria di Gorizia, da dove, alle 9.30, partirà il corteo che sfilerà per le vie cittadine fino a raggiungere piazza Vittoria, dove ha sede la Prefettura. Alle 11.30-12, l’assemblea generale nell’auditorium di via Roma.
Oltre all’assessore regionale a cultura e immigrazione, Roberto Antonaz (Rc), al corteo parteciperà anche l’europarlamentare di Rifondazione comunista Roberto Musacchio, che, a seguire, prenderà la via di Gradisca per far visita al Cpt, dove il suo ingresso è previsto per le 12.30.

 

4 marzo 2006 - Il Gazzettino

L'europarlamentare della Lega Nord parteciperà questa mattina al convegno promosso dall'associazione cattolica della Padania cristiana
Borghezio: «Confermo il mio arrivo a Padova»
Manifestazioni di no global, Rifondazione e immigrati. Possibile blocco del traffico nelle vie attorno alla Fiera

Padova - (M.A.) "Confermo il mio arrivo a Padova". Un telegrafico e risoluto Mario Borghezio, assicura la sua presenza oggi in città, dopo che erano girate voci su un suo cambio di programma. L'europarlamentare della Lega Nord parteciperà questa mattina, nella sala Carraresi della fiera, al convegno organizzato dall'associazione cattolica della Padania cristiana su:"La condizione dei cristiani nel mondo islamico". Ad accoglierlo, oltre al popolo leghista, ci saranno i Disobbedienti insieme a tutti i movimenti che gravitano attorno alla realtà no global. Una situazione che si annuncia incandescente, tanto che il Comune con un'ordinanza ha previsto il possibile blocco del traffico dalle 9 alle 13 nelle vie: Tommaseo, Goldoni, Gozzi, Venezia e Rismondo. I Disobbedienti guidati da Max Gallob insieme alle associazioni Ya Basta, CopyRiot Cafè, Razzismo Stop, Adl, Cobas della Scuola e studenti medi, organizzeranno di fronte alla fiera un contro-convegno promosso da GlobalProjetc (strumento mediatico no global) per assaltare culturalmente Mario Borghezio e la Lega Nord. In pratica, con musica e discorsi sparati a tutto volume gli indiani padani cercheranno di coprire le parole del politico del carroccio. Al meeting disobbediente moderato dal leader dei centri sociali del Nordest Luca Casarini, che forse sfiderà per l'ennesima volta il provvedimento di "foglio di via", hanno aderito Dario Fo, la filosofa Judith Revel, Michale Hardt coautore del libro Impero insieme a Toni Negri, il poeta Lello Voce e l'attore Bebo Storti. I no global si troveranno al Portello alle 9. Il convegno della Lega Nord dovrebbe iniziare alle 10 e terminare dopo circa tre ore. Protestano per l'arrivo di Borghezio a Padova, anche Rifondazione Comunista, i giovani comunisti, l'Asu, la Rete del lavoro migrante e l'Assopace. A differenza dei Disobbedienti, la loro manifestazione intitolata "Giornata padovana antirazzista" si terrà in piazza delle Erbe alle 16.30, dove sarà presente l'assessore alla Casa Daniela Ruffini. "Scenderemo in piazza per contrastare Borghezio, politico della Lega razzista e xenofobo. Insieme a noi ci saranno i lavoratori migranti che non sono solo forza lavoro, ma anche storia, cultura e intelligenza della nostra società". Oltre alla musica, il sit-in in piazza offrirà una mostra di vignette in tema di razzismo e guerra sotto il volto della Corda.

