Il processo non è ancora concluso ma per 78 extracomunitari il soggiorno è in scadenza
5 gennaio 2007 - La Repubblica
Il processo non è ancora concluso ma per 78 extracomunitari il soggiorno è in scadenza
Denunciarono i caporali ora rischiano l´espulsione
la proposta la protesta il permesso Concesso per motivi giudiziari Al via sciopero della fame "Così nessuno collaborerà"
di PAOLO RUSSO
Bari - Polacchi, africani, slavi: centinaia di immigrati clandestini che hanno trovato il coraggio di denunciare i loro caporali, presto potrebbero essere espulsi dall´Italia senza neanche un grazie. Il loro permesso di soggiorno per motivi di giustizia, la minima ricompensa per aver scelto di collaborare con la magistratura italiana, è in scadenza e potrebbe non essere rinnovato. Così i coraggiosi che hanno rotto il muro di omertà e si sono fidati delle nostre istituzioni, a febbraio rischiano di essere trattati come clandestini qualunque. La proposta di estendere le misure di protezione per i collaboratori, avanzata in agosto dal ministro dell´Interno Amato, è scomparsa dell´agenda politica nazionale. Eppure, anche se già nessuno si ricorda più di loro, quegli immigrati sono ancora qui. Sono ripiombati nel buio, come prima della scorsa estate, quando un´inchiesta dell´Espresso aveva raccontato all´Italia le loro storie di miseria e sfruttamento nelle campagne del Foggiano. Poi erano state indagini giudiziarie, blitz delle forze dell´ordine e dibattiti politici: un coro unanime di "Mai più". Unica soluzione – si diceva – rompere il muro di omertà, spingendo gli extracomunitari a collaborare con la giustizia, a denunciare gli schiavisti. Ma Adam non lo rifarebbe. E neanche gli altri cento immigrati, per lo più africani, che come lui scelsero di collaborare con la giustizia e denunciare il loro sfruttatore: Salvatore Cassetta un contadino andriese, senza partita Iva, ma con decine e decine di stranieri irregolari alle sue dipendenze. Allettati dalla promessa di un permesso di soggiorno e dalla voglia di riscatto, dopo un´estate di umiliazioni, Adam e suoi compagni lo denunciarono alla magistratura che aprì un´inchiesta. Oltre cento nomi su quell´esposto. Appena settanta gli stranieri che hanno potuto cominciare il processo che avrebbe dovuto vederli tutti protagonisti: gli altri trenta sono stati espulsi. Perché il premio per il loro coraggio, il permesso (temporaneo) di giustizia è arrivato solo nel febbraio 2006, quando il loro caporale è stato rinviato a giudizio. E gli altri settanta "collaboratori", presto potrebbero fare la loro stessa fine. A febbraio in molti prenderanno parte alla seconda udienza fissata dal tribunale di Trani: dopo l´Italia non avrà più bisogno di loro. «Questo – accusa Sabino De Razza, consigliere comunale di Rifondazione – non è un buon messaggio per tutti quegli immigrati che quest´estate sono stati incoraggiati a collaborare. Molti, adesso, potrebbero fare un passo indietro e la cosa andrebbe a tutto vantaggio degli schiavisti». Per questo De Razza e lo sportello dei diritti del sindacato Rdb hanno scritto al ministro del Welfare Paolo Ferrero : «Finchè non verranno aumentate le tutele – dice Valter Di Nunzio, responsabile dello sportello Rdb - vorremmo almeno che venga ridefinito con urgenza lo strumento del permesso di soggiorno per motivi di giustizia: così com´è non offre nessuna tutela e non può neanche essere utilizzato per iscriversi al centro per l´impiego». Finché non riceveranno risposte, Adam e i suoi compagni porteranno avanti uno sciopero della fame.