 

2 marzo 2006 - Il Gazzettino

I Disobbedienti, assieme ad altre associazioni, organizzano sabato un contro-convegno in Fiera, dove alle 10 parlerà l’europarlamentare leghista
«Assalteremo culturalmente Borghezio»
Alla provocatoria iniziativa, affidata a GlobalProject, hanno aderito tra gli altri Dario Fo e la filosofa francese Judith Revel
di Marco Aldighieri

Padova - "Assalteremo culturalmente Borghezio". Questo il grido di battaglia dei Disobbedienti che, insieme alle associazioni Razzismo Stop, Ya Basta, Adl (associazione difesa lavoratori), CopyRiot Cafè e studenti medi, cercheranno di fermare sabato mattina con un contro-convegno organizzato da GlobalProject (uno dei tanti strumenti mediatici no global) l'arrivo di Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord. L'onorevole leghista, infatti, nonostante le ripetute minacce lanciategli dai movimenti legati ai centri sociali, ha ugualmente annunciato la sua presenza al meeting "La condizione dei cristiani nel mondo islamico", voluto dall'associazione cattolica della Padania cristiana e che si svolgerà nella sala Carraresi della fiera a partire dalle 10. Luogo prescelto dalla Lega Nord padovana, dopo che il centro congressi papa Luciani ha rinunciato ad ospitare l'appuntamento per motivi di ordine pubblico.
«La vicenda Borghezio - commenta Max Gallob, leader dei Disobbedienti - va oltre la figura di razzista e xenofobo che ha l'europarlamentare leghista. A questo bisogna aggiungere la provocazione lanciata dall'ex ministro Roberto Calderoli con la maglietta con stampigliate le vignette anti-Islam. La Lega è diventata un partito simbolo del razzismo e gioca ad aumentare il fondamentalismo religioso, sia islamico che cristiano. Noi vogliamo liberarci della morsa dei fondamentalismi - sottolinea Gallob - e per questo sabato mattina combatteremo Borghezio e la Lega con un contro-convegno. Faremo tanto di quel rumore da coprire le parole dei razzisti e tenteremo di avvicinarci il più possibile alla fiera e alla sala Carraresi. Il nostro contro-convegno eliminerà i discorsi sporchi di sangue e di ingiustizia del palcoscenico leghista». Il simposio no global sarà moderato dal portavoce dei centri sociali del Nordest Luca Casarini, che potrebbe sfidare per l'ennesima volta il provvedimento di "foglio di via" dal comune di Padova (oltre che Monselice e Trieste), che verrà meno il 12 novembre di quest'anno.
«Al nostro contro-convegno - spiega Barbara Barbieri di GlobalProject - hanno aderito la filosofa francese Judith Revel, il premio nobel Dario Fo, l'attore Bebo Storti, il poeta Lello Voce e Raffaella Bolini di Arci. Sarà possibile ascoltare la nostra azione di assedio culturale alla Lega Nord in tutta Europa, grazie alle frequenze satellitari di GlobalRadio e in streaming audio sul sito www.globalproject.info. Per il Veneto, invece, verrà ripetuto dalle frequenze di radio Sherwood». Parteciperanno alla manifestazione disobbediente contro Mario Borghezio e la Lega Nord anche i lavoratori migranti di Adl, mentre Wilma Mazza di Ya Basta invita tutte le donne ad unirsi alla forma di protesta. «Noi donne dobbiamo combattere ogni tipo di fondamentalismo».
I no global si riuniranno sabato mattina alle 9 al Portello, appuntamento anticipato alle 7.45, invece, per gli studenti medi disobbedienti che si troveranno al liceo artistico Modigliani.

 

1 marzo 2006 - Il Manifesto

Le cariche non aprono il cpt
Botte della polizia a Gradisca, ferito un consigliere verde. Ma il centro rimane chiuso
di CINZIA GUBBINI

GRADISCA D'ISONZO (Gorizia) - Pericolo scampato, per ora: il mega centro di permanenza di Gradisca d'Isonzo ieri non ha aperto le porte, come invece aveva assicurato il ministro dell'interno Giuseppe Pisanu, che sulla struttura blindata per espellere gli immigrati «clandestini» punta tutto in vista della tornata elettorale che qui, in Friuli Venezia Giulia, si gioca sul filo di lana almeno al senato. Ma impedire ai lavoratori della cooperativa Minerva - vincitrice dell'appalto del centro - di mettere piede nel cpt è costato qualche ferito, e uno di loro è un nome «eccellente»: si tratta del consigliere dei Verdi Alessandro Metz, ricoverato in ospedale con un trauma cranico. Tutto si è scatenato in pochi minuti, intorno alle nove: i manifestanti, accampati con tende e roulotte proprio di fronte ai cancelli del cpt, dalle prime ore della mattina hanno iniziato a distribuire volantini a tutti gli automobilisti di passaggio e a ostacolare l'ingresso nel centro delle macchine e dei furgoni della cooperativa. Operazione riuscita, in parte: un furgone è tornato indietro e due macchine con a bordo i lavoratori della coop hanno fatto retromarcia quando la Digos ha assicurato loro che il «capo» Adriano Ruchini aveva dato disposizione di non forzare il blocco («noi li chiamiamo contractors per dire che sono mercenari, ma questi sono contractors veri, militari. Noi a dirgli: spostatevi, che vi frega. E loro: non abbiamo ricevuto disposizioni», racconta Luca Casarini). Ma qualcuno ha voluto comunque passare: un'auto con a bordo una donna ha puntato dritto verso il cancello, dove un gruppo di Disobbedienti si era piazzato per vigilare che nessuno filtrasse il blocco. Ed è a questo punto che la polizia è intervenuta: da dietro si vedeva solo un turbinio di manganelli. Ma non è qui che Metz ha preso la botta più grave. Il bastone è piombato sulla nuca del consigliere quando il «contatto» tra manifestanti e polizia era finito.
Completamente diversa la versione della polizia, che invece parla di «un'operazione chirurgica» per impedire ai Disobbedienti di «rovesciare le macchine». Due gli agenti medicati alle mani («fuoco amico», replicano i manifestanti). Il faccia a faccia con i lavoratori della Minerva, poi, ha svelato l'ennesima peculiarità del cpt friulano: tra di loro c'erano anche immigrati, alcuni africani, altri dell'Europa dell'est. A parte le botte, la consapevolezza di aver rovinato la festa al ministero ha scaldato l'atmosfera del presidio, nonostante le temperature polari: «Dobbiamo essere contenti perché le persone cominciano a cambiare atteggiamento, non c'è più freddezza: non so quanti volantini abbiamo distribuito stamattina, e il 90% delle persone ci ha sorriso, qualcuno ci ha incoraggiato, ci ha detto di tenere duro», racconta Luca, uno dei ragazzi che anima il presidio.
Non si può certo dire che il paese di Gradisca stia partecipando alla protesta, ma di certo chi abita nei pressi del centro non sembra entusiasta dell'idea di vedersi aprire un simil-carcere sul proprio territorio: «Io non so neanche cosa sia, non è che possa parlare - dice un signore venuto a curiosare in bicicletta - mi piacerebbe vederlo dentro, ma ho l'impressione che questi soldi si potevano spendere meglio». «Non si capisce perché il Viminale abbia deciso di alzare la tensione a questo livello - dice l'assessore regionale all'immigrazione Adriano Antonaz (Prc) - E' un atteggiamento irresponsabile, faccio appello affinché la decisione sia rimandata a dopo le elezioni». E' lui ad essere stato delegato ad occuparsi della questione dal presidente regionale Riccardo Illy. Quest'ultimo è molto criticato, visto che sembra subire supinamente lo schiaffo del Viminale. Per questo i manifestanti rilanciano, e chiedono alla Regione di mettersi in mezzo intanto offrendo per sabato a Gorizia una sala per un'assemblea pubblica, mentre spunta anche l'idea di organizzare uno «sciopero sociale» con l'aiuto di Cobas, Rdb e Fiom, che appoggiano il presidio. L'appuntamento è per stamattina alle 7,30. Perché il pericolo è scampato, ma non del tutto.

 

21 febbraio 2006 - Il Gazzettino

Vicenza - Immigrati
di Roberto Cervellin

Vicenza - «Gli stranieri stanno vivendo una situazione di profondo disagio. Per avere un appuntamento con la questura per una pratica qualsiasi devono attendere molti mesi. Per una Carta di soggiono, per esempio, serve circa un anno. Questo si ripercuote negativamente sulla loro vita e sul loro lavoro».
Sono quasi sessantaseimila, cioè l'otto per cento dei vicentini. Di questi, dodicimila vivono nel capoluogo (undici per cento della popolazione). Arrivano soprattutto da ex Jugoslavia, Marocco, Ghana, Nigeria, Pakistan, Filippine, Bangladesh, Tunisia, Albania, Algeria e India. Aumenta il numero degli immigrati della provincia così come i problemi per la loro regolarizzazione. Almeno secondo Morteza Nirou, iraniano, sindacalista dello sportello Area immigrati Rdb-Cub che denuncia ritardi per gli appuntamenti in questura legati al rinnovo di un permesso di soggiorno o al ricongiungimento familiare. «Riceviamo diverse segnalazioni. Ho fatto anche un giro in viale Mazzini per conoscere da vicino la questione. Purtroppo la burocrazia e le lunghe attese stanno creando più di una difficoltà. Qualcuno perde il lavoro, altri sono costretti a chiedere tanti permessi per regolarizzare la posizione».
Il problema, non nuovo, di recente sembrava essere stato risolto. Dagli otto mesi di qualche tempo fa si era passati a un mese. In più era migliorato il servizio in modo da consentire all'immigrato di ottenere il permesso nel giorno dell'appuntamento in questura. Ma ora, replica Nirou, l'emergenza è tornata. «Speriamo che ci sia più flessibilità da parte degli addetti ai lavori. Ci auguriamo anche di incontrare presto il nuovo prefetto per illustrargli il caso. In altri capoluoghi come Padova e Verona le cose vanno meglio».
I poli provinciali che fissano gli appuntamenti in questura sono 6: si trovano a Vicenza, Arzignano, Bassano del Grappa, Chiampo, Schio e Tezze sul Brenta. Tra i progetti futuri riservati agli stranieri, come stabilito dall'ultimo Consiglio territoriale per l'immigrazione, ci sono l'attivazione nelle Ulss provinciali di ambulatori medico-sanitari e di servizi di mediazione linguistico-culturale e l'omogeneizzazione del rilascio della certificazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica.

 

17 febbraio 2006 - Il Gazzettino

Padova - Appalto Aps Acegas

Padova - (L.I.) E' riuscito ad ottenere un incontro con la ditta appaltatrice. Lunedì prossimo il sindacato di base Adl-Rdb andrà a discutere con i dirigenti della Miorelli Spa, società con sede a Trento, il destino delle dodici lavoratrici immigrate trattate alla stregua di pacchi postali al punto da essere costrette a licenziarsi. In attesa dell'incontro chiarificatore i Cobas hanno voluto richiamare ancora una volta l'attenzione dell'opinione pubblica sulla jungla degli appalti per i servizi di pulizia. Hanno inscenato un volantinaggio davanti alla mensa di via Corrado incassando la solidarietà dei lavoratori di Aps Acegas. «E' giusto - ha ribadito Gianni Boetto (Adl-Rdb) - che la Miorelli dopo essersi aggiudicata la gara per le sedi di Aps Acegas ed aver assicurato la riconferma alle dipendenti, da qualche giorno cambi uniteralmente l'organizzazione del lavoro, recapitando telegrammi e comunicazioni verbali?». Le lavoratrici hanno già effettuato due giornate di sciopero in segno di protesta contro quest'operazione che mira a costringere gran parte delle addette all'autolicenziamento. La Miorelli ha deciso infatti in maniera unilaterale la modifica dei tempi e dei luoghi di lavoro, riducendo in molti casi anche l'orario. In assenza di una schiarita, il sindacato di base chiederà ad Aps Acegas la rescissione del contratto d'appalto con la Miorelli.